Corriere Fiorentino

Renzi-Pisapia, la sfida dei ritorni

Il leader Pd rispolvera la rottamazio­ne: non parlo ai capocorren­te. L’ex sindaco: serve il centrosini­stra

- Mauro Bonciani Paolo Ceccarelli

La piazza rossa e arancione da una parte, le magliette gialle dall’altra. Lo spirito dell’Ulivo contro quello della Leopolda e viceversa. Si gioca sulla strada Roma-Milano la partita tra chi vuole ricostruir­e il centrosini­stra e il Pd di Matteo Renzi. Nella Capitale, in piazza Santi Apostoli — quella dove Romano Prodi festeggiò le vittorie contro Berlusconi — si sono ritrovati ieri, chiamati da Giuliano Pisapia, gli scissionis­ti confluiti in Mpd, pezzi della sinistra Pd (come la deputata Pd Elisa Simoni) e l’associazio­nismo di sinistra. A Milano, al teatro Ciak, Renzi — circondato dai volontari in maglia gialla — ha invece concluso l’assemblea dei circoli del Pd, che nei toni e nelle parole d’ordine del leader ha ricordato molto le prime Leopolde. «Il leader lo scelgono i voti e non veti — ha detto il segretario Pd — Io rispondo alle primarie e non ai caminetti dei capocorren­te». E ancora: «Non ho nostalgia dei tavoloni con 12 sigle di alleanze che si chiamavano Unione e pensavano a parlarsi male addosso e c’era chi diceva sì e poi andava in piazza contro il governo». Renzi ha annunciato un giro d’Italia in treno (in particolar­e nelle province) a partire da settembre. Poi il messaggio alla sinistra riunita a Roma: «Cosa dico a Pisapia, Bersani? Nulla. Sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno. Ci devono dire sul merito delle questioni se è giusto un euro in cultura e uno in sicurezza». «È un Matteo prima versione», commenta qualche renziano di ritorno da Milano. E proprio la vis rottamator­ia è stato l’unico elemento «fiorentino» dell’assemblea Pd. Perché per il resto Renzi sembra proseguire sulla linea di de-toscanizza­re il partito intrapresa dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre: ieri a Milano c’erano tanti toscani e in prima fila era ben visibile la sottosegre­taria Maria Elena Boschi, ma nessuno di loro è salito sul palco. A Roma tante bandiere di Mpd, i leader toscani del movimento, Enrico Rossi, Filippo Fossati, Tea Albini, e molto ottimismo per il varo «della casa comune di un centro sinistra plurale e inclusivo». Il governator­e Rossi non ha parlato, ma è stato citato assieme a Speranza dal palco da Bersani (che ha attaccato duramente Renzi, il Pd e il giglio magico). E la fiorentina Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci, ha detto: «Non baste dire cose di sinistra, vanno fatte. E non va interrotto il dialogo con qui non c’è», ha detto riferendos­i a Tomaso Montanari e ai pezzi di sinistra assenti. «Siamo per la discontinu­ità. Ci davano di matti, abbiamo vinto la sfida», ha rivendicat­o Giuliano Pisapia. Ma la sfida per unire la sinistra, anche a sinistra del Pd, è solo all’inizio.

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 ??  ?? Rosso contro giallo Sfida anche di colori: ieri la piazza della sinistra a Roma era rossa (e un po’ arancione), Renzi a Milano era circondato dai volontari in maglia gialla
Rosso contro giallo Sfida anche di colori: ieri la piazza della sinistra a Roma era rossa (e un po’ arancione), Renzi a Milano era circondato dai volontari in maglia gialla

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