L’INSOLENZA FRAUDOLENTA
Una volta, per chi non aveva i soldi per saldare il conto, c’erano tre alternative: la denuncia per insolvenza fraudolenta, l’esecuzione forzata, ovvero risarcire il padrone lavando i piatti, o per i bohémiens, regalare un dipinto al proprietario.
Per questo forse le pareti delle vecchie trattorie erano tappezzate di brutti quadri. Ma oggi una visita dell’ispettorato del lavoro fa più paura a un esercente di quanta ne faccia il carcere a un vagabondo, e pochi osti s’illudono di avere a che fare con un novello Viani. Dall’insolvenza fraudolenta siamo così passati all’insolenza fraudolenta, come nel caso dello scroccone tedesco divenuto l’incubo dei ristoratori prima di essere arrestato per rapina impropria: uscito da un minimarket con alcune bottiglie, si è ribellato al cassiere che reclamava il dovuto. Il processo è stato fissato per il 29 luglio, data fino alla quale c’è dovrebbe restare a Sollicciano. Prima di riuscire a farsi mettere al fresco dall’ipergarantista giustizia italiana, c’è da riconoscere che Herr Roland ce l’ha messa tutta, replicando da Firenze a Greve il solito copione. Dopo aver mangiato lautamente, annaffiando il tutto con boccali di spumante cervogia — scelta che nella patria del Chianti basterebbe a fargli meritare l’ergastolo — Herr Roland si rifiutava di pagare e aspettava con olimpica calma l’arrivo della Polizia. Aveva capito che al massimo gli sarebbe toccata l’ennesima denuncia a piede libero. È probabile che gli insoluti dello scroccone siano più numerosi di quelli finiti sui giornali. I ristoratori non avevano molto interesse a chiamare la polizia e a finire sui giornali, un po’ per la consapevolezza che non sarebbero comunque riusciti a recuperare il dovuto, un po’ perché l’impunità di cui ha goduto Herr Roland poteva incoraggiare l’emulazione. Del resto il danno di un conto insoluto è minore di quello di un inquilino moroso, magari col Suv sotto casa intestato a terzi, che lascia dopo anni l’appartamento in condizioni penose. Esiste però anche il cosiddetto rischio morale, ovvero il pericolo che la mancata penalizzazione di un comportamento scorretto ne favorisca la generalizzazione. La figura dell’écornifleur — come dicono i francesi — può riuscire persino simpatica. Chi non si è mai imbucato a una festa o a un vernissage? Qualcuno forse avrà scorto nel portoghese teutonico, ci si perdoni l’ossimoro, un Robin Hood castigatore di tavernieri esosi, una simpatica macchietta come il professor Kranz di Paolo Villaggio. Peccato che in nessun caso come questo valga, alla lettera, il vecchio assioma secondo cui nella vita nessun pasto è gratis: il rischio di insoluti verrà fatto pagare ai clienti onesti sotto forma di aumento dei prezzi. In più, a rendere Herr Roland antipatico c’è una circostanza: proviene da una nazione che pretende di far pagare i debiti a tutta Europa, a costo di lacrime e sangue, ma lui non voleva pagare nemmeno la ribollita. E nelle parole con cui giustificava la sua insolvenza c’è qualcosa d’inquietante: «Sono tedesco, paghino gli italiani». Che gliel’abbia detto Frau Angela?