Tre molotov sulle auto della polizia penitenziaria
Bottiglie incendiarie sulle auto fuori dal carcere di Pisa. Tre in fuga: pista anarchica
PISA Un colpo di bottiglia, poi un’esplosione. Dopo qualche minuto una seconda, poi una terza, quindi le fiamme e il fumo denso. Due auto della polizia penitenziaria sono state incendiate, nella notte fra domenica e ieri a Pisa, dietro al carcere Don Bosco, nel cortile dell’Ufficio per l’esecuzione penale esterna. Spavento nel quartiere sceso in strada nella notte. Si segue la pista anarchica.
PISA Un colpo di bottiglia, poi un’esplosione. Dopo qualche minuto una seconda, poi una terza, quindi le fiamme e il fumo denso, compresso fra le due pareti degli edifici vicini. Due auto della polizia penitenziaria sono state incendiate, nella notte fra domenica e ieri a Pisa, dietro al carcere Don Bosco, nel cortile dell’Ufficio per l’esecuzione penale esterna.
Appiccate con due molotov, lanciate dalla strada verso l’interno del cortile, oltre in cancello; la prima piena di benzina, per spargere il liquido ovunque, le altre due accese, per incendiare tutto. Il tranquillo quartiere si è svegliato poco dopo le due di notte, scosso dal rumore delle esplosioni.
Le auto erano parcheggiate nel cortile, a pochi metri da una casa di tre piani, un piccolo edificio residenziale circondato da siepi e alberi, come molti altri qui nella zona. Le fiamme sono divampate in poco tempo, fino a raggiungere il secondo piano. La polizia, che adesso sta conducendo le indagini, sospetta che ad agire siano state persone legate all’ambiente anarchico: in questa settimana, infatti, ci sono iniziative contro il carcere che fanno capo ai contesti legati al mondo dell’anarchia e dell’antagonismo. In attesa di una rivendicazione, questa rimane la pista privilegiata anche se non si esclude nulla.
Le indagini sono appena all’inizio e sembrano difficili, anche perché l’impianto di videosorveglianza non funziona: gli «occhi elettronici», che potevano essere decisivi, non hanno registrato nulla.
«Abbiamo sentito il primo colpo — racconta una donna la cui casa affaccia proprio sul cortile — ci siamo svegliati cercando di capire, poi abbiamo visto le fiamme e il fumo. Abbiamo chiuso le finestre e poi chiamato i soccorsi, che sono arrivati nel giro di qualche minuto». Nessun ferito, ma la notte non è stata pacifica per il tranquillo quartiere che costeggia il retro del carcere, e che non si spiega il perché: «Un fatto mai visto — dicono gli abitanti della casa di fronte — qui non succede mai nulla, non passa nessuno se non i residenti o gli utenti dell’ufficio penale. Che non hanno mai causato problemi». In molti hanno sentito le esplosioni ripetute, l’odore delle gomme bruciate e il fumo che arrivava nelle case. Qualcuno ha anche sentito dei rumori, c’è chi avrebbe visto tre persone incappucciate in fuga: «Gente che correva sotto casa mia — racconta un uomo che vive in zona — una strada percorsa solo dai residenti. Ho sentito i passi, mi hanno svegliato. Poi ho capito cos’era successo». Solidarietà alla Polizia Penitenziaria è stata espressa dai sindacati di polizia Sappe e SilpCgil, che hanno condannato il gesto definendolo «vile, pericoloso attentato», e chiedendo di fare chiarezza sull’accaduto. «È un atto molto grave, che non dobbiamo assolutamente sottovalutare. Si stanno facendo indagini approfondite di polizia giudiziaria per individuare gli autori dell’attentato», ha commentato il sindaco Marco Filippeschi. «Pisa respinge nel modo più risoluto quello che appare un tentativo di creare una tensione contro la polizia penitenziaria, corpo che svolge con impegno un compito delicato e reso più impegnativo dalle carenze di un comparto di rilievo essenziale nel sistema giustizia. Esprimo la solidarietà della città agli agenti», ha concluso.
La condanna Il sindaco: un atto da non sottovalutare I sindacati: attentato vile e pericoloso