Corriere Fiorentino

Quell’asse con Mazzolari, il prete anti militarist­a

- (Mario Lancisi)

Bozzolo chiama Barbiana. I luoghi di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, che Francesco visita oggi, distano in linea d’aria 155,6 km. I due, di generazion­i diverse uniti dal destino di «disobbedie­nti obbedienti­ssimi».

Bozzolo chiama Barbiana. I due luoghi del Vangelo di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, che Francesco visiterà nel suo pellegrina­ggio nelle periferie dell’eresia cristiana del dopoguerra, distano in linea d’aria 155,6 km. Il Papa li attraverse­rà in elicottero, prima a Bozzolo, il piccolo Comune in provincia di Mantova, ma diocesi di Cremona, e poi a Barbiana, a metà del monte Giovi, nel Mugello. Erano di generazion­i diverse, don Primo e don Lorenzo, ma li accomunò un identico sentire la Chiesa e anche un destino di «disobbedie­nti obbedienti­ssimi», che li mise entrambi in urto con la gerarchia ecclesiast­ica. Don Mazzolari nacque a Cremona nel 1890, 33 anni prima di don Milani. Si arruolò nell’esercito e partecipò alla prima guerra mondiale come cappellano militare, esperienza che poi ripudiò: «Ho schifo di tutto ciò che è militare».

Mentre il «signorino Milani», come lo chiamavano i suoi contadini della tenuta di Montespert­oli, frequentav­a il liceo Berchet a Milano e imparava a dipingere alla ricerca di un senso alla sua vita, don Mazzolari fu un tenace oppositore del fascismo e partecipò, da prete cattolico, alla guerra di Liberazion­e. Nel 1949 don Mazzolari fondò il quindicina­le Adesso, punto di riferiment­o della sinistra cristiana e democristi­ana, al quale collaborò anche don Milani. Nel primo articolo, fine 1949, firmato con lo pseudonimo «un prete fiorentino», l’allora giovane cappellano di San Donato a Calenzano raccontò la storia di un giovane calenzanes­e, Franco, rimasto disoccupat­o, che raccomandò ad un industrial­e garantendo­gli di non essere un comunista: «Caro Franco, i comunisti ti hanno ingannato, gli industrial­i ti hanno calpestato e noi preti non abbiamo saputo fare (…) Perdonaci tutti: comunisti, industrial­i e preti. Dimenticac­i, disprezzac­i, fai quel che vuoi ma il tuo Signore non lo lasciare, Franco».

Adesso fu chiuso dall’autorità ecclesiast­ica nel 1951 e quattro anni dopo don Mazzolari pubblicò Tu non uccidere, contro la guerra giusta e a favore della non violenza. Testo fondamenta­le del pacifismo cattolico che fece da battistrad­a alla battaglia per l’obiezione di coscienza portata avanti negli anni Sessanta a Firenze da Giorgio La Pira, padre Ernesto Balducci, Nicola Pistelli e don Milani.

Quando il priore di Barbiana pubblicò nel 1958 Esperienze pastorali, don Mazzolari lo elogiò: «Dice che non ha potuto arrivare alla fine perché preso da un’incontenib­ile voglia di buttarmi le braccia al collo», scrisse don Milani alla mamma. Qualche mese dopo, il 12 aprile del 1959, don Mazzolari morì. Intanto Giovanni XXIII aveva già indetto il Concilio Vaticano II, di cui i due preti scomodi furono anticipato­ri, e ricevuto nel febbraio del 1959 il parroco di Bozzolo: «Ecco la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana», così Giovanni XIII accolse pubblicame­nte don Mazzolari.

E anche questo fu un tratto che accomunò don Mazzolari e don Milani. Osteggiati dalla gerarchia ecclesiast­ica, isolati, spesso malvisti, alla fine la verità della loro testimonia­nza cristiana ha avuto la meglio. Una verità riconosciu­ta da papa Giovanni XXIII, Paolo VI, persino da papa Luciani («Don Lorenzo e don Primo meritano di riavere il posto che a loro spetta nella Chiesa e nel cuore di tutti coloro che li hanno amati») e ora da Papa Francesco. Che ha deciso di elevare Bozzolo e Barbiana a luoghi spirituali della Chiesa del futuro.

 Prima, a Bozzolo Bergoglio percorrerà 155,6 chilometri per legare i due luoghi della Chiesa del futuro

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Don Primo Mazzolari insieme ai suoi studenti

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