SANT’ORSOLA, SEI PUNTI DA RICORDARE PRIMA DELLA SVOLTA
Caro direttore, se, dopo decenni, il recupero di Sant’Orsola sembra essere arrivato ad un punto di svolta, sarà utile provare a costruire un promemoria per ricordare a tutti i soggetti coinvolti la necessità di stringere un patto che garantisca la sua appartenenza alla città: scrivere insieme un foglio di istruzioni per aprire la scatola (da allegare al progetto).
1. Cooperazione. La riqualificazione di Sant’Orsola è un intervento di trasformazione complesso, che mette in gioco non solo il recupero di un bene comune abbandonato, ma quello dell’intero quartiere di San Lorenzo: in tal senso, esso può essere affrontato con prospettive di successo solo attraverso un esplicito approccio cooperativo tra istituzioni, operatori del mercato e società civile.
2. Porosità. A questa ipotesi di trasformazione urbana dovrebbero corrispondere strumenti adeguati al «disegno» di una città dotata di spazi confortevoli, nella quale si rappresenti pienamente la cultura del nostro tempo. Occorrerà dunque lavorare sull’idea di una «città porosa», per dirla con Benjamin, considerare l’uso collettivo dell’antico convento come un tassello fondamentale di una nuova centralità che vada a formare un polo con l’area del Mercato Centrale.
3. Partecipazione. Questa ipotesi richiede capacità di leadership e logica di programmazione che non possono essere semplicemente trasferite al «privato»: sarà necessario individuare una governance condivisa e sviluppare una partecipazione che includa la comunità locale nelle diverse fasi del processo progettuale, anche avvalendosi di azioni di natura temporanea, che offrano agli abitanti la possibilità di riappropriarsi progressivamente di luoghi per troppo tempo sottratti alla vita della città. Un «cantiere aperto», organizzato per «unità di intervento», con porzioni che potrebbero essere utilizzate prima che i lavori sull’intero isolato siano finiti.
4. Integrazione. Risulta evidente la necessità di «guidare» gli interventi di rinnovo urbano anche dopo aver trovato alleanze economiche con promotori capaci (come, mi auguro, in questo caso): mantenere una capacità di regia del «pubblico», che integri i progetti di rigenerazione con quelli della mobilità, i sistemi delle funzioni e delle relazioni cui appartengono. Occorrerà allora immaginare questo brano di alta qualificazione entro una più ampia visione strategica, volta al rilancio culturale del centro storico di Firenze patrimonio mondiale Unesco.
5. Risarcimento. Il complesso ha già subito pesanti manomissioni ed è stato trasformato in modo non-reversibile; cancellati i suoi connotati architettonici, ha però conservato la sua potente morfologia: la forma e l’originaria topografia dalle quali ripartire. Se ne prenda atto (ciò vale anche per la sovrintendenza) e ne consegua un’interpretazione coerente dei processi e delle responsabilità che hanno determinato questa situazione, un atteggiamento più «laico», che permetta di rimuovere alcuni vincoli incongrui, ammettendo ad esempio la possibilità di individuare nuovi accessi al piano terra, per migliorare la fruizione delle corti e dei percorsi di attraversamento: tema che suggerisce di privilegiare il sistema delle relazioni (gli aspetti urbanistici), senza rinunciare alla tutela del complesso e a un progetto architettonico di alto livello. Sarebbe un risarcimento dovuto: alla storia e all’importanza dell’edificio, al degrado sopportato per anni dagli abitanti-resistenti dal quartiere.
6. Memorie. Il recupero dovrà comunque intervenire sulle diverse stratificazioni di Sant’Orsola e introdurre nuove funzioni: dentro l’antico convento, divenuto fabbrica nell’ottocento, poi casa per migranti sfollati nel dopoguerra, sarà interessante fare in modo che la scuola di musica, la ludoteca, il museo possano continuare a «nutrirsi» delle precedenti storie: forse mantenendo aperte stanze della memoria disponibili ad accogliere le tracce dei precedenti passaggi, le voci e le vite delle persone che le hanno abitate, confuse con quelle degli abitanti e dei visitatori che continueranno ad attraversarle.
Risarcimento Apriamo nuovi varchi al piano terra, per consentire ai residenti di vivere il complesso