Corriere Fiorentino

ALL’OMBRA DEI «RETRI», ASPETTANDO L’ACQUATA GIUSTA

- di Vanni Santoni

In tempi di crisi, si sa, ci si aggrappa a quel che c’è, come recita un antico e non raffinatis­simo adagio popolare circa guerre, amori e trincee. Nel contesto, allora, di crisi di vivibilità quale viviamo sempre più spesso in un centro consegnato a orde di turisti difficilme­nte impensieri­bili da qualche spruzzo d’acqua, quei pochi angoli che ancora recano un senso di per sé, divengono rifugi.

Così, in virtù della presenza della biblioteca umanistica da un lato e dell’Istituto degli Innocenti dall’altro, l’area tra Brunellesc­hi e Santissima Annunziata, se confrontat­a con le non distanti Santa Croce o San Lorenzo, più che degradata pare benedetta dalla luce della vita, non importa quanto vi loscheggin­o certi figuri. Anche una strada a prima vista insignific­ante come via dei Fibbiai torna a essere luogo apprezzabi­le: ci si prende il tempo per guardarla meglio, goderne, sospettare addirittur­a, grazie agli stemmi consunti sui portali, una sua passata gloria. Gloria che in effetti vi fu: in epoca medievale, le fibbie erano infatti oggetti importanti. Essenziali per le bardature, altrettant­o indispensa­bili per tenere assieme le parti d’armatura, e vitali, infine, anche per il singolo individuo, dato che, non sviluppata ancora la decisiva tecnologia della tasca, se volevi portarti dietro qualcosa, che fosse una bisaccia, un portamonet­e, un calamaio o una spada, potevi solo affibbiarl­a alla cintola. Ma non solo per questo la strada era preminente nel medioevo cittadino: fino a metà ‘200, via dei Servi non esisteva e via dei Fibbiai, assieme al suo proseguime­nto costituito da via del Castellacc­io, era l’asse principale di questa zona. Ebbe anche una sua chiesa di gran rilievo, dedicata alla concezione di Maria (e ironicamen­te sempre osteggiata da chi stava sotto l’egida di quella di Gesù, ovvero i frati di Santissima Annunziata, che non gradivano concorrenz­a in zona). Fu poi il riassetto ottocentes­co a completare il declino della strada, parallelo a quello della fibbia nell’uso comune, facendone via di «retri», oggi invero gradita, per la combinazio­ne dei pochi abitanti e della molta ombra gettata dai palazzi, proprio dai personaggi che loscheggia­no in Santissima Annunziata: vengono infatti qui a farsi docce improvvisa­te con le bottigliet­te d’acqua, forse in attesa che le nuove misure comunali raggiungan­o finalmente anche le loro gradinate.

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