ALL’OMBRA DEI «RETRI», ASPETTANDO L’ACQUATA GIUSTA
In tempi di crisi, si sa, ci si aggrappa a quel che c’è, come recita un antico e non raffinatissimo adagio popolare circa guerre, amori e trincee. Nel contesto, allora, di crisi di vivibilità quale viviamo sempre più spesso in un centro consegnato a orde di turisti difficilmente impensieribili da qualche spruzzo d’acqua, quei pochi angoli che ancora recano un senso di per sé, divengono rifugi.
Così, in virtù della presenza della biblioteca umanistica da un lato e dell’Istituto degli Innocenti dall’altro, l’area tra Brunelleschi e Santissima Annunziata, se confrontata con le non distanti Santa Croce o San Lorenzo, più che degradata pare benedetta dalla luce della vita, non importa quanto vi loscheggino certi figuri. Anche una strada a prima vista insignificante come via dei Fibbiai torna a essere luogo apprezzabile: ci si prende il tempo per guardarla meglio, goderne, sospettare addirittura, grazie agli stemmi consunti sui portali, una sua passata gloria. Gloria che in effetti vi fu: in epoca medievale, le fibbie erano infatti oggetti importanti. Essenziali per le bardature, altrettanto indispensabili per tenere assieme le parti d’armatura, e vitali, infine, anche per il singolo individuo, dato che, non sviluppata ancora la decisiva tecnologia della tasca, se volevi portarti dietro qualcosa, che fosse una bisaccia, un portamonete, un calamaio o una spada, potevi solo affibbiarla alla cintola. Ma non solo per questo la strada era preminente nel medioevo cittadino: fino a metà ‘200, via dei Servi non esisteva e via dei Fibbiai, assieme al suo proseguimento costituito da via del Castellaccio, era l’asse principale di questa zona. Ebbe anche una sua chiesa di gran rilievo, dedicata alla concezione di Maria (e ironicamente sempre osteggiata da chi stava sotto l’egida di quella di Gesù, ovvero i frati di Santissima Annunziata, che non gradivano concorrenza in zona). Fu poi il riassetto ottocentesco a completare il declino della strada, parallelo a quello della fibbia nell’uso comune, facendone via di «retri», oggi invero gradita, per la combinazione dei pochi abitanti e della molta ombra gettata dai palazzi, proprio dai personaggi che loscheggiano in Santissima Annunziata: vengono infatti qui a farsi docce improvvisate con le bottigliette d’acqua, forse in attesa che le nuove misure comunali raggiungano finalmente anche le loro gradinate.