La pavonessa, Viareggio e il mostro di Loch Ness
Non fosse che per questo, la decisione della giunta comunale di Viareggio di introdurre nel laghetto dei cigni una coppia di pavones cristati è mal difendibile. E ancor meno difendibile è la pertinacia con cui la giunta ha perseverato nella scelta, nonostante gli appelli degli animalisti e alcuni campanelli d’allarme. Pur di uscire dall’angusto spazio riservatogli, il pavone maschio era addirittura svolazzato fuori della pineta; per evitare una nuova fuga, gli erano state tarpate le ali. E la sua consorte, finita nell’acqua, era stata salvata solo grazie all’intervento di alcuni passanti. Lunedì scorso la pavonessa, caduta di nuovo, è affogata. Sindaco e assessore sono stati indagati per concorso in maltrattamenti agli animali. E c’è chi reclama le dimissioni dell’ex assessora alla tutela degli animali Mei, che per prima aveva voluto l’inserimento di una coppia di pavoni nel laghetto appena restaurato, per riqualificare la struttura o, secondo i maligni, per farsi bella all’inaugurazione con le loro piume. Come spesso succede, dinanzi alla «pavoneide» i pareri sono discordi. C’è chi reclama giustizia sommaria e chi ritiene ipocrita l’accusa di maltrattamenti agli animali, in un mondo nel quale altre categorie di pennuti sono sottoposte a trattamenti ben più crudeli, per divenire paté o piumini. A Viareggio circola l’aneddoto di un turista che, letto su una civetta «Pavone morto, i primi indagati», ha chiesto chi fosse il signor Pavone ammazzato. E in via Fratti è comparsa la parodia di una locandina che recita: «Trovate morte dodici formiche, due bei, un burbiglione. Fbi indaga. Comune al setaccio». Sarcasmi a parte, è lecita una considerazione. Pare destino dei laghi distrarre da problemi più seri. Negli anni ’30 le emersioni del presunto mostro di Loch Ness aiutarono l’opinione pubblica a dimenticare le ombre che si allungavano sulla pace. Più modestamente, la vicenda dei pavones cristati rischia di far dimenticare altri problemi, dalla passeggiata abbandonata al degrado da piazza Mazzini al Principe, con i furgoni degli ambulanti del giovedì che finiscono quanto resta del vecchio arredo urbano, al viale Buonarroti divenuto un’arteria a scorrimento veloce, dalla sosta selvaggia sulle strisce alle risse in piazza Dante. Tutte cose di cui Viareggio non può andare orgogliosa, ora che l’unica ruota con cui può pavoneggiarsi è quella panoramica appena montata in prossimità del Molo.