La zavorra dei procuratori
Il caso Oltre 23 milioni dal 2105: la Fiorentina è tra i club che spende di più per gli agenti dei calciatori Marotta (Juventus) chiede di «calmierare il loro ruolo». Corvino: d’accordo, la liberalizzazione fa male
Fa un po’ strano che sia proprio Beppe Marotta, amministratore delegato della Juventus (club che abitualmente contatta prima gli agenti dei calciatori e poi le società con cui hanno un contratto) a sollevare il problema. Che esiste da tempo — la deregulation della Fifa sui procuratori è entrata in vigore il 1 aprile 2015 — e che dopo il gran rifiuto di Donnarumma al Milan, è esploso come un bengala nel cielo tempestoso del calcio italiano. Ma tant’è. Dice Marotta alla Gazzetta: «Quando una società si trova a confrontarsi con altre concorrenti, soprattutto con le big europee, giocoforza è costretta ad accettare richieste fuori da ogni logica. Bisogna calmierare il ruolo di questi professionisti, che sono seri ma anche molto esosi».
Per avere un’idea di quanto siano «esosi» i costi basta andare a spulciare il sito della Figc: dal 1 gennaio al 31 dicembre 2016 le società di serie A hanno versato nelle tasche dei procuratori 193,3 milioni di euro, di cui il 59,4 per cento (115 milioni) usciti dalle tasche di 5 club: Juventus, Milan, Inter, Napoli e Fiorentina. Una cifra in netto aumento rispetto al 2015, quando nei 9 mesi tra aprile e dicembre la spesa è stata di 84 milioni. Per quanto riguarda il club viola, nel 2015 ha versato ai vari agenti con cui ha trattatutti» to l’acquisto o la cessione di calciatori (i nomi sono tutti sul sito della Figc) 10,2 milioni: di più ha dato solo l’Inter con 15,5. Nel 2016, invece, la voce di bilancio è salita a 12,9 milioni, con la Juventus a 51,8, l’Inter 23,4, il Milan 15,5 e il Napoli 12,9.
«Sono d’accordo con Marotta — spiega il direttore generale della Fiorentina, Pantaleo Corvino — questa liberalizzazione sta creando problemi enormi sia alle società che al calcio in generale. Non è possibile che non ci sia un albo e soprattutto non sia riconosciuto un percorso chiaro di formazione per i procuratori. È richiesto agli allenatori, ai direttori sportivi, ai dirigenti, perché a loro no? Oggi chiunque, con una spesa minima, può registrarsi in Lega e rappresentare gli interessi milionari dei calciatori».
Il risultato è l’effetto giungla, con una marea di interlocutori che, quasi sempre, guardano all’interesse economico nel breve periodo. In Italia, prima del «bomba libera della Fifa, la Figc aveva regole ferree, che, tanto per fare un esempio, impedivano agli agenti di superare un tot numero di procure. «Fin quando — continua Corvino — non sarà stabilito che alle società spettano solo i costi di intermediazione e non gli altri, che dovrebbero andare sul conto dei calciatori, il problema non sarà risolto».
Ma il caso DonnarummaRaiola pone l’attenzione anche su un altro grande nodo del calcio liberalizzato. «Non è possibile — conclude il direttore generale viola — che tutti gli sforzi fatti per far crescere un talento nelle strutture giovanili non siano poi in qualche modo ripagati. Oggi, si sa, il mercato è soprattutto nelle mani dei calciatori e dei loro procuratori, e allora va bene la possibilità di accordarsi con il miglior offerente alla scadenza del contratto, ma dovrebbe essere previsto almeno un piccolo rimborso alle società. A noi è successo con Montolivo, al Milan con Donnarumma, ma bisognerebbe avere una visione un po’ più ampia». Tocca ai club di serie A, allora, smettere di litigare e trovare una strada condivisa. Vero, il business è il business, ma il calcio per sopravvivere ha bisogno anche di ritrovare cuore e passione.