Cartoline dalla costa
A Talamone il Bagno delle Donne vietato agli uomini durante il fascismo: per conoscersi si doveva nuotare Qui nel ‘54 Kirk Douglas affrontò l’ira di Polifemo nei panni di Ulisse E tutto è rimasto quasi come allora
Sotto la Rocca di Talamone, il Bagno delle Donne dove recitò Kirk Douglas
Gli ombrelloni e le sdraio verdi del Bagno delle Donne che si trova sotto la Rocca Aldobrandesca a Talamone
Solo per caso fu scelta quella piccola insenatura sotto la Rocca Aldobrandesca di Talamone: la nave di Ulisse era ormeggiata vicina allo Scoglio del Leone, quando la figura di Polifemo, furibondo e sanguinante dal suo monocolo, apparve minacciosa sulla rupe dove sarebbe stata costruita la discoteca Rocky, poi trasformata nell’Hotel Capo d’Uomo. Ulisse, interpretato da Kirk Douglas, sbeffeggiò il ciclope, mentre il regista Mario Camerini ebbe cura di non ripetere l’errore commesso a Porto Ercole, dove furono fatte alcune riprese esterne del film, narranti l’incontro con Nausicaa sulla spiaggia dei Feaci: l’inquadratura fu tenuta larga e dentro ci finì anche Forte Filippo, costruito dagli spagnoli nella seconda metà del 16° Secolo, al tempo dello Stato dei Presidi. Ma quando il film uscì nelle sale cinematografiche, era il 1954, in pochi gettarono l’occhio su quell’incongruenza, intrigati dalla vicenda, dalla prestanza fisica di Kirk Douglas e dalla bellezza di Silvana Mangano, che interpretava due ruoli chiave: Penelope e Circe.
Dunque il caso volle che l’ennesima scorribanda dell’Ulisse maschilista e collezionista di amori, con la moglie ad aspettarlo nella reggia occupata dai Proci, fosse messa in scena alla Spiaggia delle Donne, chiamata così perché solo le donne potevano accedervi. La Rocca Aldobrandesca rimase esclusa dalle riprese, che, se riviste oggi, ci regalano un documento di grande valore che attesta come in quell’angolo di Talamone tutto sia rimasto com’era 63 anni fa. La splendida insenatura si è sottoposta a un piccolo lifting che non ha alterato la sua immagine né il fascino: di diverso ci sono solo 18 cabine dipinte di bianco e verde tiffany, circondate d’estate da 96 ombrelloni dello stesso colore. Il lifting consiste nella trasformazione della Spiaggia delle Donne nel Bagno delle Donne, con accesso garantito a tutti, vale a dire senza distinzione di genere.
È un gioiellino, il Bagno delle Donne. Occupa un piccolo promontorio e ha due sbocchi al mare: uno che guarda a sud, verso la Rocca Aldobrandesca ed è sorvegliato da un bagnino che sta su una torretta naturale costituita da uno scoglio più alto; l’altro, ad accesso libero, è rivolto a nord, verso la Punta dello Spacco della Regina. Condizioni del mare permettendo — vale a dire se Maestrale, Libeccio e Ostro lo consentono — non esiste giorno in cui fare il bagno non rappresenti un’esperienza unica.
Privacy Le signore dopo il bagno riguadagnavano l’area a loro riservata e andavano a cambiarsi in una grotta situata dietro la cabina numero 13
È come tuffarsi a Calafuria, a sud di Livorno, con le garanzie supplementari di uno stabilimento balneare e di acque sempre pulite. «Ma che lotta ho dovuto fare per un costruire un pozzo a tenuta con sistema di sollevamento per i liquami, con 12 metri di dislivello e un tubo lungo 147 metri che si ricongiunge alla rete fognaria», ricorda Daniele Benelli, gestore dello stabilimento balneare a partire dal 1985, anno in cui lo rilevò da Salvatore Palma detto Toto. Un braccio di ferro lungo 24 anni, concluso al Tar solo nel 2016: «Il Comune di Orbetello si oppose nel 1992, esprimendo un parere negativo. Impugnai l’atto. La questione si è trascinata per un quarto di secolo, fino a quando c’è stato il pronunciamento definitivo del tribunale amministrativo», aggiunge Benelli, che si professa apolitico e che spiega di trovarsi bene con l’attuale giunta comunale di Orbetello.
Liti giudiziarie a parte, oggi il Bagno delle Donne è uno tra gli stabilimenti più belli della costa maremmana. È un posto tranquillo, frequentato da famiglie, pressoché esente da qualsiasi forma di mondanità. «Ma tempo addietro facevamo degli spettacoli — racconta il gestore — Ricordo le serate con Virna Lisi…» Il tempo corre veloce. L’isolamento del paese — a Talamone bisogna andarci, non è un luogo di passaggio — ha favorito la conservazione del paesaggio e la tutela dell’ambiente.
Ogni intervento può esser fatto solo previa autorizzazione della Soprintendenza ai beni ambientali di Firenze e il nulla osta del Parco della Maremma. Per questo le cabine sono state realizzate in legno e dipinte con colori pastello, secondo un’indicazione virtuosa che fonde bene l’intervento umano alla natura circostante. Anche le dimensioni ristrette della concessione demaniale favoriscono la conservazione: 1146 metri quadrati, per la quale i Benelli pagano un canone di 1466,22 euro all’anno. I prezzi non possono che essere popolari (o quasi): l’uso di un ombrellone con due lettini costa 25 euro al giorno, 700 euro al mese. Nessun abbonamento stagionale, non c’è richiesta: Talamone arriverà sì e no a 200 abitanti, la vicina Fonteblanda ne conta un migliaio. E dunque nessuno chiede di restare per l’intera stagione, dal 25 aprile fino a ottobre.
Spesso si vede Achille Occhetto, il quale ha la barca ormeggiata nel vicino porticciolo, rimasto piccolo e grazioso dopo i vani, ripetuti progetti di trasformazione con dragaggi e gettate di cemento armato. Non di rado si vede anche Giovanni Trapattoni il quale, a dispetto dell’età, continua a fare corsette al mattino e alla sera e qualche volta va a prendere il sole in quello che è l’unico stabilimento balneare della zona.
Eppure, se anche Talamone è decentrato rispetto ai grandi flussi del traffico vacanziero, il Bagno delle Donne è una mèta ambita. Come in un’immagine speculare, dall’altra parte della Cala, proprio sotto alla Rocca Aldobrandesca, c’è la Spiaggia degli Uomini, riservata all’ex sesso forte fino ai tempi del fascismo. «Gli incontri avvenivano in mare — spiega Sonny Benelli, 24 anni, che dal padre ha ricevuto il compito di gestire il bar e di organizzare le feste — Poi le donne riguadagnavano l’area a loro riservata e andavano a cambiarsi in una grotta situata dietro la cabina numero 13». Gli uomini, più semplicemente, stavano al sole ad asciugarsi.
Ma l’incontro era un privilegio per chi sapeva nuotare, o per chi aveva l’ardire di tuffarsi dallo Scoglio del Drago o dallo Scoglio del Leone, in un’acquasantiera di due metri per due. Gli altri erano costretti a guardarsi a distanza, cercando d’interpretare se lo sguardo a lungo cercato e finalmente incrociato fosse carico di languore o algido e colmo d’indifferenza.
Al Bagno delle Donne le giornate scorrono riposanti e silenziose. Solo il rumore del mare ricorda il tempo che passa, in perfetto stile Maremma: pochi fronzoli, tanta sostanza, un rapporto perfetto tra uomo e natura. E quelle cabine di legno, tinteggiate di bianco e di verde tiffany, conferiscono un ché di fiabesco a un luogo incontaminato e bellissimo.
Numeri Le dimensioni ristrette della concessione aiutano la conservazione: 1146 metri quadri, per i quali i proprietari pagano 1466,22 euro all’anno