Corriere Fiorentino

«La libertà d’impresa? Prima salviamo la città»

Il presidente della Camera di Commercio: bene il manifesto di Confeserce­nti, i miopi sono sempre meno

- di Claudio Bozza

«Palazzo Vecchio ha fatto bene a bloccare l’apertura di nuovi mangifici a Firenze. Lesa la libertà d’impresa? No: stavolta la priorità è salvare Firenze». Così Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio, rilancia dopo il «manifesto» di Confeserce­nti.

«Palazzo Vecchio e Governo hanno fatto bene a bloccare l’apertura di nuove attività alimentari, per i prossimi tre anni, nel centro di Firenze. È stata lesa la libertà d’impresa? No. Perché, in questo caso, salvare Firenze è prioritari­o. E se non ci riusciamo saremo responsabi­li di aver consumato irrimediab­ilmente uno dei luoghi più belli del mondo. Il muso del Porcellino, davanti alla loggia, è la metafora perfetta di questa situazione». Leonardo Bassilichi è amministra­tore delegato dell’omonima azienda di famiglia, leader nel settore dei pagamenti elettronic­i, queste parole le pronuncia però in veste di presidente della Camera di Commercio di Firenze. Un affermazio­ne non scontata da parte di chi rappresent­a 119 mila imprese nell’area metropolit­ana, che rilancia una convergenz­a con il «manifesto» presentato venerdì da Confeserce­nti: «La città al collasso, dobbiamo intervenir­e al più presto, dal turismo ai trasporti, per non venire travolti».

Presidente, per la prima volta un’associazio­ne di categoria, Confeserce­nti, si divincola dagli interessi di parte e lancia proposte concrete per salvare Firenze, anche a costo di limitare gli incassi dei propri associati...

«Confeserce­nti, grazie anche al rinnovamen­to della sua classe dirigente, guarda più alla foresta e meno al proprio albero. Insomma: anche Confeserce­nti ha scelto di puntare di più verso il futuro. E la stessa cosa, per fortuna, la stanno facendo altri, compreso il mondo cooperativ­o. I miopi continuano ad esserci, ma sono sempre di meno».

Spesso, difendendo la libertà di impresa, si è finito per difendere il mangificio e farlo proliferar­e. Come si spiega questa esplosione di locali anche di basso profilo?

«Il food è un prodotto che va. È un business poco complesso: basta un panino e via, e in molti casi arrivano introiti forti e immediati. Così la città si è piegata ad una logica commercial­e. Il mercato è come l’acqua, ha riempito sistematid­omanda camente ogni spazio lasciato vuoto. Che poi, basti pensare agli affitti di Airbnb, è la stessa logica che sta spingendo molti residenti a trasferirs­i fuori, campando di rendita, affittando casa propria ai turisti, la cui è inarrestab­ile».

Firenze un tempo era forte anche a livello industrial­e, adesso si ritrova come un gigante coi piedi d’argilla, tutto appoggiato o quasi sugli introiti del turismo?

«I numeri dicono altro. L’area metropolit­ana fiorentina produce un Pil di 33 miliardi. Il turismo invade i marciapied­i, lo tocchiamo con mano: così abbiamo la percezione che sia un sostegno economico imprescind­ibile. È importante, sì, ma il turismo, assieme a trasporti e commercio, rappresent­a solo il 21 per cento del nostro Pil. Tutto il resto della ricchezza, cioè oltre due terzi del totale, arriva dall’industria, dalla moda in primis, e dal terziario».

Cosa la fa arrabbiare di più osservando l’assalto dei torpedoni al centro di Firenze?

«Il fatto che, se la città fosse una Spa, il proprietar­io sarebbe ultramilia­rdario. E invece, noi, questo flusso lo stiamo subendo, perché mancano regole efficaci per trasformar­lo in un generatore di ricchezza per l’intera collettivi­tà».

Una cosa concreta che lei vorrebbe fare per salvare Firenze?

«La stiamo già facendo: “destagiona­lizzare” il turismo. Dobbiamo, cioè, ridistribu­ire in maniera più omogenea questi 11 milioni di visitatori, rendendo ancora più convenient­i le tariffe della bassa stagione. E alzando quelle dell’alta: chi viene a visitare Firenze da marzo a ottobre deve pagare ancora di più. Fosse per me, in quel periodo, il biglietto degli Uffizi dovrebbe costare il doppio».

Cosa pensa della Ztl no stop che sta sperimenta­ndo Palazzo Vecchio?

«Un buon tentativo di provare a raddrizzar­e una situazione fuori controllo. Però adesso bisogna finire la tramvia, pedonalizz­are in maniera logica un’altra grande area cittadina e costruire nuovi parcheggi ai margini della Ztl».

Prende mai i mezzi pubblici?

«Prendo la tramvia. Da casa mia è comodissim­a per arrivare in centro: 15 minuti e niente traffico. Certo, guardando lo stato del bus viene l’angoscia. Ma sono fiducioso».

La tramvia dovrebbe ripassare accanto al Duomo? «Ora? No. Semmai sotto». Come vede Firenze tra 20 anni?

«In uno spazio assai contenuto c’è una densità di cantieri mai vista: se li finiremo velocement­e avremo davvero la città in cui vorrebbero vivere tutti, da tutto il mondo. Però dobbiamo correre sul nuovo aeroporto e sulla nuova Fiera: così facciamo ridere i polli».

 Giusto che Comune e Governo abbiano bloccato le aperture di nuove attività alimentari per tre anni Adesso la priorità è fermare l’assalto al centro  Il muso del Porcellino è la metafora perfetta della situazione di Firenze La Ztl nostop? Un buon tentativo, la situazione era fuori controllo

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 ??  ?? Il manifesto di Confeserce­nti, pubblicato ieri sul Corriere Fiorentino, con i quattro punti per salvare Firenze dal collasso
Il manifesto di Confeserce­nti, pubblicato ieri sul Corriere Fiorentino, con i quattro punti per salvare Firenze dal collasso
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Leonardo Bassilichi

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