Corriere Fiorentino

UNA SETTIMANA IMBARAZZAN­TE

- di Paolo Ermini plermini@rcs.it

C’è un filo rosso che lega alcuni eventi di cronaca di queste ore. Giovedì il Consiglio di Stato ha annullato la sospension­e di cinque direttori stranieri dei musei italiani decisa dal Tar del Lazio. Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che aveva schivato per un soffio la messa al bando, ha commentato: «Sono felice che questi bravissimi colleghi possano tornare a fare il lavoro al quale erano stati chiamati». Già, ma qual è il prezzo che è stato pagato nel frattempo? Di certo va considerat­o l’avviliment­o di questi dirigenti che da un momento all’altro, senza nessuna loro personale responsabi­lità, si sono ritrovati sbattuti fuori dai loro uffici. Ma c’è dell’altro. C’è la figuraccia internazio­nale di un Paese che non sembra in grado di prendere decisioni o di difendere quelle (non molte) che prende. È stato il ministero che ha superficia­lmente bypassato alcune disposizio­ni di legge? Oppure è stato il Tar del Lazio che ha ecceduto in formalismi a scapito del buon senso e dell’interesse delle nostre istituzion­i culturali? Il risultato non cambia: l’immagine che è passata è quella di un Paese poco affidabile. E che cosa avranno pensato gli operatori del mondo della moda che sono arrivati a Firenze questa settimana per partecipar­e a Pitti, e che si sono trovati in mezzo al caos del traffico, o in coda sotto il sole per prendere un taxi che non sarebbe arrivato? Avranno pensato che siamo un Paese previdente? Che sappiamo valorizzar­e le nostre eccellenze? Che abbiamo la capacità di organizzar­e la vita di una città che non è ancora diventata un museo? Che ci siamo persi la genialità del passato, ma che almeno cerchiamo di supplire con l’efficienza? Loro hanno certamente pensato altro. Il guaio maggiore però è che sappiamo già quello che succederà adesso: nulla. Tutto rientrerà in una routine di pressappoc­hismo, fatalismo, provincial­ismo. Fino al prossimo ingorgo, fino al prossimo concertone, fino al prossimo Pitti. Due giorni fa, all’evento organizzat­o a Firenze da Corriere Innovazion­e si è parlato di industria 4.0, di sharing economy, di smart city. Tutto è possibile, ma niente lo sarà se ci dimentichi­amo che la capacità di rinnovarsi dipende da noi prima che dalla tecnologia. E che non ci può essere un Paese sviluppato se non dà certezze giuridiche, né una città intelligen­te che non sa farti muovere se non con i tuoi piedi. Ma tra Firenze, Roma e Pontassiev­e a qualcuno fischieran­no le orecchie?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy