«La libertà d’impresa? Prima salviamo la città»
Il presidente della Camera di Commercio: bene il manifesto di Confesercenti, i miopi sono sempre meno
«Palazzo Vecchio ha fatto bene a bloccare l’apertura di nuovi mangifici a Firenze. Lesa la libertà d’impresa? No: stavolta la priorità è salvare Firenze». Così Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio, rilancia dopo il «manifesto» di Confesercenti.
«Palazzo Vecchio e Governo hanno fatto bene a bloccare l’apertura di nuove attività alimentari, per i prossimi tre anni, nel centro di Firenze. È stata lesa la libertà d’impresa? No. Perché, in questo caso, salvare Firenze è prioritario. E se non ci riusciamo saremo responsabili di aver consumato irrimediabilmente uno dei luoghi più belli del mondo. Il muso del Porcellino, davanti alla loggia, è la metafora perfetta di questa situazione». Leonardo Bassilichi è amministratore delegato dell’omonima azienda di famiglia, leader nel settore dei pagamenti elettronici, queste parole le pronuncia però in veste di presidente della Camera di Commercio di Firenze. Un affermazione non scontata da parte di chi rappresenta 119 mila imprese nell’area metropolitana, che rilancia una convergenza con il «manifesto» presentato venerdì da Confesercenti: «La città al collasso, dobbiamo intervenire al più presto, dal turismo ai trasporti, per non venire travolti».
Presidente, per la prima volta un’associazione di categoria, Confesercenti, si divincola dagli interessi di parte e lancia proposte concrete per salvare Firenze, anche a costo di limitare gli incassi dei propri associati...
«Confesercenti, grazie anche al rinnovamento della sua classe dirigente, guarda più alla foresta e meno al proprio albero. Insomma: anche Confesercenti ha scelto di puntare di più verso il futuro. E la stessa cosa, per fortuna, la stanno facendo altri, compreso il mondo cooperativo. I miopi continuano ad esserci, ma sono sempre di meno».
Spesso, difendendo la libertà di impresa, si è finito per difendere il mangificio e farlo proliferare. Come si spiega questa esplosione di locali anche di basso profilo?
«Il food è un prodotto che va. È un business poco complesso: basta un panino e via, e in molti casi arrivano introiti forti e immediati. Così la città si è piegata ad una logica commerciale. Il mercato è come l’acqua, ha riempito sistematidomanda camente ogni spazio lasciato vuoto. Che poi, basti pensare agli affitti di Airbnb, è la stessa logica che sta spingendo molti residenti a trasferirsi fuori, campando di rendita, affittando casa propria ai turisti, la cui è inarrestabile».
Firenze un tempo era forte anche a livello industriale, adesso si ritrova come un gigante coi piedi d’argilla, tutto appoggiato o quasi sugli introiti del turismo?
«I numeri dicono altro. L’area metropolitana fiorentina produce un Pil di 33 miliardi. Il turismo invade i marciapiedi, lo tocchiamo con mano: così abbiamo la percezione che sia un sostegno economico imprescindibile. È importante, sì, ma il turismo, assieme a trasporti e commercio, rappresenta solo il 21 per cento del nostro Pil. Tutto il resto della ricchezza, cioè oltre due terzi del totale, arriva dall’industria, dalla moda in primis, e dal terziario».
Cosa la fa arrabbiare di più osservando l’assalto dei torpedoni al centro di Firenze?
«Il fatto che, se la città fosse una Spa, il proprietario sarebbe ultramiliardario. E invece, noi, questo flusso lo stiamo subendo, perché mancano regole efficaci per trasformarlo in un generatore di ricchezza per l’intera collettività».
Una cosa concreta che lei vorrebbe fare per salvare Firenze?
«La stiamo già facendo: “destagionalizzare” il turismo. Dobbiamo, cioè, ridistribuire in maniera più omogenea questi 11 milioni di visitatori, rendendo ancora più convenienti le tariffe della bassa stagione. E alzando quelle dell’alta: chi viene a visitare Firenze da marzo a ottobre deve pagare ancora di più. Fosse per me, in quel periodo, il biglietto degli Uffizi dovrebbe costare il doppio».
Cosa pensa della Ztl no stop che sta sperimentando Palazzo Vecchio?
«Un buon tentativo di provare a raddrizzare una situazione fuori controllo. Però adesso bisogna finire la tramvia, pedonalizzare in maniera logica un’altra grande area cittadina e costruire nuovi parcheggi ai margini della Ztl».
Prende mai i mezzi pubblici?
«Prendo la tramvia. Da casa mia è comodissima per arrivare in centro: 15 minuti e niente traffico. Certo, guardando lo stato del bus viene l’angoscia. Ma sono fiducioso».
La tramvia dovrebbe ripassare accanto al Duomo? «Ora? No. Semmai sotto». Come vede Firenze tra 20 anni?
«In uno spazio assai contenuto c’è una densità di cantieri mai vista: se li finiremo velocemente avremo davvero la città in cui vorrebbero vivere tutti, da tutto il mondo. Però dobbiamo correre sul nuovo aeroporto e sulla nuova Fiera: così facciamo ridere i polli».
Giusto che Comune e Governo abbiano bloccato le aperture di nuove attività alimentari per tre anni Adesso la priorità è fermare l’assalto al centro Il muso del Porcellino è la metafora perfetta della situazione di Firenze La Ztl nostop? Un buon tentativo, la situazione era fuori controllo