Il gemello di Palermo
Due città, un progetto: far rivivere i quadri di Manfredi colpiti dalle bombe dei Georgofili Qui la campagna per i «Giocatori di carte», in Sicilia «Il Concerto» esposto nell’aula bunker
Sono due gemelli diversi entrambi venuti fuori dalle mani e dai pennelli di Bartolomeo Manfredi. Di qua, a Firenze, quei Giocatori di carte che aspettano la generosità di quanti vorranno contribuire al suo restauro; di là, a Palermo, quel Concerto che, fino a metà settembre, sarà esposto alla caserma dei Carabinieri Bonsignore-Dalla Chiesa all’interno di Fidelis, una mostra che è anche un progetto culturale e politico come spiegano Giacinto Palladino e Alessandro De Lisi, un progetto non a caso chiamato «La Città della Fiducia» a significare l’intento della ricostruzione dopo la distruzione.
Sono le due opere di Bartolomeo Manfredi che appartengono alla collezione degli Uffizi e che andarono distrutte la notte del 27 maggio del 1993. Ma non solo. Sono segni di una strage che portava la violenza della mafia anche fuori dal «suo» territorio e oggi anche segni di rinascita. È per questo che qui il Corriere Fiorentino, con le Gallerie degli Uffizi e Banca Federico del Vecchio, ha promosso una raccolta di fondi per «curare» i Giocatori di carte. Ed è per questo che, in contemporanea il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, ha mandato a Palermo il Concerto. Due opere di scuola caravaggesca (per incidenza della luce, per scelta dei soggetti e delle ambientazioni) che costruiscono una linea di collegamento tra le e città che negli anni ‘90 furono devastate da un assalto mafioso particolarmente violento. Quest’anno, il 2017, è il 25mo dalle stragi Falcone e Borsellino, ed è anche il 35mo dall’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. È all’interno di questi due terribili anniversari che si iscrive il progetto della mostra palermitana organizzata da First Social Life, Fondazione Falcone e Open Group (gli stessi che lo scorso anno portarono a Lampedusa, dagli Uffizi, L’Amorino Dormiente di Caravaggio) con il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri e la Regione Siciliana e il Mibact e in collaborazione con gli Uffizi. Ed è per questo che, per un solo giorno, prima della sua sistemazione in caserma (dove resterà qualche giorno oltre l’anniversario dell’omicidio Dalla Chiesa — 3 settembre 1982), il nostro Concerto — restaurato ma pieno dei segni di quella deflagrazione — è passato dall’aula Bunker di Palermo. Non in un giorno qualunque, ma il 23 maggio, per il 25mo anniversario della strage Falcone a Capaci dove con il giudice morirono la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La mostra vuole essere
un omaggio alle altre vittime di quell’anno orribile, quelle dell’eccidio Borsellino dove a morire oltre a lui furono Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Ed è composta da un percorso espositivo che comprende la Testa di Ade, oggi conservata nel Museo Archeologico di Aidone ma prima esposta al Paul Getty Museum di Malibù (l’Italia l’ha recuperata grazie a un lavoro di diplomazia), un Rilievo funerario di Palmira, una Madonna col Bambino di Bellini (Pavia) un olio su tavola con Storie del Vecchio Testamento della Bottega del Tintoretto, dei vasi attici. Ma soprattutto Il Giardiniere di Van Gogh, quell’opera che, dopo alterne vicende e vari proprietari, arrivò alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e da qui fu trafugata la notte tra il l 19 e il 20 maggio del 1998 per essere ritrovata 46 giorni dopo dalle forze dell’ordine.
E qui arriva il collegamento con il Comando Generale dei Carabinieri: molte delle opere esposte sono state recuperate, a seguito di furti simili dal Nucleo di Tutela del Patrimonio Artistico. Legalità contro malavita, cultura contro terrore. L’asse è segnato, la collaborazione è avviata ed è una collaborazione, per il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, destinata a continuare: «Perché unisce le due città che, nel ‘93, furono colpite dal colpo di coda della mafia che sferrava due attacchi inconsueti: a Firenze, contro un luogo dell’arte e a Palermo, contro la stessa Chiesa che avrebbe visto cadere don Puglisi (il 15 settembre
ndr). È per questo che Palermo e il suo sindaco vogliono contribuire a questo “vostro” ultimo e significativo restauro».
Leoluca Orlando Le nostre città nel ‘93, furono colpite dal colpo di coda della mafia che sferrava due attacchi inconsueti Per questo Palermo e il suo sindaco vogliono contribuire a questa iniziativa