Stop del Tribunale allo sbarco degli arabi a Sammezzano
Storia infinita
Tutto da rifare su Sammezzano? Dopo l’asta del 9 maggio scorso, in cui era stata presentata un’unica offerta di acquisto per il castello da parte della Helitrope Limited di Dubai, il Tribunale fallimentare di Firenze ha bloccato l’assegnazione provvisoria alla società degli Emirati Arabi. Ha infatti accolto il ricorso della società Kairos che aveva proposto, fuori asta, una cifra maggiore rispetto a quella degli arabi (15,6 milioni di euro contro 15,4). I dettagli non sono per ora noti, il provvedimento del giudice deve ancora essere depositato: in particolare non è chiaro se il Tribunale abbia deciso di assegnare il castello a Kairos, in base all’offerta maggiore, oppure se, più probabilmente, abbia stabilito che la procedura debba ricominciare daccapo.
Il ricorso della Kairos srl si basava anche sul fatto che l’azienda nei mesi scorsi aveva acquisito parte delle situazioni debitorie della fallita Sammezzano Castle. La possibilità, quindi, di veder nascere un resort a Sammezzano rischia di subire una brusca frenata. Il fortino medievale, completamente riprogettato a metà Ottocento da Federico Panciatichi Ximenes tanto da trasformarlo in un castello orientaleggiante, secondo le disposizioni della soprintendenza non può ospitare più di una quindicina di suites, oltre a ristoranti e sale comuni, perché le stanze non possono essere frazionate.
Ma la proprietà comprende altre 12 strutture non altrettanto vincolate e enormi spazi che potrebbero ospitare attività sportive. «Oggi è un bel giorno», aveva detto il sindaco di Reggello, Cristiano Benucci, il 9 maggio scorso, salutando l’offerta d’acquisto della Helitrope Limited, la cui busta era stata aperta nello studio fiorentino del notaio Barbara Pieri Il castello di Sammezzano di origine medievale riprogettato in stile Orientale nell’Ottocento da Federico Panciatichi Ximenes alla presenza del titolare della società araba, Puneet Shahani, legato a doppio filo agli sceicchi del Qatar, gli Al Thani.
Con lo stop all’assegnazione provvisoria, dovrà anche tornare a Shahani la caparra da un milione e mezzo di euro che era stata versata all’indomani dell’asta.