La vita elettrica di Paola: ho capito d’essere bella
La Turci stasera a San Miniato e ad agosto alla Versiliana
«Abbiamo creduto che la donna fosse l’anello debole della società, poi abbiamo detto basta»
Paola Turci è al galoppo «in sella a una chitarra elettrica, con una ritmica che ti fa venir voglia di accelerare e sentire il vento che ti prende e ti accarezza». Destinazione: l’autostima e l’autodeterminazione. Prossime tappe del viaggio: stasera (ore 21.30) in piazza Duomo a San Miniato, Francigena Melody Road, e l’11 agosto in Versiliana. L’abbiamo lasciata grintosa ed elegantemente sexy in giacca nera e reggiseno in vista sul palco dell’Ariston a cantare Fatti bella per te, invocazione a se stessa, ma anche tutte le donne, a dedicarsi alla propria felicità e femminilità.
Lassù sul palco di Sanremo con i suoi 52 anni è stata capace di attirare a sé tutti gli sguardi maschili sintonizzati sul Festival, mettendo in ombra fior di veline e concorrenti post-talent con la metà dei suoi anni. È stata interpretata come una canzone di impronta femminista. E «se l’autostima è roba da femministe, allora lo sono. Ma — spiega — penso di potermi permettere di abbracciare un’idea più vasta. Più che della libertà, parlo di liberazione, di rompere catene e strutture che mi impedivano di esprimermi». Canzone d’effetto, voce, grinta. E potente sensualità: «Da ex ragazza carina che si sentiva bruttissima, poi diventata una donna insicura di fronte a tutti gli sguardi che si posavano sulla mia cicatrice, beh – sorride – è meraviglioso sentirselo dire». Il secondo singolo La vita che ho deciso dal suo dodicesimo album Il secondo cuore «prosegue il discorso iniziato con Fatti bella per te che a sua volta era il proseguimento della mia autobiografia Mi amerò lo stesso (Mondadori)».
Sta preparando concerti d’impronta molto rock, più del solito. In cui «domina la chitarra, ma una chitarra diversa, non più acustica, con una ritmica che fa venire voglia di galoppare, corre- re a più non posso». Il suo spirito musicale segue quello delle parole: Il secondo cuore è il mondo delle seconde possibilità che una ragazza ormai adulta concede a se stessa con tutte le attenuanti dei dolori, degli errori del passato e della paura. «Che prima mi indeboliva, non vincevo mai. Adesso in qualche modo me la sono fatta amica, la paura è meno dominante».
Al centro del dibattito, della sua musica, c’è sempre la donna. «Un dibattito che è frutto del retaggio di sottocultura di cui non ci siamo ancora liberati — spiega — Il tema della donna come il tema della diversità, dei gay, dei bambini, del bullismo, della parte più debole. La nostra cultura ci ha portato a credere che la donna fosse l’anello debole della società, fino a quando non ha detto basta. Prima il ghetto del femminismo, della donna che vuole fare l’uomo, la donna con le palle, definizioni ridicole, orrende. Ce lo portiamo ancora dietro questo retaggio perché siamo persone poco evolute».
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