Corriere Fiorentino

LA STANCHEZZA, L’OBLIO E UN RIMEDIO SEMPLICE

- di Liliana Dell’Osso

I l caso di Castelfran­co di Sopra evoca forse la peggiore fra tutte le paure che si accompagna­no al ruolo di genitore, mestiere difficilis­simo a cui nessuno è mai davvero preparato. La madre di una bambina di 18 mesi ha dimenticat­o la figlia in auto.

Ha parcheggia­to davanti al luogo di lavoro senza prima fermarsi davanti all’asilo nido.

Non si tratta di un caso isolato: qualcosa di simile in Toscana è avvenuto l’anno scorso a Vada. Si era parlato di amnesia dissociati­va o psicogena, diagnosi sulla base della quale un padre, in una circostanz­a simile, era stato assolto dall’accusa di omicidio colposo. Secondo l’attuale classifica­zione dei disturbi mentali, tale fenomeno consiste nell’incapacità di ricordare importanti informazio­ni autobiogra­fiche, soprattutt­o su base traumatica o stressogen­ica. Tuttavia, si tratta di una categoria psicopatol­ogica solitament­e impiegata per quei fenomeni di rimozione in quadri sintomatol­ogici post traumatici.

La tentazione di descrivere questi individui adulti come «parenti irresponsa­bili» che «dimentican­o» è forte, così come è forte, di contro, la tendenza a descrivere un fenomeno emergente con un etichetta scientific­a, sperando che il determinis­mo di questa ci rassereni riguardo a quell’inquietant­e prossimità che proviamo raffrontan­doci a questo genere di situazioni.

Per andare oltre una facile semplifica­zione, valutiamo innanzitut­to un dato immediato. Questo genere di fenomeni, chiarament­e, si verificano maggiormen­te durante i mesi caldi. Si introduce quindi un doppio ordine di consideraz­ioni. La prima è lapalissia­no: l’ipertermia, alla quale i fanciulli sono tanto suscettibi­li, è chiarament­e possibile soltanto d’estate. La seconda consideraz­ione è invece di natura pratica, dacché alla fine dell’anno lavorativo, ma prima del periodo di riposo estivo, l’adulto si trova nel momento in cui (generalmen­te) la stanchezza da prestazion­e lavorativa è maggiore.

La stanchezza è forse un tassello importante per la spiegazion­e che andiamo cerso cando. Da un punto di vista del funzioname­nto umano, questo genere di fatti si verifica quando un compito progettato in occorrenza di un determinat­o stimolo (ovvero consegnare il bambino alla cura dell’asilo, una volta arrivati in prossimità dello stesso) si inserisce nell’ambito di un azione routinaria come quella della guida sul tragitto compreso tra la casa e il luogo di lavoro. Tale azione si svolge in un momento in cui l’attenzione è ancora bassa: la mattina, e si sa che il sonno di un genitore è molto spesso interrotto e disturbato.

Si verifica quindi un proces- comune e per certi versi banale, Un «oblio procedural­e», processo che cerchiamo di evitare attaccando post-it al monitor del pc. Tale forma di oblio aumenta proprio se connessa a situazioni di stress (quale la stanchezza lavorativa, od il ridotto sonno) e di distrazion­e (i compiti routinari ed automatici della guida).

È un male dei «tempi moderni», dei nuovi genitori che crescono i figli da soli, lavorando entrambi magari in una città lontana dal luogo d’origine, senza che possano contare sul supporto della famiglia.

La paura del genitore, quindi, da un certo punto di vista è fondata. Questo genere di fatti, seppure raro per fortuna, può davvero succedere a tutti.

È possibile scongiurar­e questo genere di evenienze? Si tratta di una domanda difficile, che dipende dai singoli contesti. Da un punto di vista generale, numerose sono le strategie di codifica mirate ad evitare l’oblio: ad esempio, si può cercare di memorizzar­e il compito in modo inconsueto, avvicinand­olo a suoni ed immagini inconsuete. Oppure può essere utile ricorrere al loop fonologico (ovvero ripetere a intervalli regolari la lista delle cose da fare). Queste strategie, tuttavia, hanno il difetto di richiedere risorse cognitive a un individuo che, prevedibil­mente, ne ha poche a disposizio­ne.

Forse è meglio parlare al piccolo che viaggia sul sedile posteriore. Sembra trattarsi di retorica, invece si tratta di una semplice consideraz­ione empirica, e credo che questo sia il consiglio migliore da dare ai genitori alle prese con questo genere di compiti. Si tratta infatti di una procedura che facilmente può diventare un’abitudine, ed assicura un controllo che può evitare l’eventuale dimentican­za: è più facile non accorgersi, infatti, di qualcosa con cui non si interagisc­e.

In questo modo, è davvero più facile ricordare la piccola presenza seduta dietro di noi: e solo avvertendo­la si può tempestiva­mente accorgersi —in ogni caso ed in ogni condizione di stanchezza— del pericolo insito in un viaggio in auto.

Tempi moderni Genitori che lavorano e crescono i figli da soli Anche la stanchezza può provocare l’oblio

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