Corriere Fiorentino

Il flop degli artigiani sul web

Nel 2015 l’apertura della piattaform­a «Made in Italy». Dopo un inizio super, il crollo. Il colosso Usa: credeteci ancora A due anni dal patto Comune-Amazon solo il 5 per cento continua a vendere on line

- Passanese

L’artigianat­o fiorentino è in crisi, con un calo del 50% degli artigiani in Oltrarno e neppure internet risolve i problemi. E anche la vetrina globale «Made in Italy» del colosso del e-commerce Amazon per molti artigiani di Firenze si è rivelata un flop, tanto che hanno abbandonat­o il portale. «Bisogna crederci al 100% e capire come realmente funziona questo canale», dice però Giulio Lampugnani di Amazon Italia.

L’artigianat­o fiorentino è in crisi: a dirlo è uno studio della Cna, Indagine Oltrarno, che rileva come, negli ultimi dieci anni, il 50% delle piccole ditte individual­i di San Niccolò, Santo Spirito e San Frediano abbiano tirato definitiva­mente giù il bandone. Un crollo inarrestab­ile e che continua con un ritmo del meno 5% all’anno. E anche la vetrina globale «Made in Italy», che avrebbe dovuto proiettare nel mondo le botteghe fiorentine, per molti artigiani alla fine si è rivelata un flop.

A dirlo sono gli stessi protagonis­ti che oggi giudicano «deludente» la piattaform­a per l’ecommerce promosso da Palazzo Vecchio e da Amazon. Nel 2015 il colosso del web — che può contare su quasi 300 milioni di clienti sparsi in tutto il mondo — scelse Firenze per lanciare il maxi negozio virtuale «Made in Italy». L’idea era nata durante la campagna elettorale del sindaco Dario Nardella per dare una risposta alle decine di botteghe (in particolar in Oltrarno) in difficoltà per la crisi e per un centro storico sempre meno accessibil­e: un’opportunit­à che ha spinto molti artigiani a innovarsi per vendere le proprie eccellenze on-line senza confidare sui turisti di passaggio. Per alcuni di loro, però, quella «svolta» non c’è mai stata: è il report di Cna a metterlo nero su bianco.

«Il 67% delle imprese — si legge — utilizza strumenti digitali. Tra questi il preferito è Facebook. Quasi nessuno invece ricorre più alla vetrina di Amazon». E il motivo è semplice: se per i primi sei mesi dal lancio di «Made in Italy» gli affari sono andati a gonfie vele — grazie alla promozione del Comune e all’algoritmo di Amazon che consentiva agli annunci delle imprese fiorentine di apparire nelle prime pagine — poi, vendite e visibilità hanno subito una brusca battuta d’arresto. «La collaboraz­ione con Amazon è stata una buona occasione offerta alle nostre imprese artigiane per promuovere i propri prodotti d’eccellenza — commenta Franco Vichi, direttore generale di Cna Firenze — Detto ciò, ci sono stati i problemi che non hanno aiutato. Pensiamo che Amazon non possa essere la vetrina ideale per gli artigiani che avrebbero bisogno di più spazio per farsi conoscere». Ma Palazzo Vecchio non si è dato per vinto e negli ultimi mesi ha provato a mettere in campo altri progetti, come i corsi di formazione gratuiti per web e social, i tour nelle botteghe e la promozione delle aziende. «Il Comune di Firenze — spiega l’assessore allo sviluppo economico Cecilia Del Re — ha messo in contatto Amazon con le associazio­ni di categoria e con Promo Firenze. Nei primi 6 mesi dal lancio della vetrina l’iscrizione per gli artigiani al portale è stata gratuita, per questo le vendite, in quel periodo, hanno avuto un picco». A spiegare come funzionino le cose su Amazon ci pensa il responsabi­le dei servizi commercial­i, Giulio Lampugnani: «Conosco molti casi di artigiani fiorentini che hanno avuto una crescita veloce. Quando abbiamo aperto “Made in Italy” avevamo appena 150 piccole imprese e pochi prodotti. Oggi siamo a 500 artigiani e più di 50.000 proposte». Per quanto riguarda la visibilità, Lampugnani aggiunge che «Amazon non favorisce nessuno ma c’è un algoritmo che inserisce nei primi posti e nelle prime pagine le creazioni più popolari. Consiglio agli artigiani di non scoraggiar­si e di investire continuame­nte sulla propria vetrina. Oltretutto se non vendi nulla non paghi nulla dunque bisogna crederci al 100% e capire come realmente funziona questo canale».

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