Gli amici tra no comment e confidenze «Troppe delusioni, non ci ripenserà» Dietro la scelta di Ddv
«Per quello che so, i problemi tra Della Valle e una parte dei fiorentini sono grossissimi, insuperabili. Penso proprio che l’epoca dellavalliana in viola sia ai titoli di coda».
Vittorio Feltri, direttore di Libero, simpatizzante viola fin dai tempi del primo scudetto («Mia figlia non a caso si chiama Fiorenza»), ma soprattutto amici di vecchia data dei Della Valle, non ha dubbi: la nota di lunedì scorso è figlia di qualcosa di più della semplice voglia di sfogarsi contro i contestatori. «Diego si è rotto i c...», continua Feltri, l’unico a evitare la pioggia di «no comment» arrivata da chi, abitualmente, frequenta i Della Valle. «L’ho visto venti giorni fa a cena e ho capito che era nero per quello che stava succedendo a Firenze. Siamo amici da una vita e quand’è a Milano per affari spesso mi chiama e mi invita a cena. Parliamo di tutto, di politica, affari, vita quotidiana. Di calcio invece pochissimo, perché il motore della Fiorentina è il fratello Andrea. Mi basta un attimo però per capire quando in Diego c’è qualcosa che non va: vi posso assicurare che ha le scatole piene di essere preso a male parole. Del calcio invece si era già disamorato da tempo: ecco perché penso che stavolta siamo arrivati a un punto dal quale sarà molto difficile tornare indietro».
Tra Calciopoli e le vane battaglie in Lega in effetti, l’allontanamento del proprietario viola dal mondo del pallone è evidente da anni. Le sue presenze al Franchi per esempio sono diventate sporadiche, così come i suoi interventi pubblici per parlare di Fiorentina. Colpa delle sentenze (di ieri l’ennesimo ricorso dell’ex presidente del Bologna Gazzoni contro i Dv) che descrissero i Della Valle come complici di Luciano Moggi e di quelle proposte rimaste inascoltate dal cosiddetto Palazzo (Ddv propose una serie di riforme tra cui la cosiddetta «Consob» del calcio, perché, come diceva lui stesso, «chi investe deve avere garanzie»).
«Diego nell’avventura viola ci ha perso dei bei quattrini sonanti e ha portato la squadra a grande livello, dove merita di stare una città come Firenze. Il pubblico fiorentino però non si accontenta mai e contesta in modo esagerato, sta dimostrando ingratitudine e così la situazione è precipitata. Fosse capitato a me avrei risposto per le rime e sarei andato avanti per la mia strada, fregandomene delle offese e delle conseguenze. Ma lui ha un altro carattere e finisce per farsi prendere dall’impulsività. E così, come un tempo nacquero i «vaffa» ai politici, ecco arrivare quelli per i tifosi».
«Non si può negare — aggiunge Feltri — che negli anni i Della Valle abbiano fatto degli errori, ma tutto sommato se togliamo la Juventus che vince tutto, le altre sono lì a raccattare le briciole. Se poi consideriamo realtà come il Bologna, per non parlare dei disastri di Milan e Inter, ecco che quello che è riuscita a fare la Fiorentina negli ultimi anni spicca ancora di più. La verità è che primeggiare nel calcio è quasi impossibile, specie in una città che l’ultimo scudetto lo ha festeggiato, ahinoi, negli anni ‘60. Tutto questo bofonchiare non lo approvo, ma visto il punto a cui siamo arrivati credo che ormai non ci sia altro da fare che salutarsi qui... Che fine farà la storia dello stadio nuovo? Bella domanda, non saprei proprio. Ma se dovesse arrivare un compratore serio, bisognerebbe ridiscutere tutto con lui».
Feltri però va anche oltre. E avverte: «Se credete che Della Valle ceda al primo avventuriero che passa dal Campo di Marte, vi sbagliate di grosso. Chi vuole davvero la Fiorentina deve cacciare i soldi che chiede Diego, perché lui non vende ciò che è suo per un cesto di frutta. È un imprenditore serio e capace e di sicuro i suoi affari ha dimostrato di saperli fare bene. Anche se qualcuno si ostina a credere il contrario».
Feltri Ho cenato con lui venti giorni fa, era stufo del fatto che la città con lui sia stata ingrata Non crediate però che venda per un cesto di frutta