«Dormire la notte è un diritto, chi ci governa però si è arreso»
Caro direttore, l’ennesima lettera al sindaco degli abitanti di piazza Indipendenza, da anni tormentati da schiamazzi notturni, tamburi, spaccio e prostituzione, si aggiunge al lungo elenco di richieste e proposte che da varie parti del centro richiamano le istituzioni al loro compito di proteggere i cittadini. Del resto, non è proprio il monopolio dell’uso legittimo della forza, al posto della legge della giungla, ciò che in primo luogo fonda e giustifica l’esistenza dello Stato?
Uno Stato che però in molti casi dà piuttosto uno spettacolo di debolezza, disattenzione, incapacità, propensione ideologica a non esercitare fino in fondo la doverosa fermezza verso chi viola le leggi. Eppure le analisi ci dicono che tutti i vari populismi europei sono sostenuti da una crescente richiesta di protezione. Vengono soprattutto evocati la paura dell’immigrazione, il terrorismo, la disoccupazione. Ma una parte non minore ce l’ha, con ogni probabilità, la sensazione che i prepotenti e i furbi di ogni specie rimangano quasi sempre impuniti. Sembra anzi che si sia sviluppata una forma di silenzioso parassitismo nei confronti dei cittadini corretti, la cui logica è questa: se la maggior parte di loro rispetta le regole e fa sì che la situazione non sia proprio intollerabile, perché sprecare tempo ed energie nel perseguire chi sgarra? E così per decenni ha pagato il canone tv a malapena il 60% degli utenti, i cosiddetti «fessi». Per decenni il 40% di chi viaggiava sugli autobus lo faceva senza biglietto. E così via. Quando si è cominciato a calpestare il diritto al riposo (e alla tranquillità delle proprie occupazioni), i cittadini non hanno più subito in silenzio. Dal canto loro le istituzioni hanno risposto come uno studente pigro e distratto durante l’anno, che di conseguenza arriva all’esame impreparato. Basti pensare che proprio mentre la liberalizzazione degli esercizi commerciali riempiva Firenze di locali aperti fino a tardi, il numero dei vigili addetti alla misurazione del rumore scendeva dai quindici del 2009 agli attuali tre. La polizia municipale, poi, organizza ancora i propri turni come quando le notti erano tranquille, sicché dopo le otto la sua presenza è minima e di notte è quasi impossibile ottenere un intervento proprio
Mentre la liberalizzazione riempiva Firenze di locali aperti fino a tardi, i vigili addetti alla misurazione del rumore passavano dai 15 del 2009 agli attuali 3
quando ce n’è più necessità. E la cauta decisione del Comune di innalzare da 56 a 58 anni l’età per impegnare un agente nel turno 18-24 ha innescato una serie di scioperi. Se si passa infine alle leggi, il quadro non migliora. Il disturbo alla quiete pubblica prevede, per chi esercita «un mestiere rumoroso» un’ammenda da 103 a 516 euro, a discrezione del giudice (magari dopo anni). Multe minime, dunque, e controlli rarissimi. In ogni caso, in attesa di una futura, indispensabile delocalizzazione della movida in aree dove non disturbi, almeno le norme esistenti andrebbero fatte rispettare sempre e tempestivamente, a cominciare dal numero massimo di decibel consentito. Senza paura di passare per autoritari e repressivi solo perché si vuole tutelare il bene inestimabile della civile convivenza.