In 50 mila per gli Aerosmith e cento agenti alle Cascine Stasera tocca a Eddie Vedder
Gli Aerosmith aprono la tre giorni. Niente auto dalle 9 alle 2, un centinaio di poliziotti nel parco
Giorgio ha il ventilatore incorporato nel cappellino — e gli è andata bene che l’hanno fatto passare ai cancelli — una canottiera con le corna sul petto, sandali a stelle e strisce e ha parcheggiato in piazza Bartali a Gavinana. «Non avevo capito di essere dall’altra parte della città, vengo da Genova». Sandra porta la parola «Aerosmith» scritta su tutto il corpo. Henry e Sarah vengono da Londra: «Tre giorni a Firenze: Uffizi, Firenze Rock sandpa nino sbrici olona» ridono contenti. Mike è della Pennsylvania ed era già qui in vacanza: «Mio padre mi raccontava sempre di Woodstock».
Le Cascine (chiuse al traffico dalle 9 alle 2 di notte) si riempiono già in mattinata per la prima delle tre giornate della Firenze Rocks alla Visarno Arena (in tutto sono attese 150 mila persone) inaugurata ieri dai Placebo e dagli Aerosmith. E che Steven Tyler sia in vena di affetto per questo tour di addio dalle scene si vede dal fatto che entra saltando sul palco e sfoggiando un grosso bacio a stampo col rossetto sulla guancia destra. Poi partono «Let the music do the talking» e su «Cryin’» si accendono le fiamme sui megaschermi e si alza il boato dei 50 mila. Nel corso della giornata blocco delle auto all’altezza del Teatro Puccini e dell’Opera, un po’ di inevitabile ingorgo; polizia municipale a deviare la viabilità a tutti e due gli ingressi e un centinaio di poliziotti all’interno del parco per controllare che tutto fili liscio. «Fortunatamente la situazione è tranquilla, almeno per ora», raccontano due agenti boccheggianti per il caldo a metà pomeriggio. A mezzo- giorno la prima ondata di ingressi: entrano circa 5 mila persone tutte insieme. «Ordinati e senza cose strane negli zaini», raccontano dall’entrata gialla, quella dove opera anche la sicurezza dell’adiacente sala bingo. «Diamo una mano», spiegano. Poi relativa calma fino alle 17 quando arriva la seconda ondata e il pratone da 50 mila posti inizia a riempirsi in attesa dei primi supporters. Il grosso degli spettatori è ancora all’ombra del vialone: «Non ci muoviamo fino ai Placebo, verso le 19, così sopravviviamo». Risate, gavettoni, innaffiamenti con la sistola per combattere l’afa, costumi e teli da mare, i ragazzi di Virgin Radio – media partner di Live Nation nell’organizzazione della tre giorni – a intrattenere il pubblico, mentre chi è riuscito ad accaparrarsi il posto per tempo si è messo a giocare al calcetto balilla, unica oasi di ombra, perché sotto il tendone degli sponsor, all’interno dell’arena.
L’unica lamentela, sempre la stessa, per «la schiavitù dei token» come la chiamano: il cambio dei soldi per gli acquisti all’interno del concerto «che quasi ci parrebbe di giocare a monopoli, se non fosse che nel cambio con questi soldi finti (un token uguale tre euro) se ne butta al vento parecchi di quelli veri». Rimane inevasa la curiosità professionale di uno dei ragazzi addetti al guardaroba esterno lungo le file dei metal detector: «Mi hanno detto che posso custodire solo zaini e borse, niente oggetti di valore — dice — ma molti hanno le macchine fotografiche, che sono proibite: non possono entrare dentro, non le possono lasciare qui fuori a me. Mi chiedono come risolvere il problema ma non ho una risposta convincente».