UN CROLLO CHE FA BENE
Niente calcinacci in strada, ma a Firenze è caduto un muro. Il manifesto stilato da Confesercenti contro l’assalto del turismo di massa che soffoca la città è ben più di un generico impegno o di un’adesione formale a una richiesta sempre più pressante che viene da altri gruppi cittadini. La grande associazione del commercio ha stilato un elenco preciso di proposte e soluzioni che colgono tutti i fronti decisivi della battaglia per salvare Firenze. Si chiedono nuove norme per un carico-scarico delle merci che ormai ha infranto ogni regola; si sollecita Palazzo Vecchio a reinvestire in servizi turistici tutti i proventi della tassa di soggiorno; si reclama un contrasto più deciso ai venditori abusivi. E poi ci sono i segni distintivi di una prima svolta culturale: Confesercenti auspica un’estensione graduale delle pedonalizzazioni e la difesa dei residenti che ancora vivono nel centro storico. Il documento fa a pezzi pensieri e parole di quella Firenze che, sopravvissuta alla storia, ancora si nutre di interessi di parte, di corporativismi, di rendite parassitarie. Una Firenze che non a caso si definiva con disprezzo «bottegaia», cioè incapace di guardare oltre le proprie vetrine (e i propri incassi). La mossa è sorprendente perché per anni, e non solo qui, i commercianti hanno protestato contro i divieti alle auto bollandoli come causa di impoverimento. Non solo. L’apertura alle ragioni di chi resiste a vivere in centro suona come una sconfessione di fatto delle proteste per l’avvio della Ztl-no stop dal giovedì al sabato: finalmente si prende atto che non si può frenare l’esodo dei residenti rendendogli la vita impossibile (tanto caos, clamore, pochi parcheggi). E che solo convincendo i fiorentini a restare nelle strade storiche si potrà tutelare la continuità dei negozi di vicinato, dalle pizzicherie alle mercerie (quelle sopravvissute, s’intende).
Il crollo del muro fiorentino è un’occasione buona per tutti. «O agiamo subito o poi sarà troppo tardi, la città è a un passo dal collasso», c’è scritto nel comunicato della Confesercenti. Noi lo diciamo da tempo e fa piacere trovarsi accanto alleati di peso. In gioco c’è la capacità di guardare verso un orizzonte più ampio. Non sempre le scelte fatte dall’amministrazione comunale ci sono sembrate convincenti o adeguate (sul degrado di alcune zone della città, ad esempio, da piazza Indipendenza all’Oltrarno).
Ma l’immobilismo sul fronte del degrado, durato anni e anni, è stato mandato in soffitta e l’offensiva contro il mangificio ininterrotto e i bivacchi su marciapiedi e sagrato è una prova di coraggio da parte di questa Amministrazione. La dimostrazione che almeno c’è voglia di non rassegnarsi all’usura del nostro impareggiabile patrimonio culturale e urbanistico.
C’è da fare un salto di mentalità, convertendo fiorentini e stranieri all’uso dei mezzi pubblici, ripristinando un minimo di educazione civica, cercando di ridare ossigeno ad alcune vie belle, ma avvilite dalla trascuratezza (via dei Servi, ad esempio, pedonalizzata per finta). Ma è urgente anche rivedere il piano complessivo della mobilità urbana in vista dell’inaugurazione delle nuove linee della tramvia, riaprire la pratica delle piste ciclabili (ma anche del ritorno del popolo delle due ruote al rispetto delle regole di base), produrre ogni sforzi per dotare la città di altri parcheggi, verificare tempi e modi della raccolta dei rifiuti, rivitalizzare la fascia dei viali (da piazza Oberdan a piazza della Vittoria), maltrattata non meno di alcune periferie. È il momento giusto per affermare un modello diverso di città, meno nevrotica e più vivibile. Magari anche per dividersi. Sarà sempre meglio che far finta di marciare uniti, però sotto il tiro del fuoco amico...