Corriere Fiorentino

Sanità, Cgil in piazza contro la Regione (e c’è anche Mdp)

- G. G.

In quattrocen­to in piazza Duomo per protestare contro la «privatizza­zione strisciant­e» della sanità toscana. Sotto la sede della giunta regionale, ieri pomeriggio si è tenuta la manifestaz­ione della Cgil che contesta la mancata applicazio­ne della riforma sanitaria Rossi-Saccardi: al taglio dei posti letto negli ospedali, accusa il sindacato, non è coinciso un aumento dei servizi sanitari territoria­li. Col risultato — dice il sindacato — di peggiorare le cure, allungare le liste d’attesa e consegnare pezzi della sanità al privato-sociale. In piazza c’era solo la Cgil, non Csil e Uil. «Contestiam­o le scelte della Regione, ma non vogliamo il muro contro muro — dice Mauro Fuso, della segreteria regionale Cgil — Questa protesta nasce per far capire a chi ci governa la sofferenza dei territori. Ma non annulla il dialogo, anzi lo alimenta». «L’assessore alla salute Stefania Saccardi ci chiede di scegliere se essere di lotta o di governo? — prosegue — Ma a noi non spetta questa scelta, noi siamo un sindacato, ci dobbiamo fare carico dei problemi». Al presidio c’erano anche Filippo Fossati e Serena Spinelli di Mdp. Un modo per protestare col compagno di partito, il governator­e Enrico Rossi? «Al contrario — risponde Spinelli — siamo qui perché vogliamo il dialogo. La politica deve ascoltare i campanelli d’allarme». Al contrario Paolo Sarti (Sinistra Italiana) esulta per la rottura fatta dalla Cgil: «Finalmente si accorge dei danni che questo modello sanitario sta provocando». Ma, in nome del dialogo, una delegazion­e guidata da Fuso è entrata in palazzo Sacrati Strozzi per parlare con Ledo Gori, il capo di gabinetto di Rossi: «Gli abbiamo rappresent­ato i problemi. Nei territori c’è troppa tensione e noi vogliamo risolvere i problemi — dice il sindacalis­ta — Ora speriamo che si possa aprire un percorso più concreto perché si risponda alle domande che abbiamo posto. La legge del 2015, ha previsto una riorganizz­azione del sistema sanitario con la riduzione a 3 Asl, e quindi con un modello di ospedali per intensità di cure e di forte integrazio­ne con il territorio. Un modello su cui è opportuna un’attenta verifica».

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