«ORA TANTI APPELLI, MA PRIMA QUANTI
Caro direttore, vedo che si infittiscono gli appelli di autorevoli personalità del mondo dell’imprenditoria, e anche della Chiesa, per difendere l’identità di Firenze. Sono quasi dieci anni che il suo giornale mi onora di pubblicare qualche intervento come presidente della Associazione Borgognissanti. E sono interventi che dimostrano come questa nostra associazione sia stata premonitrice di fenomeni che per tutti dovevano suonare come campanello di allarme: minore sicurezza, abusivismo, degrado, accattonaggio, uso improprio di spazi pubblici, movida notturna incontrollata, mobilità urbana al collasso, Ncc e privati che nel centro storico impazzano a tutte le ore del giorno e della notte, periferie lasciate allo sbando, negozi storici e non che chiudevano a catena. A proposito degli Ncc leggo degli accorgimenti che vorrebbe adottare l’assessore Concia: con rispetto le dico che sono anni che la nostra Associazione ha denunciato questo fenomeno ed è solo al nostro costante impegno che piazza Ognissanti non è diventata un parcheggio abusivo di Ncc! Fummo i primi a chiedere una vigilanza costante da parte dei cittadini e delle Associazioni di strada a tutela delle nostre piazze e strade. Chiedevamo un presidio di vigilanza da parte delle istituzioni più stringente ed efficace. Chiedevamo una più efficace messa in opera di porte telematiche per decongestionare il centro storico dalla invasione delle auto private, con una campagna martellante su via Nazionale appoggiata dal suo giornale. Nel 2013 rispose a una mia lettera l’allora presidente di Confcommercio, che mi dette di visionario. Oggi mi pare che anche Confcommercio abbia accolto l’idea che la porta telematica in via Nazionale fosse quanto mai necessaria! I nostri appelli venivano però considerati come obiezioni da da «Cassandre». Era troppo importante «fare cassa» con quello che in quel momento tirava di più: il cibo. E allora avanti con le aperture di ristoranti, bar, bistrot, enoteche, cantine e cantinette spesso gestite da sprovveduti che magari avevano fatto fino al giorno prima l’imbianchino o il benzinaio. A forza di soffiare sul fuoco abbiamo sì incrementato il flusso turistico ma a quale prezzo? Quello che vediamo oggi: turismo mordi e fuggi, intolleranza per il rispetto delle regole, un degrado cresciuto in forma esponenziale (mai si era visto in una grande città un sindaco costretto a gettare acqua sui sagrati per impedire ai turisti i bivacchi), strade e piazze ridotte a dormitori a cielo aperto. Associazioni di categoria parlano oggi di «chiusura del centro storico». Il presidente di Confindustria dice che serve uno «sforzo comune per il rilancio complessivo della città sottraendola alla dittatura del turismo cialtrone». Il cardinale Betori sostiene che «la città ha bisogno di presenze vive, di una economia di relazioni che a partire dalle piccole cose sia in grado di creare sviluppo sociale e solidale». Ma perché allora tanti silenzi quando scattarono i primi allarmi? E potremo recuperare il tempo perduto? Spero di sì, ma per favore niente ipocrisia. Ha fatto comodo per anni questa situazione e non ritengo giusto che oggi si scarichi ogni responsabilità solo sull’attuale amministrazione comunale. Ognuno si faccia un bell’esame di coscienza, abbandoni logiche da lobby, e parliamo finalmente a cuore aperto di che cosa si può fare di buono per Firenze. Ultimo appello, ultima chiamata. Le lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a «Lungarno», Corriere Fiorentino lungarno delle Grazie 22 50122, Firenze Fax 0552482510