«Rimpiangerò le sfide ai ragazzi, non questa scuola senza qualità»
In 43 anni nel mondo della scuola Valerio Vagnoli ha insegnato dalle elementari alle superiori, dai licei illustri agli istituti di periferia, anche in carcere e in riformatorio. Ha iniziato dal doposcuola in piccoli borghi di campagna e ha concluso la carriera da preside. Ora va in pensione, «appena in tempo, per rimpiangere di non averlo fatto».
Preside, perché questa decisione?
«Sono stanco: la scuola è sempre più vittima di burocrazia insostenibile, come è insostenibile il peso sulle spalle dei dirigenti». Cosa le mancherà? «Mi mancheranno i rapporti con gli studenti, il progettare insieme, vedere i loro miglioramenti, ma anche gli scontri, il richiamarli alle loro responsabilità. Mi mancheranno gli insegnanti, categoria sempre più bistrattata. Non mi mancheranno invece la burocrazia ministeriale e la demagogia che vuole che la carriera dei dirigenti sia condizionata dal successo dei loro allievi: le promozioni aumenteranno ma si abbasserà la qualità».
Lei, che fa parte anche del gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, è sempre stato molto esigente e rigoroso nel rispetto di regole e legge.
«La scuola deve educare alla responsabilità, alla lealtà e alla collaborazione con gli altri, oltre a dare a tutti le migliori opportunità formative. Con i ragazzi sono sempre stato diretto. Hanno trovato la mia porta sempre aperta, ma hanno anche avuto modo d’incontrare una persona che ha cercato di metterli di fronte alle loro responsabilità.