Renzi-Pisapia, la sfida dei ritorni
Il leader Pd rispolvera la rottamazione: non parlo ai capocorrente. L’ex sindaco: serve il centrosinistra
La piazza rossa e arancione da una parte, le magliette gialle dall’altra. Lo spirito dell’Ulivo contro quello della Leopolda e viceversa. Si gioca sulla strada Roma-Milano la partita tra chi vuole ricostruire il centrosinistra e il Pd di Matteo Renzi. Nella Capitale, in piazza Santi Apostoli — quella dove Romano Prodi festeggiò le vittorie contro Berlusconi — si sono ritrovati ieri, chiamati da Giuliano Pisapia, gli scissionisti confluiti in Mpd, pezzi della sinistra Pd (come la deputata Pd Elisa Simoni) e l’associazionismo di sinistra. A Milano, al teatro Ciak, Renzi — circondato dai volontari in maglia gialla — ha invece concluso l’assemblea dei circoli del Pd, che nei toni e nelle parole d’ordine del leader ha ricordato molto le prime Leopolde. «Il leader lo scelgono i voti e non veti — ha detto il segretario Pd — Io rispondo alle primarie e non ai caminetti dei capocorrente». E ancora: «Non ho nostalgia dei tavoloni con 12 sigle di alleanze che si chiamavano Unione e pensavano a parlarsi male addosso e c’era chi diceva sì e poi andava in piazza contro il governo». Renzi ha annunciato un giro d’Italia in treno (in particolare nelle province) a partire da settembre. Poi il messaggio alla sinistra riunita a Roma: «Cosa dico a Pisapia, Bersani? Nulla. Sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno. Ci devono dire sul merito delle questioni se è giusto un euro in cultura e uno in sicurezza». «È un Matteo prima versione», commenta qualche renziano di ritorno da Milano. E proprio la vis rottamatoria è stato l’unico elemento «fiorentino» dell’assemblea Pd. Perché per il resto Renzi sembra proseguire sulla linea di de-toscanizzare il partito intrapresa dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre: ieri a Milano c’erano tanti toscani e in prima fila era ben visibile la sottosegretaria Maria Elena Boschi, ma nessuno di loro è salito sul palco. A Roma tante bandiere di Mpd, i leader toscani del movimento, Enrico Rossi, Filippo Fossati, Tea Albini, e molto ottimismo per il varo «della casa comune di un centro sinistra plurale e inclusivo». Il governatore Rossi non ha parlato, ma è stato citato assieme a Speranza dal palco da Bersani (che ha attaccato duramente Renzi, il Pd e il giglio magico). E la fiorentina Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci, ha detto: «Non baste dire cose di sinistra, vanno fatte. E non va interrotto il dialogo con qui non c’è», ha detto riferendosi a Tomaso Montanari e ai pezzi di sinistra assenti. «Siamo per la discontinuità. Ci davano di matti, abbiamo vinto la sfida», ha rivendicato Giuliano Pisapia. Ma la sfida per unire la sinistra, anche a sinistra del Pd, è solo all’inizio.