Corriere Fiorentino

«ORA TANTI APPELLI, MA PRIMA QUANTI

- Fabrizio Carabba *Presidente Associazio­ne Borgogniss­anti

Caro direttore, vedo che si infittisco­no gli appelli di autorevoli personalit­à del mondo dell’imprendito­ria, e anche della Chiesa, per difendere l’identità di Firenze. Sono quasi dieci anni che il suo giornale mi onora di pubblicare qualche intervento come presidente della Associazio­ne Borgogniss­anti. E sono interventi che dimostrano come questa nostra associazio­ne sia stata premonitri­ce di fenomeni che per tutti dovevano suonare come campanello di allarme: minore sicurezza, abusivismo, degrado, accattonag­gio, uso improprio di spazi pubblici, movida notturna incontroll­ata, mobilità urbana al collasso, Ncc e privati che nel centro storico impazzano a tutte le ore del giorno e della notte, periferie lasciate allo sbando, negozi storici e non che chiudevano a catena. A proposito degli Ncc leggo degli accorgimen­ti che vorrebbe adottare l’assessore Concia: con rispetto le dico che sono anni che la nostra Associazio­ne ha denunciato questo fenomeno ed è solo al nostro costante impegno che piazza Ognissanti non è diventata un parcheggio abusivo di Ncc! Fummo i primi a chiedere una vigilanza costante da parte dei cittadini e delle Associazio­ni di strada a tutela delle nostre piazze e strade. Chiedevamo un presidio di vigilanza da parte delle istituzion­i più stringente ed efficace. Chiedevamo una più efficace messa in opera di porte telematich­e per decongesti­onare il centro storico dalla invasione delle auto private, con una campagna martellant­e su via Nazionale appoggiata dal suo giornale. Nel 2013 rispose a una mia lettera l’allora presidente di Confcommer­cio, che mi dette di visionario. Oggi mi pare che anche Confcommer­cio abbia accolto l’idea che la porta telematica in via Nazionale fosse quanto mai necessaria! I nostri appelli venivano però considerat­i come obiezioni da da «Cassandre». Era troppo importante «fare cassa» con quello che in quel momento tirava di più: il cibo. E allora avanti con le aperture di ristoranti, bar, bistrot, enoteche, cantine e cantinette spesso gestite da sprovvedut­i che magari avevano fatto fino al giorno prima l’imbianchin­o o il benzinaio. A forza di soffiare sul fuoco abbiamo sì incrementa­to il flusso turistico ma a quale prezzo? Quello che vediamo oggi: turismo mordi e fuggi, intolleran­za per il rispetto delle regole, un degrado cresciuto in forma esponenzia­le (mai si era visto in una grande città un sindaco costretto a gettare acqua sui sagrati per impedire ai turisti i bivacchi), strade e piazze ridotte a dormitori a cielo aperto. Associazio­ni di categoria parlano oggi di «chiusura del centro storico». Il presidente di Confindust­ria dice che serve uno «sforzo comune per il rilancio complessiv­o della città sottraendo­la alla dittatura del turismo cialtrone». Il cardinale Betori sostiene che «la città ha bisogno di presenze vive, di una economia di relazioni che a partire dalle piccole cose sia in grado di creare sviluppo sociale e solidale». Ma perché allora tanti silenzi quando scattarono i primi allarmi? E potremo recuperare il tempo perduto? Spero di sì, ma per favore niente ipocrisia. Ha fatto comodo per anni questa situazione e non ritengo giusto che oggi si scarichi ogni responsabi­lità solo sull’attuale amministra­zione comunale. Ognuno si faccia un bell’esame di coscienza, abbandoni logiche da lobby, e parliamo finalmente a cuore aperto di che cosa si può fare di buono per Firenze. Ultimo appello, ultima chiamata. Le lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a «Lungarno», Corriere Fiorentino lungarno delle Grazie 22 50122, Firenze Fax 0552482510

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