FATTORE TEMPO
L’insistenza dell’applauso che ha salutato la relazione di Luigi Salvadori ha significato qualcosa di più di un apprezzamento per le parole con cui il presidente di Confindustria Firenze ha di fatto inaugurato il suo biennio alla guida di Via Valfonda. Quella insistenza è sembrata quasi un’invocazione a non rassegnarsi alle lentezze dell’Italia. Alle sue farraginosità legislative, amministrative, politiche. Ma era anche un incoraggiamento degli imprenditori ai loro rappresentanti nazionali e territoriali a giocarsi ogni carta, più velocemente possibile, per riportare il Paese nelle posizioni di testa del mondo industrializzato. E dare una spinta decisiva allo sviluppo anche di Firenze e del suo territorio. Senza che nessuno si culli in autocompiacimenti del tutto fuori luogo (che pur ci sono). È «tempo» la parola che ha fatto da filo conduttore all’assemblea di ieri, che si è svolta nel Salone dei Cinquecento, come simbolo della massima disponibilità a collaborare con le istituzioni. Il tempo, cioè il tempo che è scaduto. O che forse potrebbe ancora consentire un recupero di efficienza in extremis. Salvadori ha proposto di darsi scadenze semestrali come agenda di lavoro per cercare di chiudere pratiche aperte da anni in questa città: l’aeroporto, il nuovo stadio. Il metodo è convincente, ma tutto dipenderà dai risultati. Tra sei mesi capiremo se anche gli sforzi del nuovo presidente di via Valfonda saranno caduti nel vuoto. Il fattore tempo non riguarda però solo le infrastrutture o la modernizzazione della pubblica amministrazione, o la semplificazione legislativa. C’è un ritardo anche che tocca le imprese, soprattutto quelle più piccole, nel capire quanto l’innovazione sia essenziale per restare su mercati sempre più concorrenziali. Il rinnovamento richiede investimenti, in qualunque campo, ma anche e soprattutto la voglia di cambiare per restare al passo con i tempi. L’impresa 4.0 e la Firenze 4.0 non possono che nascere da una cultura 4.0. Cambiare ritmo. Ma anche le teste, quando serve .