Corriere Fiorentino

Firenze-Seattle, e la Norvegia in mezzo

- Di Enzo Fileno Carabba

Nel 1982 il padre di Jessica partì con la famiglia da Seattle e venne a Firenze per un periodo sabbatico. Jessica ci tornò nel 1987 per un anno di università. Andò a trovare delle amiche, due gemelle, quando arrivò Roberto che aveva appena trovato lavoro. Lei gli disse, in inglese: «Sono un’americana fatta con pezzi norvegesi». Lui guardò la sua lunga treccia bionda e rispose in italiano: «Puoi sciogliert­i la treccia?». Lei cercò sul vocabolari­o «sciogliere» e «treccia». Lo fece. Roberto le toccò i capelli. Dopo un mese andarono a vedere tutte le tombe etrusche della Toscana. Roberto: «A lei piace molto». Jessica: «Anche a te caro». La mamma di lei era stata chiara: «Non sposare un italiano». Cominciaro­no a parlare di famiglia e di figli. (Poi anche la sorella di Jessica ha sposato un italiano). Lui le spiegò: «Io di amici maschi ne ho pochi ma femmine tante, in tutta Europa. Tuttavia ti puoi fidare, sono abituato a fare l’ometto affidabile». Lei tornò a Seattle per finire gli studi, lui in agosto andò a trovarla e dato che Jessica aveva un lavoretto estivo passò molto tempo con la madre, che decise che dopo tutto era una brava persona, nonostante le origini. Roberto ripartì e stettero 7 mesi senza vedersi, si scrivevano una volta alla settimana, telefonate poche, la distanza divorava i gettoni. Una volta lei gli scrisse una mail ma a lui non piacque: le scriveva lettere sulla carta di Pineider. Finiti gli studi Jessica trovò lavoro e andarono a vivere nel Mugello con i genitori di Roberto. Si alzavano alle 5,30, attraversa­vano il futuro lago di Bilancino, con le ruspe che scavavano. Lui la lasciava all’Osmannoro e proseguiva per le Cure. Era dura, era proprio amore. Jessica si accorse che quel lavoro non faceva per lei allora volò a Seattle e studiò un’altra cosa. Per un anno e mezzo si videro poco e si mancarono tanto. Lei finì gli studi in tempo record, tornò a Firenze e diventò dipendente statale e socia Coop prima ancora che cittadina italiana. Si sposarono in chiesa — lui cattolico, lei protestant­e — sposati da due preti diversi. La madre di lei temeva il potere ottenebran­te della religione cattolica invece andò tutto bene. Nacquero Dafne, Cloe e Alex. A un certo punto ci furono dei problemi. Roberto aveva subito un intervento impegnativ­o, Dafne non dormiva mai. Lui si alzò e disse: «Dafne, per fortuna ti amo tanto». La madre di Jessica era malata terminale. Ora invece sta benissimo. Jessica: «Roberto mi ha insegnato a essere madre. Sono cresciuta un po’ da sola, perché mio padre era via e mia madre era un’artista che si dimenticav­a di mangiare. Lui mi ha insegnato l’arte di distrarre i figli. Ha senso dell’umorismo e sa fischiare benissimo».

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Insieme Roberto e Jessica
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