Avere i turisti come vicini: la mia notte chiuso fuori
Sorpresa Torno tardi e la porta non si apre. Dopo svariati tentativi chiamo i vigili, vorrebbero buttare giù la porta: i vicini turisti hanno tirato il paletto Accerchiato Sullo stesso piano un bed and breakfast, in quello di sopra affitti Airbnb E poi spazzatura sulle scale, bagni intasati, docce straripanti
Turisti sul tuo pianerottolo, turisti al piano di sopra. Nei palazzi del centro, invasi dai b&b, tra quando ti allagano la casa e quando ti chiudono fuori a notte fonda, si rimpiangono facilmente anche le liti di vicinato di qualche anno fa.
Giovedì notte rientro tardi, infilo le chiavi nella toppa della porta in comune tra il mio appartamento e il bed & breakfast sul mio stesso piano, ma la porta non si apre. Sarà l’ennesima volta in cui i turisti hanno chiuso male la serratura di sicurezza, non l’hanno ruotata fino in fondo e l’hanno perciò bloccata? Tanta è l’abitudine che vado in automatico alla cassetta delle lettere e agguanto il dépliant più rigido che c’è. Ormai sono diventato esperto: se non è stata data la mandata, con qualche buono scossone e il pezzo di plastica infilato nel punto giusto, riesco ad aprire. Ma stavolta no, la porta non si schiude.
A casa mia non c’è nessuno, quindi suono il campanello del b&b. Nessuna risposta. Insisto, sento un rumore di passi, ma gli ospiti non si fanno vivi. Dopo svariati tentativi, imbarazzatissimo, chiamo i vigili del fuoco. Arrivano in pochi minuti, prendono la lastra di una radiografia e ripetono la mia stessa operazione. Tutto inutile. Uno di loro azzarda: «Non è che hanno chiuso col paletto?». Impossibile, rispondo, è talmente vecchio che neppure scorre. I vigili del fuoco vogliono sfondare, io li prego di desistere, i danni sarebbero troppi: «Andrò a dormire in albergo, grazie e scusate davvero il disturbo». Rimasto solo faccio un ultimo tentativo: ancora qualche scossone alla porta, che finalmente si apre. Scopro così che il paletto era stato chiuso (male, per fortuna, altrimenti non ci sarebbe stato nulla da fare).
I turisti del bed and breakfast non si erano neppure posti il problema dell’appartamento di fronte al loro. Faccio per entrare in casa e sento un lamento flebile arrivare dall’affittacamere. L’ospite è terrorizzato, forse crede che stia arrivando un ladro. A quel punto — non sono certo un manifesto al self control —, gli riverso contro tutta la frustrazione accumulata tentando di rientrare in casa mia. «No entiendo», risponde. Non so lo spagnolo, ci provo in inglese. Risposta: «No hablo inglés». Da dietro la porta una voce femminile azzarda: «Je ne comprends pas». Confortato finalmente dalla sintonia linguistica, rispiego tutto daccapo. «No entiendo, no hablo francés». Mi sento come se fossi stato risucchiato nella Lezione di Ionesco.
Ormai rassegnato, ma preoccupato che l’indomani mi possa ricapitare la stessa cosa, faccio per andare a letto, quando la porta del bed and breakfast si apre. Occhi sbarrati dal terrore, camicie da notte degli anni Quaranta, mi spuntano davanti due anziani che si stringono a vicenda convinti di andare incontro a morte certa. In spagnolo maccheronico, portas, palettos e via dicendo, illustro a gesti l’errore da non ripeterepiù. Annuiscono, si scusano. E lui la chiude con la frase della notte, che suona più o meno: «Non sapevamo che qui di fronte abitasse qualcuno». Non lo sapeva perché nessuno, nell’affittacamere, si è preoccupato di dirglielo. E siccome la porta del mio appartamento è un velo di cipolla, da tempo chiedo ai proprietari del bed and breakfast di far presente ai loro ospiti di chiudere sempre a chiave quella in comune, vecchia ma robusta. Tutto inutile. E se dico agli ospiti come fare, mi arriva un’email «amichevole» dai proprietari in cui «in tono garbato come d’uso tra vicini» minacciano un’azione legale se io e mia sorella dovessimo continuare a riprendere gli ospiti. E aggiungono che non possiamo pretendere di usare la porta come esclusivamente nostra. Neppure il teatro dell’assurdo di Ionesco.
Del resto gli ospiti (qualificati e selezionati, assicurano i vicini, anche se il portale cui si affidano, Booking.com, non consente di sceglierli) abbandonano la spazzatura nello spazio comune, fanno confusione a notte fonda, suonano alle tre del mattino il campanello sbagliato perché nessuno ha detto loro quale sia quello giusto. Capita un giorno di vedere arrivare acqua da sotto la porta: tiro fuori gli stracci, tampono, corro a bussare al b&b, mi apre una ragazza americana: «Che problema c’è? Ho fatto la doccia», dice con l’acqua alle caviglie.
Finita qui? No, perché nel palazzo da nove appartamenti, c’è un secondo affittacamere turistico, stavolta un Airbnb, sopra la mia camera da letto. Un accerchiamento. Il 15 febbraio scorso, in una struttura antica che avrebbe bisogno di attenzione e premura, l’ospite intasa il bagno. Risultato: camera mia allagata, materasso, cuscini e un archivio meticolosamente costruito, tutto da buttare. Controsoffitto eliminato, due giorni di pulizia. E un’intera settimana a dormire sul divano.