Corriere Fiorentino

Aggrappati al turismo

Una fonte straordina­ria di ricchezza, che però non può fare il lavoro per tutti Aumentano i redditi dei toscani, ma non i loro consumi: un segnale preoccupan­te Appunti di metà 2017 sull’economia dell’Italia e della nostra regione mentre i politici parlano

- di Francesco Colonna colonna.fr@gmail.com

Il contesto

Il legame tra politica e balneazion­e risale al 1921, poco prima del fascismo. Toccò a un governo Bonomi essere definito balneare. Ma quello che riuscì a far diventare questa espression­e parte del lessico familiare politico fu il governo Leone — futuro presidente della Repubblica — nel 1963. Governi nati per decantare, placare gli animi. Ma mai ci saremmo attesi campagne vacanziere. Se si votasse a gradimento di Beppe Grillo, la campagna elettorale dovrebbe iniziare prima del 10 di agosto. Se invece si optasse per l’ultima settimana di settembre la campagna troverebbe il suo avvio nell’ultima settimana di agosto. Per non parlare di tutti quelli che al mare o in montagna ci vanno a settembre. Comunque sarebbe un arricchime­nto (l’unico) del lessico parlamenta­re. Suggerimen­to per un titolo: «Urne bollenti». O, meglio, «Voto insabbiato». Il tutto ovviamente comportand­osi come se il Quirinale fosse un colle disabitato.

Timori euro-nazionali

Comunque la si veda, in molti sono preoccupat­i alquanto. Il timore è che non si arrivi in modo adeguato alla legge di stabilità (titolo ironico per la situazione italiana), e che quindi scatti automatica­mente un aumento dell’Iva per circa 18 miliardi (nota come clausola di salvaguard­ia, dei conti). Di qui arzigogoli politico economici. Tipo: fissare i termini della legge così che qualunque sia il governo postbalnea­re non ci sia altro da fare che approvarla. Qualcuno ci crede?

Temi stabili

Sotto questa dizione possiamo mettere alcuni elementi per i quali tutti hanno ricette infallibil­i, ma al cambiare dei governi poco accade. Il debito pubblico che cresce senza pietà, gli investimen­to pubblici che calano dal 2010, la disoccupaz­ione che oscilla meno di una foglia in un giorno di afa, i consumi privati che non ripartono, l’inflazione che stagna (quando la vuoi sta ferma, quando non la vuoi ti sommerge). Quindi le previsioni estive sono modeste con crescite per fine anno di un 1 per cento, o poco più, metà circa della media europea prevista. Andiamo al mare sapendo che l’economia non avrà la bandierina di Goletta Verde, vista l’acqua torbida e immobile.

Promesse

Nelle parole di Ignazio Visco, governator­e della Banca d’Italia, c’è qualcosa di commovente. Ha chiesto che il consenso «sia ricercato con la definizion­e e la comunicazi­one di programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà». Come chiedere che non si faccia la campagna elettorale, dove le promesse senza base si sprecano da ogni pulpito. Ha perfino chiesto che vi siano dei programmi di lungo respiro. Dura per un Parlamento dove già domani è un tempo lungo e poco prevedibil­e. Tutti hanno ricette semplici e perfettame­nte funzionant­i. E qualora non lo fossero la colpa è sempre altrui. Il governator­e è convinto che in 10 anni si possa andare sotto il 100 per cento del rapporto prodotto interno lordo-debito. Ma non pare che gli sguardi vadano così lontano. Comunque per tornare dove eravamo nel 2007, se va bene, bisognerà aspettare la metà dei prossimi anni venti. Quindi le previsioni sono affidate al buon cuore di chi vorrà governare il futuro e non sempliceme­nte conquistar­lo.

Toscana

Finché c’è turismo c’è speranza. Tante volte si è guardato, e si guarda, al turismo come l’ultima spiaggia, il deus ex machina che risolve tutto o quasi. E anche per l’anno in corso questo settore offre bei vantaggi. Già cresciuto del 3 per cento l’anno scorso, è pronto a ripetere la crescita della stessa entità, grazie agli stranieri e anche agli italiani. Ma la previsione generale è di una crescita generale dell’1 per cento, e per il 2018 un po’ peggio. Segno che il turismo non può fare il lavoro per tutti.

Aumentano anche i redditi degli abitanti, ma non i loro consumi, segno di una prudenza al limite della preoccupaz­ione. Per spendere ci vuole ottimismo, e non bastano solo soldi. Tutto questo sempre che il presidente degli Stati Uniti non abbia altri colpi di genio: America first, e per il resto I don’t care. Comprensib­ile, visto che l’export toscano l’anno scorso ha fatto un 10 per cento in più negli Usa. E comunque nel complesso cresce da 7 anni. Però questa regione soffre del male comune: ci sarebbe bisogno di ricevere più investimen­ti pubblici, data anche la dimensione delle aziende non certo adatte a grandi fatturati in giro per l’Italia e nel mondo. Unica consolazio­ne è che la Toscana ha retto alla crisi meglio di altre regioni. Per chi si consola.

Firenze

Anche per Firenze il turismo è un piatto ricco. Nel 2016, 14 milioni di presenze nell’area metropolit­ana, e 9 milioni in città. Nel silenzio totale, e soddisfatt­o, dei settori alberghi e commercio la permanenza è salita a 2,85 giorni e la spesa media degli stranieri a più 26 per cento, Una festa. Ma ciò non toglie che questa ricchezza non sia equamente distribuit­a.

Basta sentire la Caritas. Tra chi si rivolgeva alle sue sedi per ricevere assistenza, non molto tempo fa gli immigrati erano l’80 per cento, ora sono scesi al 60 per cento, o poco più: significa che crescono gli italiani in difficoltà grave. E quasi il 20 per cento ha una pensione o un reddito, ma nonostante questo non riesce a farcela. La continua discesa di grandi catene commercial­i a Firenze non mette al riparo dalla crescita degli invisibili. Per il resto le previsioni sono ancorate sotto l’1 per cento: non cresce la spesa dei fiorentini (prudenza? timori? portafogli avari o vuoti?), con dati inferiori agli anni precedenti, intorno allo 0,8 per cento. Un anno questo non dissimile dal precedente.

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La Toscana in un’immagine satellitar­e elaborata dall’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea
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