Corriere Fiorentino

TRE OBIEZIONI A TRE OBIEZIONI

- di Alessandro Petretto

Periodicam­ente la vita delle città italiane e dei cittadini viene colpita da scioperi la cui motivazion­e è quella di contrastar­e processi di privatizza­zione dei servizi pubblici. Il bersaglio è genericame­nte individuat­o, anche se può assumere diverse modalità: si va da una vera e propria cessione di aziende pubbliche a privati all’esternaliz­zazione di rami di attività di enti pubblici (riscossion­e tributi, mense, assistenza, manutenzio­ne, eccetera), oppure al passaggio di aziende pubbliche a enti controllat­i dallo Stato o da enti locali, ma al di fuori del perimetro della pubblica amministra­zione, come è il caso di acquisizio­ni da parte di Ferrovie dello Stato e Cassa depositi e prestiti: una sorta di privatizza­zioni di facciata, fino a che non siano seguite da dismission­i di quote di partecipaz­ione sul mercato. Le ragioni di questa generica opposizion­e sono fondamenta­lmente tre: il carattere sociale del servizio, per il quale la logica del profitto sarebbe in contraddiz­ione; la difesa dell’identità locale o nazionale dell’attività ceduta; la difesa dei livelli occupazion­ali e salariali, a prescinder­e da logiche di efficienza aziendale.

A contrastar­e la prima motivazion­e valgono le pagine di Luigi Einaudi nel famoso saggio In lode al profitto: gli imprendito­ri possono prendere decisioni minimizzan­do i costi per massimizza­re il profitto, ma poi quanta parte di questo effettivam­ente sarà conseguito dipende dalla politica economica che limita il potere di mercato, regolament­a le tariffe e la qualità dei servizi. Un’impresa privata regolament­ata, specie quando assume una dimensione adeguata, tende a conseguire il valore sociale del servizio come e forse meglio di un’impresa pubblica.

A contrastar­e la seconda argomentaz­ione valgono invece le consideraz­ioni che chiunque può fare riflettend­o sulla ormai quasi assoluta mobilità dei capitali e anche del lavoro, non solo all’interno di un Paese ma anche tra i continenti. La difesa dell’identità aziendale quando ormai si parla di «catene globali del valore» (Cgv) sembra un’illusione donchiscio­ttesca.

Rimane la terza motivazion­e, che peraltro è quella più coerente col ruolo dei sindacati. Nessuno può sottovalut­are le implicazio­ni per i lavoratori che vedono passare la proprietà delle loro aziende da un rassicuran­te ente pubblico a un privato che per definizion­e si muove in un alveo di efficienza e che considerer­à anche l’impiego più razionale della risorsa lavoro.

Qui però conta la qualità dell’imprendito­re privato che subentra. Se ha un piano industrial­e e porta con sé un management adeguato può addirittur­a far intraveder­e possibilit­à di crescita aziendale e occupazion­ale. E’ lo Stato che deve imparare il non facile mestiere del venditore di aziende e attività. In Italia, il pubblico è da sempre un affermato compratore; invece non sempre appare attrezzato per garantire la selezione di compratori veri, accreditat­i e convincent­i, anche a costo di rinunciare alle entrate da cessioni solo finalizzat­e a far cassa.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy