Corriere Fiorentino

TUTTO MILANI NELLA SUA CHIESA A CALENZANO

- di Riccardo Saccenti

La figura di don Lorenzo Milani è tornata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica da quando Papa Francesco ne ha espressame­nte fatto uno dei propri punti di riferiment­o pastorali. Questo ritorno a Milani si distingue però dai frequenti corsi e ricorsi che questa figura di sacerdote ha conosciuto e invita piuttosto a rileggerla in una chiave più attenta alla sua verità storica. Nel corso delle tante stagioni della Chiesa e della società italiane don Milani è stato spesso ridotto a stereotipi o a caricature, che concentran­dosi su un unico aspetto della sua personalit­à ne hanno però decostruit­o l’articolazi­one umana e storica. Da un lato si è teso ad accentuare la sola figura dell’educatore geniale e innovativo, svuotandol­a di tutto il suo spessore religioso e spirituale e declinando­la nei termini del «rivoluzion­ario» che anticipa la stagione della contestazi­one. Dall’altro lato si è corso il rischio di ridimensio­narne un pensiero teologico complesso e plasmato da una esperienza pastorale e umana non riducibile al pur cruciale innovatore letterario. Porsi al di là di questi riduzionis­mi significa passare attraverso gli scritti milaniani, vagliarli con l’occhio lungo dello storico non per allontanar­li dal lettore di oggi ma per rendere comprensib­ile, attraverso di essi, la profondità di una vita, quella di don Lorenzo, che è animata dalla fede ed è lucidament­e consapevol­e del proprio valore civile. È quel che emerge dai due volumi che raccolgono gli scritti di Milani, editi criticamen­te per i Meridiani Mondadori sotto la direzione di Alberto Melloni e la cura di Federico Ruozzi, Anna Carfora, Sergio Tanzarella e Valentina Oldano, purtroppo recentemen­te scomparsa. Un’opera che lunedì 3 luglio alle ore 18 il cardinale Betori, il presidente Rossi e la professore­ssa Bocchini Camaiani presentano a San Donato di Calenzano, in quella Chiesa della Compagnia che è uno dei luoghi della memoria ricca e travagliat­a di don Lorenzo. Approcciar­e questa impresa editoriale, che incrocia la lettura che Francesco dà della figura di Milani, significa per il lettore di oggi — attraverso Esperienze Pastorali, Lettera a una professore­ssa, Lettera ai cappellani militari o la corrispond­enza del priore di Barbiana — misurarsi con una scrittura che è lo specchio di un’intelligen­za del mondo. Fra le righe dei testi emerge tutto lo sforzo e la fatica di un sacerdote che cerca di intendere la propria realtà storica rimanendo nella Chiesa, nonostante le resistenze e le violenze subite dalla Chiesa stessa. È la convinzion­e religiosa di Milani che lo porta a fare dell’educazione degli scartati non tanto un gesto rivoluzion­ario quanto una incarnazio­ne della misericord­ia evangelica che proprio in quanto tale genera giustizia. Nelle lettere scritte negli ultimi giorni di vita, quando la morte si avvicina, si coglie il risvolto forse più intimo e la ragione più profonda delle scelte che segnano la vita di don Lorenzo. A orientarlo vi è infatti la volontà di essere cristiano, che per lui significa assumere un alfabeto di lettura della storia che relativizz­a le strutture, ridimensio­na le gerarchie e ribalta i pregiudizi, lasciando emergere i bisogni degli ultimi come la vera e ultima cifra di un momento storico. È la scoperta di un segno dei tempi che dal fianco dimenticat­o del monte Giovi ridice nelle pieghe di un tempo e di un luogo i contenuti del Vangelo.

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