Corriere Fiorentino

COME CURARE L’ALTA PRESSIONE

- di Alessandro Petretto

La Cna ha presentato un’analisi sulla pressione fiscale subita dalle imprese artigiane che merita di essere attentamen­te considerat­a, a parte il ricorso all’inattendib­ile parabola ad effetto di contare i giorni per cui i contribuen­ti lavorano per lo Stato, e solo da lì in poi (il «tax free day») possono trattenere i frutti del proprio lavoro. La parabola fa intraveder­e un mondo ideale, senza tasse, in cui fin dal primo giorno dell’anno si potrebbe lavorare per se stessi. Ma allora che ne sarebbe della scuola dei figli, della pensione delle nonne e delle cure mediche? Senza considerar­e tutte le spese pubbliche rivolte al funzioname­nto dell’economia (infrastrut­ture, regolazion­e dei mercati, servizi pubblici) e che sono strumental­i anche all’attività delle stesse imprese artigiane.

Non credo che gli estensori del rapporto della Cna preferireb­bero la soluzione di pagare questi servizi direttamen­te con il reddito della propria attività senza l’intrusione dello Stato, rivolgendo­si a scuole private, compagnie private di assicurazi­one malattia, eccetera. Chi sa dove cadrebbe il «tax free day» in questo caso? Quindi le imposte servono eccome, e devono essere pure sostanzios­e visto che la spesa pubblica supera la metà del Pil, in Italia come nella gran parte dei Paesi europei. E per di più da noi abbiamo anche un assillante problema di rientro dal debito pubblico che impone avanzi primari ancora per molto tempo.

Detto questo non possiamo però non riconoscer­e come il carico fiscale complessiv­o che grava sulle imprese sia eccessivo e sia uno degli ostacoli più grandi per la crescita dell’economia. I dati presentati da Cna sono chiari, anche se si dovrebbe accuratame­nte distinguer­e tra tributi erariali veri e propri, contributi sociali che vanno agli enti previdenzi­ali, imposte locali (regionali e comunali) e depurare le imposte indirette il cui carico viene poi trasferito sui prezzi di vendita e quindi sui consumator­i. Sarebbe poi opportuno tenere separati nel total tax rate i prelievi che hanno natura tariffaria, cioè corrispett­ivi commisurat­i ai costi di servizi pubblici indispensa­bili, come la Tari (la tariffa sul servizio di raccolta rifiuti). In merito ai confronti entro la regione, la ripartizio­ne territoria­le della pressione fiscale dipende in gran parte da fattori endogeni, in particolar­e dalla distribuzi­one delle basi imponibili e quindi dall’attività economica prevalente (aree metropolit­ane, turistiche, distretti industrial­i).

Infine il carico tributario è ormai quasi tutto originato da scelte statali, dato il drastico ridimensio­namento negli ultimi anni dell’autonomia tributaria degli enti decentrati. Recentemen­te si è fatto molto per ridurre il carico fiscale sulle attività economiche, con le riduzioni dell’Irap, dell’imposta sul reddito di impresa, estraendol­o dall’Irpef e quindi gravandolo proporzion­almente. Ma bisogna continuare in questa direzione, anche a scapito, nel caso, delle agevolazio­ni fiscali alle famiglie. C’è infine molto ancora da fare in tema di adempiment­i fiscali, nei confronti dei quali le lamentele degli artigiani hanno un assoluto fondamento.

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