Corriere Fiorentino

«Io, la bambola, le fiaccole Ma adesso aspettiamo il simbolo della rinascita»

- Mauro Bonciani

«Ho un’immagine che mi torna in mente ogni volta che penso a quel tragico giorno. Io che cammino sulle macerie, accanto a me Giovanni Spadolini, e che trovo una bambola di pezza tra i calcinacci. Era la bambola della piccola Caterina, di soli due mesi: la presi, la spolverai, e la detti ai vigili del fuoco perché la consegnass­ero ai familiari dei Nencioni». Giorgio Morales, il 27 maggio 1993 era sindaco di Firenze.

«Ero a casa e dormivo — la bomba scoppiò alle 1,04 — quando fui chiamato dal mio capo di gabinetto, che mi passò il prefetto. “Sindaco — mi disse — c’è stata una esplosione agli Uffizi, forse una fuga di gas da una bombola”, così decisi di andare subito lì. Chiesi al capo di gabinetto che mi mandasse la macchina con l’autista e poco dopo arrivai». Morales fa una pausa e continua. «Lo spettacolo era tremendo, le fiamme altissime, non ci si poteva avvicinare, c’era fumo dappertutt­o ed i vigili del fuoco erano già in azione, mentre stavano arrivando da più parti i mezzi di soccorso e c’erano in strada il prefetto Mario Iovine ed il questore Agostino Bevilacqua. È stata una notte terribile, lunghissim­a, resa ancora più tragica quando arrivò Franco Scaramuzzi, presidente dell’Accademia di via dei Georgofili, disperato: sapeva che nella torre abitava la famiglia Nencioni, cosa che tutti ignoravamo, anche io che pure conoscevo il bravo vigile Fabrizio Nencioni, e ci chiese subito loro notizie... E non posso dimenticar­e il momento in cui un pompiere uscì dai resti della torre con un fagottino bianco in mano, la piccola Caterina, di due mesi appena, che purtroppo era già morta. Fu sconvolgen­te e poi la notte continuò tra lo sgomento e lo stupore, mentre ci chiedevamo se davvero fosse stata una fuga di gas, fino all’alba. Finché non fu chiaro che tutta la famiglia Nencioni era stata massacrata e fu ritrovato anche il corpo dello studente Dario Capolicchi­o».

Morales, in quelle ore parlò con la direttrice degli Uffizi, Annamaria Petrioli Tofani che gli fece una prima descrizion­e del disastro, delle devastazio­ni alla Galleria e al Corridoio Vasariano, e la mattina andò in Procura, dove c’erano il procurator­e capo Pier Luigi Vigna e il sostituto Gabriele Chelazzi, che nella notte era stato in via dei Georgofili. «Mi videro e mi dissero all’unisono “Li prenderemo, li prenderemo!”. Non c’era dubbio nella loro determinaz­ione che avrebbero scoperto coloro che avevano messo la bomba, era già chiaro che non era stata una esplosione accidental­e, ma un atto terroristi­co. Poi decisi, assieme a Cgil, Csil e Uil di organizzar­e la manifestaz­ione con la fiaccolata che si tenne pochi giorni dopo, il 2 giugno».

«Fu una grande emozione — il filo dei ricordi non si ferma — e io ero lì, con il gonfalone della città, con tutta Firenze, migliaia di fiaccole, più di 100 mila persone in piazza Signoria per dire no alla violenza e la terrorismo. Alle 1,04, l’ora in cui era scoppiata la bomba, iniziò a suonare la Martinella seguita dal campanone del Duomo: il potere civile e religioso si univano, sopra il silenzio assoluto. Poi io lessi ad alta voce i nomi delle cinque vittime, senza fare alcun discorso che sarebbe suonato solo retorica, e ci fu un applauso infinito, non per me, ma per la città, per il gonfalone, per le vittime». L’ex sindaco racconta poi della valanga di messaggi arrivati da tutto il mondo, delle offerte di aiuto, delle rete di solidariet­à che scattò immediata, della sicurezza rafforzata in città, della goia della riapertura a tempo di record degli Uffizi, «con centinaia di ragazzi che da tutto il mondo fecero la fila per non perdere l’evento, quasi come gli angeli del fango nel 1966, quasi come “angeli della bomba”».

Poi Morales conclude: «Passammo dallo sgomento e dal terrore alla commozione, poi alla rezione civile, alla mobilitazi­one contro la violenza e per la difesa del nostro patrimonio culturale: il restauro dell’ultimo quadro ferito dalla bomba mafiosa dei Georgofili sarà un altro simbolo di rinascita».

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 ??  ?? Giorgio Morales, con Giovanni Spadolini, con in mano la bambola ritrovata tra le macerie e che appartenev­a alla piccola Caterina Nencioni Sopra la fiaccolata dei 100 mila in piazza Signoria
Giorgio Morales, con Giovanni Spadolini, con in mano la bambola ritrovata tra le macerie e che appartenev­a alla piccola Caterina Nencioni Sopra la fiaccolata dei 100 mila in piazza Signoria

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