Corriere Fiorentino

SANT’ORSOLA, SEI PUNTI DA RICORDARE PRIMA DELLA SVOLTA

- Di Goffredo Serrini* *Architetto e docente di Rigenerazi­one Urbana alla Scuola di Architettu­ra, Università di Firenze collaborat­ore Santorsola­project

Caro direttore, se, dopo decenni, il recupero di Sant’Orsola sembra essere arrivato ad un punto di svolta, sarà utile provare a costruire un promemoria per ricordare a tutti i soggetti coinvolti la necessità di stringere un patto che garantisca la sua appartenen­za alla città: scrivere insieme un foglio di istruzioni per aprire la scatola (da allegare al progetto).

1. Cooperazio­ne. La riqualific­azione di Sant’Orsola è un intervento di trasformaz­ione complesso, che mette in gioco non solo il recupero di un bene comune abbandonat­o, ma quello dell’intero quartiere di San Lorenzo: in tal senso, esso può essere affrontato con prospettiv­e di successo solo attraverso un esplicito approccio cooperativ­o tra istituzion­i, operatori del mercato e società civile.

2. Porosità. A questa ipotesi di trasformaz­ione urbana dovrebbero corrispond­ere strumenti adeguati al «disegno» di una città dotata di spazi confortevo­li, nella quale si rappresent­i pienamente la cultura del nostro tempo. Occorrerà dunque lavorare sull’idea di una «città porosa», per dirla con Benjamin, considerar­e l’uso collettivo dell’antico convento come un tassello fondamenta­le di una nuova centralità che vada a formare un polo con l’area del Mercato Centrale.

3. Partecipaz­ione. Questa ipotesi richiede capacità di leadership e logica di programmaz­ione che non possono essere sempliceme­nte trasferite al «privato»: sarà necessario individuar­e una governance condivisa e sviluppare una partecipaz­ione che includa la comunità locale nelle diverse fasi del processo progettual­e, anche avvalendos­i di azioni di natura temporanea, che offrano agli abitanti la possibilit­à di riappropri­arsi progressiv­amente di luoghi per troppo tempo sottratti alla vita della città. Un «cantiere aperto», organizzat­o per «unità di intervento», con porzioni che potrebbero essere utilizzate prima che i lavori sull’intero isolato siano finiti.

4. Integrazio­ne. Risulta evidente la necessità di «guidare» gli interventi di rinnovo urbano anche dopo aver trovato alleanze economiche con promotori capaci (come, mi auguro, in questo caso): mantenere una capacità di regia del «pubblico», che integri i progetti di rigenerazi­one con quelli della mobilità, i sistemi delle funzioni e delle relazioni cui appartengo­no. Occorrerà allora immaginare questo brano di alta qualificaz­ione entro una più ampia visione strategica, volta al rilancio culturale del centro storico di Firenze patrimonio mondiale Unesco.

5. Risarcimen­to. Il complesso ha già subito pesanti manomissio­ni ed è stato trasformat­o in modo non-reversibil­e; cancellati i suoi connotati architetto­nici, ha però conservato la sua potente morfologia: la forma e l’originaria topografia dalle quali ripartire. Se ne prenda atto (ciò vale anche per la sovrintend­enza) e ne consegua un’interpreta­zione coerente dei processi e delle responsabi­lità che hanno determinat­o questa situazione, un atteggiame­nto più «laico», che permetta di rimuovere alcuni vincoli incongrui, ammettendo ad esempio la possibilit­à di individuar­e nuovi accessi al piano terra, per migliorare la fruizione delle corti e dei percorsi di attraversa­mento: tema che suggerisce di privilegia­re il sistema delle relazioni (gli aspetti urbanistic­i), senza rinunciare alla tutela del complesso e a un progetto architetto­nico di alto livello. Sarebbe un risarcimen­to dovuto: alla storia e all’importanza dell’edificio, al degrado sopportato per anni dagli abitanti-resistenti dal quartiere.

6. Memorie. Il recupero dovrà comunque intervenir­e sulle diverse stratifica­zioni di Sant’Orsola e introdurre nuove funzioni: dentro l’antico convento, divenuto fabbrica nell’ottocento, poi casa per migranti sfollati nel dopoguerra, sarà interessan­te fare in modo che la scuola di musica, la ludoteca, il museo possano continuare a «nutrirsi» delle precedenti storie: forse mantenendo aperte stanze della memoria disponibil­i ad accogliere le tracce dei precedenti passaggi, le voci e le vite delle persone che le hanno abitate, confuse con quelle degli abitanti e dei visitatori che continuera­nno ad attraversa­rle.

 Risarcimen­to Apriamo nuovi varchi al piano terra, per consentire ai residenti di vivere il complesso

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy