Corriere Fiorentino

Simonetta, 55 anni, tre figlie E la seconda vita con Jabranne

- Antonio Passanese

Per l’amore di un uomo più giovane ha stravolto la sua vita. Al punto da finire in carcere con l’accusa di essere diventata il suo braccio destro quando lui non ha potuto più occuparsi dei suoi loschi traffici. Una vita, quella di Simonetta Sodi, né glamour né romantica, ma anzi fatta di sacrifici e di rapporti finiti male (dai quali ha avuto tre figlie). Simonetta «sa il fatto suo, è decisa» ma è anche la compagna indomita di un giovanissi­mo tunisino, boss della droga e del traffico di esseri umani incarcerat­o nel febbraio scorso dalla polizia per aver trasformat­o il parco di San Salvi nella centrale fiorentina dello spaccio.

Lei, passati i 50 anni aveva ritrovato l’amore, sfogava la sua passione per il ventottenn­e Jabranne Ben Cheikh postando su Facebook ogni giorno, e a ogni ora, messaggi intensi e pieni di passione, foto con i cuoricini e fedi nuziali; lei che, in maniera sgrammatic­ata, pubblicava sui social velate minacce e pesanti offese verso quelle donne che avevano provato a importunar­e il compagno, si era svegliata improvvisa­mente ragazzina, e a volte come tale si comportava e si vestiva.

Simonetta Sodi dissimulav­a la realtà e agli altri mostrava una vita apparentem­ente normale ma che nascondeva una verità fatta di anche di maltrattam­enti. Per alcuni mesi questa donna dai capelli corti, quasi rasati a zero, con gli occhiali alla moda, i tatuaggi e spesso vestita di nero, ha abitato al civico 21 di via Santorre di Santarosa, nel quartiere residenzia­le di Campo di Marte: una palazzina fatiscente di quattro piani e quattro appartamen­ti. Con i condomini parlava poco, ma quando gli si dava il la, sembrava un fiume in piena. «Prima di Simonetta in quell’appartamen­to abitavano i fratelli di lui — racconta chi la conosce — e la vita era davvero difficile. Non avevano rispetto per nessuno, lasciavano il portone aperto così chi doveva acquistare la droga trovava l’accesso sempre libero: mattina, pomeriggio, sera e notte, qui c’era un viavai continuo di loschi personaggi. A un certo punto siamo stati costretti a togliere tutte le nostre cose dal pianerotto­lo perché i furti erano all’ordine del giorno».

Poi i fratelli di Jabranne sono stati arrestati ed è stato allora che la cinquantac­inquenne si è trasferita in via di Santarosa: «Ci diceva che lo aveva fatto per far ottenere i domiciliar­i al compagno. Lui lo abbiamo visto un paio di volte ma l’andirivien­i di gente è continuato fino a quando non sono arrivati i carabinier­i per portare via anche lui». Simonetta andava dicendo di essere incinta e non perdeva occasione per parlare del suo locale, i «Laghi reali» di Quarrata, e del marito: «Un giorno, forse a dicembre, la sentimmo urlare per le scale, ci affacciamm­o per capire cosa fosse accaduto e lei ci raccontò che Palazzo Vecchio aveva rigettato la sua richiesta di matrimonio. «Vado a parlare con il sindaco Nardella — ci disse con il volto paonazzo per la rabbia — mi deve dire in faccia perché non posso sposare Jab, voglio sentire per quali motivi non mi danno l’ok. Faccio un casino... Poi so che si è risolto tutto e che anzi si sono sposati a gennaio (a Solliccian­o, ndr)».

Al terzo piano del civico 21, in un mini appartamen­to in cui abitano una donna brasiliana, il compagno marocchino e un’amica della coppia, a denti stretti ammettono che «nel periodo in cui Simonetta ha vissuto qui con il marito sentivamo un gran baccano provenire dal piano di sopra, come quando si rompono i piatti. Crediamo venisse maltrattat­a, ma lei non ha mai voluto dirci nulla, nonostante noi la sollecitas­simo a reagire e a denunciare. Era accecata dall’amore per quel ragazzo che l’aveva costretta anche a entrare nei suoi loschi giri d’affari». In via Santorre di Santarosa in pochi conoscono la donna ma di quella palazzina ne hanno tutti paura: «Cerco di starci alla larga — dice una vicina — prima c’erano gli studenti poi la proprietar­ia ha deciso di darla ai tunisini»; «Per mesi e mesi in questa strada non abbiamo vissuto: i tossicodip­endenti si bucavano accanto alle auto e sniffavano ovunque». «Ho visto Simonetta una settimana fa — prova a ricordare una donna che abita nella palazzina di fronte — le ho chiesto come stesse. Lei mi ha risposto: “Alla grande, sto facendo un lavoro che mi dà grandi soddisfazi­oni soprattutt­o economiche”. Martedì ho saputo che l’hanno arrestata».

Il matrimonio Vado a parlare con il sindaco, mi deve dire in faccia perché non posso sposare il mio Jab Se non mi danno l’ok faccio un casino La vicina Ci disse che aveva preso la residenza qui per far ottenere i domiciliar­i al compagno. Era un continuo andirivien­i di gente, avevamo paura

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 ??  ?? Una collanina con le loro iniziali che Simonetta ha postato su Facebook
Una collanina con le loro iniziali che Simonetta ha postato su Facebook
 ??  ?? Le fedi nuziali di Simonetta e Jabranne per le nozze a gennaio
Le fedi nuziali di Simonetta e Jabranne per le nozze a gennaio
 ??  ?? Una lettera di Jabranne che Simonetta ha messo sul suo profilo Facebook
Una lettera di Jabranne che Simonetta ha messo sul suo profilo Facebook
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La montagna di soldi che Jabranne ha postato su Facebook prima dell’arresto

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