No-calzini
Massa, il duello al veleno Giubilaro-Barani
«Una parentesi comica in una vicenda che di comico purtroppo ha veramente poco. Soprattutto se l’autore di queste accuse ridicole è chi, in Parlamento, due anni fa ha fatto quello spregevole gesto sessista all’indirizzo di una senatrice. Lui sì che ha infangato solennità e decoro di una istituzione come il Parlamento, il luogo sacro più alto della democrazia». Aldo Giubilaro, il procuratore capo di Massa, finito al centro di un’interrogazione al ministro della Giustizia e della Difesa per i calzini non indossati durante una conferenza stampa, risponde per le rime al suo accusatore, il senatore Lucio Barani, verdiniano di Ala, che partendo dall’arresto dei carabinieri della Lunigiana per una storia di pestaggi e violenze, era arrivato a contestare il comportamento del pm «mediatico» che non aveva dato «una buona immagine dell’amministrazione della giustizia» mostrando «un atteggiamento sornione di soddisfazione» oltre a «un abbigliamento poco consono, in particolare per l’assenza di calzini».
In un’auto-intervista scritta e poi consegnata ai giornalisti, convocati ieri nel suo ufficio, il procuratore Giubilaro ricorre all’ironia per mettere all’angolo il suo accusatore. «Allora dottor Giubilaro — gioca a farsi le domande e a darsi le risposte, alla Marzullo maniera — questi calzini li mette o non li mette? Sa che ha messo in subbuglio l’Italia intera e che è stata fatta addirittura un’interrogazione parlamentare sui suoi calzini? Sa che senza calzini non ha dato una buona immagine della giustizia?». Ironia nelle domande, serietà nelle risposte: «Non sono stato certo io a creare il caso — si risponde Giubilaro — quella dei carabinieri della Lunigiana è una vicenda molto delicata sotto il profilo umano, per gli indagati, per l’Arma, preoccupata per i suoi militari sotto inchiesta e per le ripercussioni agli occhi dell’opinione pubblica, per la gente di Aulla comprensibilmente in ansia i riflessi sulla sicurezza. Colpisce che a fronte di un caso del genere c’è chi va a preoccuparsi dei calzini del procuratore e ne faccia addirittura oggetto di un’interrogazione. Basta vedere i commenti della stampa e quelli sui social: molto più che coloriti. Tutti concordi nel rilevare che c’è ben altro di più serio nel nostro Paese di cui occuparsi. Specialmente da parte di un rappresentante ai massimi livelli delle istituzioni. Non sono una giacca e una cravatta, spesso neppure di buon gusto, a dare una buona immagine della giustizia».
E poi, continua, proprio il senatore Barani, «non può ergersi a giudice di bon ton e buone maniere». Lui, autore durante una seduta parlamentare, di quel gesto osceno che ha provocato «una condanna unanime e il disgusto di centinaia di persone sui social». Lui che vuole farsi depositario del verbo in fatto di correttezza, affonda Giubilaro, e che invece è finito in una vicenda giudiziaper
La replica/1 Vicenda comica, lui sì che due anni fa ha infangato le istituzioni con un gesto sessista
ria che racconta ben altro: «Benché sia stato di recente assolto dall’accusa di aver riscosso rimborsi non dovuti dal Comune di Villafranca Lunigiana, all’epoca in cui era sindaco, il tribunale ha dato atto che non aveva diritto a quei soldi perché si trattava di spese personali che non dovevano essere addebitate all’amministrazione comunale. Sono parole della sentenza — spiega il procuratore di Massa — che parla anche di una gestione con eccessiva disinvoltura e scarsa oculatezza delle risorse pubbliche di cui il sindaco aveva la disponibilità, sì da addebitare alla collettività costi che avrebbe dovuto sopportare in proprio. Altro che correttezza».
L’interrogazione, conclude Giubilaro nella sua auto-intervista, «mi lascia indifferente come magistrato ma come cittadino mi dà senso di tristezza. Iniziative ridicole come queste non fanno che aumentare la distanza tra noi, gente comune, e la classe politica, a danno della tenuta del nostro Paese. È evidente che di tutta la vicenda della Lunigiana al senatore non importa assolutamente nulla, dal momento che il suo personalissimo scopo è solo mettere in cattiva luce il procuratore con la ridicola storia dei calzini, attribuendo un falso, inesistente atteggiamento sornione di soddisfazione, perché questa dei carabinieri di Aulla è una vicenda delicata e seria per prendersene gioco per ragioni personali».
La replica/2 L’atto parlamentare mi lascia indifferente come magistrato ma come cittadino mi rattrista