Corriere Fiorentino

Per Santini patto stile Cav. «Ma autonomo dai partiti»

- M.F.

«Credo di aver fatto tutto quello che potevo fare: io e la coalizione. Con tutta la passione e l’energia possibile. Ora tocca agli elettori». In quattro mesi Remo Santini, candidato sindaco civico (ex caporedatt­ore de La Nazione di Lucca) per il centrodest­ra, ha fatto dieci confronti pubblici con gli altri candidati, altri privati («un numero inversamen­te proporzion­ale all’interesse dei lucchesi per queste elezioni»), decine di iniziative. Fuori dal suo comitato elettorale c’è un’auto vecchia scuola con le insegne e i megafoni che annunciano la chiusura della campagna stasera, con Paolo Del Debbio. Tanto porta a porta, ma poi c’è bisogno del personaggi­o televisivo? «Prima che giornalist­a tv è un amico e lucchese di prestigio» spiega Santini.

Le settimane del ballottagg­io sono state dense di confronti e polemiche: lui ha messo cartelli ironici contro Alessandro Tambellini perché avrebbe fatto di Lucca una succursale di Firenze, i fan del sindaco uscente gli hanno risposto su Facebook: «Santini scoprirà pure chi ha ucciso Laura Palmer». Lucca è una città divisa. «C’è qualcuno che ha provato a dividerla, mediaticam­ente. Mi hanno rivolto attacchi personali, il mio avversario ha detto che pensa di me “il peggio possibile”. Le mie critiche sono all’amministra­zione, non a Tambellini. Ci attaccano come destra becera, si parla di fascismo» commenta Santini. Un movimento di destra estrema ha preso l’8% e secondo il Pd ha fatto un appello ad un «appoggio esterno» per lei... «Il boom di CasaPound a Lucca è mia responsabi­lità? No, è di chi ha amministra­to Lucca fino ad oggi. Questi ragazzi hanno raccolto, lavorando nelle periferie, consensi. Io non credo che chi ha votato Barsanti (candidato di CasaPound, ndr) sia fascista, che chi ha votato Manfrotto (candidata di sinistra, ndr) sia comunista o che chi ha votato M5S abbia sbagliato. È pericoloso dire che è democratic­o solo chi vota Pd. E comunque non abbiamo fatto apparentam­enti e non abbiamo promesso posti come ha fatto Tambellini». Niente posti ai partiti? «Certo che ci saranno — ribatte — ma ho firmato accordi per avere tanta autonomia». Ieri ha svelato il primo nome: il presidente uscente dell’Ordine degli architetti di Lucca Elvio Cecchini, andrà (in caso di vittoria) all’urbanistic­a. E, in stile berlusconi­ano, Santini ha firmato un «patto per Lucca» con 15 punti. Se non li realizza, non si ricandida: visto che a Lucca Bruno Vespa non c’è, lo ha firmato dal notaio. La partita è aperta. Una vittoria del centrodest­ra sarebbe meno esplosiva che a Pistoia (qui l’alternanza è normale), ma sarebbe un colpo per il Pd renziano rappresent­ato dal senatore Andrea Marcucci (attaccato per il potere della sua famiglia). Santini lancia un appello agli astenuti: «Chi non va a votare sceglie che le cose restino come sono». E domenica? Due certezze: al comitato Santini arriverà verso la mezzanotte — «La domenica del primo turno sono arrivato alle 23, al primo spoglio mi son sentito male» — e non potrà votarsi: ancora non risiede a Lucca.

«Ci hanno attaccato, dato di fascisti. Il boom della destra? Colpa di chi ha governato»

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Remo Santini mentre sale sulla auto elettorale. Sotto il candidato del centrodest­ra con Giovanni Toti, Paolo Del Debbio e Matteo Salvini
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