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Il gruppo fiorentino dei sistemi informatici sanitari primo per clienti e fatturato nell’Ue L’acquisizione in Cina per cresce ancora: «Ma lì il rischio è che ci copino tutto» E la frontiera dei macchinari per chemioterapia: «L’Italia risparmierebbe un mil
Il primato di Dedalus «E ora portiamo il software in Cina»
Dedalo ha costruito il labirinto del Minotauro, Dedalus cerca di trovare vie d’uscita per semplificare le sanità, sia sul fronte clinico che su quello organizzativo. Ogni volta che prenotiamo, facciamo un’analisi diagnostica, i medici trasferiscono o gestiscono i nostri dati, è molto probabile che di mezzo ci sia un software sviluppato dall’azienda nata nel 1990 a Firenze e che qui ha scelto di lasciare la propria sede, anche se il suo mercato è da tempo globale. L’ultimo step è stata la completa riorganizzazione seguita alle ultime acquisizioni, tra cui una in Cina. «Abbiamo acquistato lì un’azienda con circa 100 persone» spiega il Group Ceo e fondatore di Dedalus, Giorgio Moretti. I fiorentini vanno a insegnare a far software ai cinesi ? «Sì, anche se lì il rischio è che ce lo rubino».
La svolta undici anni fa, con la prima acquisizione. Tre anni dopo dall’Italia si punta al mondo. Ora Dedalus ha «1.500 ospedali clienti nel mondo in 30 Paesi, centinaia di Health Authorities e oltre 23 mila medici di medicina generale in Italia — spiegano dall’azienda — Il gruppo è anche impegnato nella progettazione e nel ridisegno globale di processi clinici e sanitari a livello internazionale, in contesti dove viene massimizzata una così larga e profonda competenza di dominio». Alcuni sbarchi non sono andati bene, come quello in Grecia. Ma tendenzialmente, Dedalus e le sue aziende sono arrivate un po’ ovunque. Con qualche contraccolpo in sud America, compensato però dai contratti vinti in Europa, nord America, Asia. Il gruppo opera sul mercato attraverso Dedalus Spa: in Italia con il marchio Dedalus Noemalife, nei mercati di lingua francese con il marchio Medasys, nei mercati di lingua spagnola con il marchio Dedalus GS e con vari brand in molti altri paesi: dalla Cina al Sud Africa a Gran Bretagna e Stati Uniti.
Attualmente le aziende del gruppo sono dodici. «Dopo l’acquisizione della maggioranza di Noemalife Spa a fine luglio 2016 e il delisting nell’ottobre dello stesso anno, ad aprile 2017 sono state completate le fusioni per incorporazione in Dedalus di nove aziende sia del gruppo Dedalus che del Gruppo Noemalife, anche a valle dell’acquisto delle molte minoranze detenute in varie società dei due gruppi». E «dopo solo 8 mesi dalla acquisizione di Noemalife da parte di Dedalus è stato definitivamente completato il pro- cesso di integrazione delle due entità che ha portato alla nascita del più grande operatore nel settore degli Hospital Information System in Europa, con ricavi 2016 pari a circa 160 milioni, circa 1.700 persone e con attività diretta, uffici e persone, in 25 Paesi di quattro continenti». Ora la società Dedalus Holding è detenuta al 60% dal più grande fondo di private equity europeo, Ardian, che a sua volta controlla il 100% di Dedalus spa. Il 40% della holding è restato a Hhc, riferita a Giorgio Moretti. «Il nostro volume di affari è al 95% riferito al software — spiega Moretti — ma da un po’ di tempo abbiamo iniziato un processo di diversificazione. Abbiamo progettato, brevettato e adesso produciamo macchine per la produzione di sacche chemioterapiche, per l’efficientamento dei processi clinici dedicati. Con questa macchina l’Italia risparmierebbe dal 15 al 20% dei costi delle chemioterapie, pari a circa un miliardo l’anno».
Questo è il futuro. Nel presente c’è anche la scelta di mantenere la «casa madre», qui dove è nata, a Firenze, dove lavorano «circa 200 persone» racconta sempre Moretti. E da qui parte la sfida ai competitor globali, «soprattutto americani. Nel settore software facciamo di tutto. Anche i pronto soccorso hanno programmi Dedalus, fino alle analisi del sangue. Li puoi trovare in sala operatoria, in anatomia patologica. Produciamo software per medici di famiglia. Copriamo l’intero ciclo sanitario, dai ministeri alle Regioni agli ospedali alle Asl, strutture pubbliche e private. Dagli aspetti amministrativi contabili gestionali a quelli clinici, anche se siamo prevalenti nella parte clinica». Come si fa a reggere la competizione globale? «Investendo tra il 12 e il 15% in ricerca e sviluppo — risponde Moretti — e con una grande competenza, sviluppata internamente. Tutti i giorni, ci sono tra i 6oo ed i 700 mila medici che lavorano su un computer su cui c’è un software Dedalus. Ogni giorno abbiamo feedback per migliorare il prodotto, oltre ai focus group e a momenti di verifica continui».