Muore Andrea, sua la battaglia per Gino il Giusto
Aprile 2010, piazza cardinale Elia Dalla Costa. Sul campanello un cognome importante, un pezzo di storia di Firenze e d’Italia. «Prego, si accomodi». La signora Adriana Bartali sorride gentile, il figlio Andrea fa strada. L’incontro era stato convocato per fare il punto sulla pratica aperta ormai da diversi anni allo Yad Vashem. Tante carte, ma una lacuna: l’assenza di testimonianze dirette sull’eroismo di Ginettaccio. Un requisito imprescindibile per il Memoriale di Gerusalemme, incaricato di attribuire il titolo di «Giusto» a chi salvò ebrei sotto il nazifascismo. «Lo devo a mia madre, voglio che questo titolo arrivi con lei in vita», disse il figlio, approfittando di qualche minuto di assenza di Adriana. Nel suo sguardo, speranza e determinazione.
È un vuoto incolmabile quello che lascia Andrea Bartali, figlio maggiore di Gino e Adriana, ricordato ieri con gratitudine dal sindaco Dario Nardella e dagli assessori Andrea Vannucci e Sara Funaro. Il primogenito di Gino, 75 anni, se ne è andato per via di una malattia contro cui ha combattuto a testa alta. E quando non ha potuto esserci fisicamente, come nel caso dell’ultimo Giro d’Italia, ha voluto che almeno la figlia Gioia fosse presente. Nel suo nome ha infatti portato un saluto alla squadra israeliana che poche ore prima della tappa di Ponte a Ema ha pedalato fino ad Assisi, la strada del coraggio più volte affrontata dal campione.
Era una vicenda che ad Andrea (i cui funerali si svolgeranno oggi nella Chiesa San Donato di Montefano, Macerata)
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stava particolarmente a cuore e a cui aveva dedicato tanti sforzi. A casa Bartali quel giorno si delineava quindi un progetto comune. Serviva una campagna di sensibilizzazione, soprattutto all’interno del mondo ebraico. Se qualcuno sapeva, se aveva storie e memorie da condividere, era quello il momento di parlare.
Prese avvio così una campagna quasi martellante, sul mensile Ucei Pagine Ebraiche. Ripetuti appelli, richieste di approfondimento. E al tempo stesso una ricerca sul campo, altrettanto intensa. «Gino Bartali, mio papà», pubblicato nel 2012 da Limina, è l’omaggio più bello di Andrea a Gino. Difficile invece il rapporto con i fratelli Luigi e Bianca Maria: lo scontro sulla gestione dei cimeli del padre è finito persino in tribunale (con sentenza sfavorevole ad Andrea). Soltanto una volta è stato possibile vederli tutti insieme, sorridenti. Accadeva nel novembre del 2013, nella sinagoga di via Farini, il giorno della consegna della medaglia dello Yad Vashem. Un piccolo miracolo, firmato Gino.