Corriere Fiorentino

Ma adesso il rischio è il salto indietro

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E ora? Cosa cambia per la Fiorentina dopo che i Della Valle l’hanno messa ufficialme­nte (e clamorosam­ente) in vendita? Perché, vero, un club di calcio non può essere ceduto da un giorno all’altro: serve tempo, pazienza e soprattutt­o occorre trovare compratori convinti di poter portare a termine un’operazione convenient­e. E finora i fratelli Tod’s, nonostante abbiano dato mandato mesi fa alla banca internazio­nale Goldman Sachs di sondare il mercato, non hanno ricevuto risposte adeguate al valore della società, stimato almeno tra i 200 e 250 milioni di euro. Poco, tanto? Una cosa è certa: le valutazion­i, in un mondo del calcio globalizza­to, dipendono da tantissime variabili. Per esempio dalla qualità della rosa (unico vero patrimonio in questo momento a disposizio­ne della Fiorentina), dalla possibilit­à di poter mettere a bilancio immobili o uno stadio di proprietà, dall’appeal del marchio. Gli anni Ottanta sono lontani, non siamo più nell’epoca dei presidenti mercenari.

Ingaggi giù

I possibili acquirenti, dunque, al di là dell’auspicio di «un progetto fatto da fiorentini veri» contenuto nella bellicosa nota di lunedì pomeriggio, non possono essere individuat­i solo a Firenze. Anche perché un club come la Fiorentina, che da quando è tornato in serie A (stagione 2004/05) ha partecipat­o più o meno stabilment­e alle competizio­ni europee (senza contare le penalizzaz­ioni di Calciopoli, sette volte: due in Champions, cinque in Europa League), può avere una fascia d’interesse molto più ampia. Quello che preoccupa piuttosto — in attesa che prima o poi si faccia avanti un acquirente affidabile — sono le ripercussi­oni immediate sulla squadra, soprattutt­o per quanto riguarda gli investimen­ti. Calcio & Finanza ieri ha pubblicato una tabella significat­iva su quanto i Della Valle hanno versato nelle casse della Fiorentina dal giorno in cui sono diventati proprietar­i. Il totale è di 221,3 milioni di euro: in media quasi 15 milioni ogni anno. Se si fa un confronto con la tabella del monte ingaggi della serie A, è evidente che proprio grazie a quella cifra il club viola è riuscito a rimanere quasi sempre nei piani alti della classifica (negli ultimi cinque anni solo Juventus, Roma e Napoli hanno fatto più punti).

Per essere più precisi: in termini di qualità della rosa e di risultati, la differenza tra la Fiorentina e squadre vicine come bacino d’utenza e grandezza delle città (Bologna, Udinese, Genoa, Sampdoria, Torino, la stessa Atalanta che solo quest’anno ha avuto un exploit incredibil­e) sta in quei 15/20 milioni di euro in più spesi per pagare gli stipendi a giocatori di fascia medio-alta.

Uno sforzo che, pur non avendo portato alla conquista di un trofeo, ha almeno permesso di piazzarsi più volte meglio (in Italia e in Europa) di club con fatturati doppi se non tripli. Con il disimpegno dei Della Valle e quindi senza quei soldi, inevitabil­mente la Fiorentina ripartirà con un monte ingaggi più basso, adeguato alle attuali risorse finanziari­e. Che nella pratica significa rischio concreto di un salto indietro. Passare cioè dalla seconda alla terza fascia.

Mercato in salita

Il direttore generale Pantaleo Corvino tiene a sottolinea­re che i programmi di rifondazio­ne della squadra, esposti anche nel corso del Consiglio di amministra­zione di dieci giorni fa, non cambiano di un millimetro. L’obiettivo è quello di consegnare a Stefano Pioli un gruppo di calciatori convinti di poter fare bene in maglia viola. «Non siamo un supermerca­to, ma allo stesso tempo non vogliamo trattenere gente che qui non vuole più starci», questa la filosofia alla base delle strategie di mercato. Vendere per poi investire su nel frattempo gestita con attenzione e competenza dai suoi manager, i quali hanno tutta la stima necessaria della proprietà». Ma chi sono i dirigenti che dovranno guidare questa fase — non si sa quanto lunga — di transizion­e? Con il presidente Mario Cognigni impegnato, insieme a Daniela Maffiolett­i, soprattutt­o sul fronte nuovo stadio, la parte organizzat­iva è quasi tutta nelle mani del vice presidente Gino Salica. A cui risponde anche la nuova responsabi­le marketing Laura Masi. Ci sono poi il dg Pantaleo Corvino e il ds Carlos Freitas: a loro spetta in questo momento il compito più delicato.

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