I NO VACCINI E IL CORTEO DEI GREMBIULINI
Oltre 1.500 in San Lorenzo, poi convegno all’Odeon. In platea anche un consigliere regionale M5S
(a.gag.) I grembiulini rosa e azzurri li hanno fatti stendere a terra ai loro figli. Bimbi che frequentano le scuole dell’infanzia, le primarie e che hanno visto il cartellone con i volti di due medici «no vaccini» radiati dall’Ordine accanto a quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Trattati da eroi come i due giudici antimafia che la confusionaria cultura degli aficionados della piazza tira per la giacchetta a proprio comodo. I bimbi hanno ascoltato le assurde teorie del dottore milanese Dario Miedico e del toscano Eugenio Serravalle che dal palco ha avuto il coraggio di paragonarsi a don Milani.
«In nome della verità sempre». Una signora ha un cartello con le foto di Falcone e Borsellino assieme a quelle di Roberto Gava e Dario Miedico, da poco radiati dagli ordini dei medici della Lombardia e del Veneto per le loro posizioni anti-vaccini. In piazza San Lorenzo ci sono mille e cinquecento persone per manifestare contro il decreto del governo sull’obbligo delle vaccinazioni. Genitori e bambini, arrivati da mezza Italia, portati in piazza dal comitato toscano per la libertà di scelta.
«Il decreto del governo è grave e sbagliato — dice Giacomo Bazzani, un genitore del no — Non siamo anti-vax, ma spetta ai genitori decidere a quale rischio sottoporre il proprio figlio». «Le reazioni avverse da vaccino aumentano — aggiunge — Aifa (l’agenzia del farmaco, ndr) dice che sono state 21 mila negli ultimi tre anni». In piazza c’è chi spiega che «i vaccini hanno debellato malattie come la polio, ma all’epoca non c’era Big Pharma» e chi invece è convinto che «la polio è scomparsa solo per il miglioramento delle norme igieniche». In San Lorenzo prende il megafono Dario Miedico, il dottore lombardo radiato dieci giorni fa: «Bisogna fermare chi governa con falsità e menzogne». Il corteo sfila in Duomo e in piazza della Repubblica, al grido di «Libertà, libertà». Alcuni bambini mettono per terra dei grembiulini, come a chiedere il diritto di frequentare l’asilo. Gli organizzatori prendono le distanze dalle minacce giunte negli scorsi giorni nei confronti del medico Roberto Burioni e del ministro Beatrice Lorenzin: «La nostra è una protesta pacifica». C’è chi, come Alessia Zurlini, una delle leader del movimento, spiega di essere «contro ogni forma di violenza, ma se si hanno posizioni estreme si ricevono reazioni estreme». Zurlini, che non ha vaccinato i suoi figli, ammette che il più piccolo ha preso la pertosse ed «è stato in quarantena con le apnee».
Il corteo arriva al cinema Odeon, dove c’è il convegno sulla «Libertà di cura» di Assis (associazione di studi e informazione sulla salute). In 550 entrano, molti restano fuori. «Non sapevo che il convegno avesse una finalità chiaramente anti-vaccini, ma non cambia molto, noi affittiamo la sala a chiunque ce lo chieda», spiega la proprietaria dell’Odeon, Gloria Germani. In platea ci sono il consigliere regionale grillino Andrea Quartini e il senatore ex Cinquestelle Maurizio Romani. Il presidente di Assis, il medico toscano Eugenio Serravalle, dal palco cita Don Milani e la sua disobbedienza: «Una disobbedienza che noi medici paghiamo sulla nostra pelle». A rispondergli a distanza è il presidente dell’ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti: «Serravalle lasci stare don Milani, lui combatteva le disuguaglianze tra ricchi e poveri. E il vaiolo è scomparso perché abbiamo vaccinato ricchi e poveri, i vaccini cancellano le diseguaglianze».
In sala, si parla di libertà di scelta, i vaccini vengono solo sfiorati. Finché non prende la parola l’epidemiologo Roberto Volpi: «I vaccini sono un’opinione — dice — Morbillo, parotite e rosolia? Queste malattie non uccidono». Volpi, nel contestare i dati Oms, spiega che «in Europa nel 2015 non c’è stato neanche un morto per morbillo». Ma proprio quell’anno una bimba di 5 anni è morta al Gemelli di Roma. «La salute pubblica va oltre l’interesse dell’individuo e non può essere lasciata alla discrezionalità dei genitori — ribatte a distanza il responsabile sanità del Pd, Federico Gelli — Se è giusto o non vaccinare non lo decide un dibattito. In fase di conversione del decreto, il Pd proverà ad ampliare l’obbligo anche oltre i sei anni, per permettere di completare tutti i richiami».
Il dottor Serravalle Come don Milani, i medici che disobbediscono pagano sulla loro pelle La replica di Panti Lasci stare don Milani, lui combatteva le disuguaglianze e i vaccini le cancellano