Effetto astensione
È il Pd a perdere più di tutti per il non voto in Toscana Che invece premia la Lega
Non ci sono più le «regioni rosse» di una volta. Cambiano non solo le geografie politiche, ma anche le prospettive di quello che rimane il principale partito toscano, il Pd. Stretto dalla sinistra, qui più forte che nelle altre regioni rosse ma ancora divisa, da un centrodestra che ha ritrovato la sua unità. E dal M5S che, pur non sfondando, drena ancora percentuali importanti, anche se nettamente inferiori alle politiche . E così il Pd è costretto al ballottaggio in tre dei sei Comuni sopra i 15 mila abitanti al voto, il prossimo 25 giugno: Carrara, Pistoia e Lucca.
A descrivere lo scenario uscito dal «mini test» delle amministrative toscane dell’undici giugno, (33 Comuni su 276 di cui tre appunto al ballottaggio tra 5 giorni) è l’Istituto Cattaneo, che ha aggregato i dati confrontandoli con quelli delle altre tre regioni considerate da sempre «rosse»: Emilia-Romagna, Umbria e Marche. Tutte con un elemento che ormai non è più una contraddizione: le 4 «regioni rosse» erano considerate lo «scrigno» della partecipazione, della percentuale dei votanti. Non lo sono più.
L’Istituto Cattaneo ha registrato «il crollo della partecipazione nel corso degli ultimi 26 anni, cioè dai primi anni novanta al 2017. In media, nelle quattro regioni qui esaminate la partecipazione alle amministrative è calata di 26,3 punti percentuali, partendo dall’84,4% del primo periodo considerato (1991-1995) per finire al 58,1% delle ultime elezioni amministrative. In sostanza, un terzo dei votanti dei primi anni novanta ha deciso, nel corso del tempo, di non partecipare al voto nelle tornate successive». Un punto percentuale l’anno, anche in Toscana (rispetto al 2012, -5,3%). Ed il partito qui da sempre più importante, il Pd, è stato il più colpito. E gli effetti si vedono. «Anche in Toscana assistiamo a una contrazione dei Comuni controllati dal centrosinistra: prima delle elezioni erano 23 (il 76,7% sul totale), mentre ora sono 17 (58,6%). Anche se la coalizione guidata dal Pd vincesse tutti i ballottaggi (3 in tutto), mostrerebbe comunque un bilancio negativo nella tenuta delle sue amministrazioni. Nei Comuni toscani è il centrodestra a fare il balzo in avanti più significativo, raddoppiando il controllo delle proprie municipalità conquistate prima del secondo turno (da 4 a 8). Le liste civiche, invece, hanno vinto in 4 Comuni toscani (erano 3 nel 2012)» scrive il ricercatore del Cattaneo, Marco Valbruzzi. Certo, il Pd resta «il primo partito nelle quattro regioni in esame, anche se mostra una lieve flessione dei consensi rispetto alla precedente tornata di elezioni comunali (-1,3 punti percentuali)». Solo che è qui in Toscana che i dem hanno «la performance peggiore», meno 4% rispetto al 2012 (molto dipesa dall’astensione). Il centrodestra, ora unito, vede Forza Italia cannibalizzata dalla Lega. Il partito di Salvini «si conferma il vero vincitore» di queste amministrative, con «una crescita media del 4% sul 2012 e quasi 6% sul 2013». Male va il M5S, che però resta il secondo partito, perde punti (11% in meno rispetto alle politiche, ma 3,9% in più rispetto alle precendenti amministrative). Il M5S «si conferma un piccolo partito a livello locale che non ha utilizzato i cinque anni trascorsi dalle precedenti elezioni comunali per radicarsi e rafforzarsi localmente». L’area Sinistra Italiana, Rifondazione ed altri di sinistra perde «2,3 punti percentuali rispetto alle amministrative e 2% rispetto alle politiche. Tuttavia, quest’area alla sinistra del Pd sembra essere in grado di controllare, a tutt’oggi, una quota di consensi che si aggira attorno al 6% dei voti nelle regioni “rosse”, anche se spesso disseminati in una pluralità di liste in concorrenza tra loro» e questo vede il Pd con una «concorrenza alla sua sinistra, che ne riduce ovviamente gli spazi elettorali».
La tendenza Il ricercatore Valbruzzi: «Da 26 anni ogni anno questa regione perde un punto percentuale di partecipazione alle elezioni»