LA CULTURA DELLO SVILUPPO
Da tempo Firenze, magari involontariamente, cerca una sua strada. Combattuta tra una storia gloriosa, divenuta troppo turistica, e una ambizione a essere altro, proiettata nel futuro, e nella certezza che il presente non la soddisfa. Ci provano le amministrazioni pubbliche, così come le categorie economiche, che non vogliono più essere solo organizzazioni sindacali e di servizio per le imprese. Ma questi temi non sono frutto di un dibattito continuo che porti a nuove soluzioni o nuove scelte. Ci sono dei lampi, che poi si spengono dopo l’evento che li ha generati. Firenze non riesce a decidersi su come vorrebbe essere e dove vorrebbe investire. Luigi Salvadori, presidente di Confindustria Firenze, nell’assemblea annuale dell’associazione ha annunciato 45 nuovi progetti, più 4 «flagship» (giusto per non usare sinonimi nazionali). In un’alleanza da sviluppare ogni sei mesi, tra tutti coloro che sono coinvolti nello sviluppo della città, su temi specifici. I primi sono l’aeroporto (chi l’avrebbe mai detto) e l’erigendo stadio, si presume dei Della Valle. Ma se si spremono tutti i concetti, l’essenza che cola è quella inevitabile: smettiamola di litigare e perdere tempo e facciamo qualcosa. Ogni ragionamento è sovrastato dalla definizione «4.0» (terminologia abusata e incomprensibile ai più).
I problemi complessi non hanno soluzioni semplici, e chi le propone inganna. Ma qualche considerazione si può fare. Cosa intendiamo per sviluppo? No, no, tranquilli non si vuole avviare qui il tormentone sulla decrescita felice o sui valori non monetari della felicità. Di sicuro uno sviluppo di grande rilievo deve avere una cornice, un insieme di valori. Che in Italia difettano. La citazione di Massimo D’Azeglio «Abbiamo fatto l’Italia ora facciamo gli italiani» mantiene intatto l’invito. Noi non sentiamo la nostra identità, ignoriamo il perché siamo diventati così, la nostra memoria storica arriva all’ultimo natale. Serve un orgoglio consapevole. Una identità da rivivere. Uno sguardo più lungo di un bilancio annuale. Qualcuno si è posto, per esempio, l’idea di cosa potrebbe fare per il nostro sviluppo l’Accademia della Crusca, sostenuta da tutte quelle forze che Salvadori vorrebbe intorno a un tavolo. L’italiano è nato prima dell’Italia. Vogliamo spiegare a tutti come e perché e quali valori ci sono dentro? Il nostro è patrimonio culturale, non turistico. Un popolo incolto sarà sempre succube di qualcuno e il suo sviluppo sarà un poco economico ma nulla di più. Il 4.0 si fa con la testa.