«Bye bye Firenze, ora sei un po’ più a stelle e strisce»
La console Abigail Rupp parte dopo tre anni, ecco il suo bilancio
Il primo luglio 2014 sbarcava a Firenze Abigail Rupp. Domani, alla vigilia dell’Independence day passerà il testimone a Benjamin V. Wohlauer, marito della console generale Usa a Napoli, Mary Ellen Countrymen, a Firenze dal 2008 al 2011. Poi Rupp partirà per la Romania.
La sua permanenza a Firenze sta per Finire. Le dispiace?
«Sono molto triste, ieri sono trascorsi esattamente tre anni dal mio arrivo e sono volati. Ma è la vita diplomatica».
Qual è il suo bilancio? Firenze per lei è stata una scoperta o una conferma?
«Questa città è stata parte del mio primo viaggio fuori dagli Usa a 16 anni e quel viaggio fu una delle ragioni che mi hanno portata a fare il diplomatico. Ciò che mi colpisce è il suo essere radicata nella storia, ma ancora con uno spirito di inventiva e creatività».
In questi anni è stata più volte sotto i riflettori, anche grazie alla presidenza del consiglio di Matteo Renzi che ha portato qui eventi di respiro internazionale. La città può stare sulla grande ribalta? E cosa le manca?
«Firenze sta tornando ad essere il centro del dialogo internazionale. Dal bilaterale con Angela Merkel al primo G7 della Cultura della storia ai forum dei sindaci ispirati da La Pira. Credo che le criticità ci siano, a partire da un centro storico di dimensioni limitate con difficoltà sui trasporti. Si cerca un equilibrio fra il favorire l’attività quotidiana e l’incoraggiare il turismo, ma penso che Firenze abbia dimostrato di reggere a questo tipo di eventi».
Ecco, il centro storico, a molti sembra diventato inospitale per chi ci vive e per chi lo visita. Ha ricevuto lamentele?
«Qui ci sono un milione di turisti Usa ogni anno, 6 mila studenti e 80 mila residenti. Parte della nostra responsabilità è far sì che abbiano le informazioni di cui hanno bisogno quando viaggiano. Una cosa che spieghiamo, per dire, è come usare i bus, partendo dal fatto che qui il biglietto si compra prima di salire. Ma alla fine il motivo per cui Firenze continua ad avere tanti turisti è che davvero rende l’esperienza accogliente».
Qui ha sede il colosso Usa General Electric Oil&Gas, il Pignone. A che punto sono i rapporti economici fra Toscana e Usa?
«L’export è cresciuto ogni anno, in certi casi di più del 10%. Ge lo scorso anno qui ha annunciato investimenti per altri 600 milioni di dollari. Le aziende vengono qui perché trovano un supporto da Comune e Regione, che hanno creato un unico ufficio cui rivolgersi. Ma anche in senso inverso: penso a Sofidel (gigante lucchese della carta, ndr) che di recente ha aperto due nuove sedi negli Usa. E per le piccole e medie imprese c’è il programma “Select Usa”, una fiera con le opportunità di investimento in ogni stato».
Qualche mese fa il patto sul commercio, il Ttip, è naufragato. Il presidente Trump ha annunciato misure protezionistiche su beni stranieri simbolici, si è parlato della Vespa. La Toscana cosa deve aspettarsi?
«L’amministrazione sta guardando con attenzione ai rapporti commerciali bilaterali per accertare che gli esportatori americani vengano trattati in maniera equa. Il commercio internazionale prevede misure di penalizzazione fiscale ma nessuna è stata fino ad ora apposta su beni italiani».
La mattina dell’elezione di Trump lei disse: «Non ho paura». Sotto il consolato alcuni cittadini americani manifestarono contro il neopresidente. Li ha incontrati?
«Non ho avuto modo di incontrarli, ma parlo continuamente con membri della nostra comunità. È un momento di sfide per l’America: c’è un dialogo molto pubblico su quelle che dovrebbero essere le priorità del nostro Paese, su cosa il nostro governo debba concentrarsi, su quali politiche debbano essere prioritarie. Credo sia importante. Io ho giurato fedeltà alla Costituzione e rappresento il governo ma sono anche una cittadina e credo molto nel potere dell’individuo».
Vedendo da qui il suo Paese pensa che si esaurirà il clima di scontro sul presidente?
«Credo che l’attenzione sul presidente ci sarà sempre. Il lavoro della diplomazia cambia un po’ in base a chi è il presidente ma il grosso di ciò che facciamo continua a essere lo stesso».
Durante il suo recente viaggio era previsto che il past president Obama venisse a Firenze per giocare una partita segreta a basket con un amico che lavora qui, immagino lei lo sapesse
Poi però non è venuto. Una delusione...
«L’ex presidente era in vacanza, ospite dell’ex ambasciatore Phillipps, cercava un momento privato. Eccetto la visita a Siena è rimasto nel resort, ha giocato a golf. Niente basket sfortunatamente, ma anche visto l’incontro con Renzi a Milano non sarei sorpresa se al prossimo viaggio Barack e Michelle venissero qui».
Il consolato che lei ha guidato fino ad oggi è uno dei tre consolati non onorari rimasti a Firenze. Negli anni passati si sono rincorse voci sulla sua chiusura. Possiamo stare tranquilli?
«In qualsiasi settore governativo di garanzie non ne esistono ma non ho sentito discussioni sulla chiusura di questa sede ultimamente. Anzi siamo orgogliosi di essere qui da ormai 70 anni e spero che potremo restarci».
Cosa ricorderà di più di Firenze nel bene? E tra i difetti?
«Ciò che apprezzo di più è la possibilità di averla vissuta da cittadina, di essermi fatta degli amici. I nostri figli frequentano scuole locali e sono quasi convinti di essere italiani. È difficile trovare qualcosa di negativo: sono cresciuta in periferia, e per me è stata la possibilità di vivere di nuovo in una città, dopo San Pietroburgo, che fra l’altro si considera la fonte della lingua russa, come Firenze con Dante».
L’abbiamo vista all’Opera di Firenze, ma la lirica non è la sua passione musicale principale, è così?
«Amo il rock e sono una fan dei Rolling Stones. Suoneranno a Lucca presto e tornerò, per fortuna la Romania non è lontana. Sono stata al concerto degli Aerosmith una settimana fa». Ha un suo luogo segreto qui? «La Farmacia di Santa Maria Novella». Un messaggio ai fiorentini?
«Grazie per avermi fatta sentire a casa. Grazie a nome dei milioni di americani che avete accolto. Le persone vengono a Firenze per visitarla ma tornano e restano perché trovano una connessione con la città».
Trump È importante il forte dialogo pubblico su di lui, così come la libertà di manifestare Obama Non è passato da Firenze, ma cercava solo relax Penso che un’altra occasione ci sarà presto