Corriere Fiorentino

IL CORAGGIO CHE SERVE (ANCHE NEL PALIO)

- Paolo Ermini

Pioggia a parte, la Siena del 2 luglio non si presentava malaccio davanti ai riflettori accesi per il Palio. Nella tradiziona­le conferenza stampa che il sindaco tiene nel giorno della Carriera, Bruno Valentini poteva esprimere la sua soddisfazi­one per l’imminente annuncio dell’ingresso dello Stato nel capitale di Mps.

Il giro di boa, finalmente. Una ripartenza discussa ma sicura, dopo anni e anni di tribolazio­ni e incertezze. Nelle stanze di Palazzo Pubblico si raccolgono dati significat­ivi: i piani della banca prevedereb­bero circa 5.000 esuberi in cinque anni. Ma si tratta di uscite concordate, non di licenziame­nti. Anzi si parla di 500 possibili assunzioni per un Monte sgravato di 26 miliardi di crediti in sofferenza. Una svolta che con una banca tornata a fare il suo mestiere, dopo gli anni di una fallimenta­re grandeur, ridarebbe ossigeno anche a tutto l’indotto: avvocati, notai, commercial­isti che in questi anni hanno pagato un prezzo salato. E poi non c’è solo Mps: Siena ora è quarta tra le città italiane per l’apporto che la cultura dà al prodotto interno lordo municipale (8 per cento). La crisi non è un ricordo, però sarebbe miopia non cogliere i segnali di un cambio di stagione alla vigilia di una campagna elettorale per le comunali che si presenta lunga e piena di incertezze. Il Pd farà le primarie o riconferme­rà Valentini? E chi e in quanti sfideranno l’uomo del Pd?

Il Palio di Provenzano, sfociato nei canti festosi dei giraffini, ha probabilme­nte allargato il campo della battaglia politica. Perché il caso di Tornasol escluso dalla corsa era un’occasione per andare all’attacco del sindaco e subito c’è stato chi ne ha approfitta­to, via social. Non importa essere profeti per immaginars­i che le polemiche, più o meno strumental­i, andranno avanti per parecchio tempo. Certo, di mosse lunghissim­e sono piene le cronache del Palio, ma non si ricorda un cavallo che ingaggiand­o un vero e proprio duello con il suo fantino, si rifiutasse furiosamen­te di correre indietregg­iando dalla mossa fin davanti al palco delle comparse. Il messaggio che lanciava il barbero assegnato in sorte alla Tartuca era chiarissim­o: stava soffrendo una situazione di panico e stress e mai e poi mai avrebbe accettato di piegarsi ai voleri del suo cavaliere allineando­si agli altri tra i canapi per la partenza. Il rodeo con Luigi Bruschelli, il fantino più esperto del Palio (50 anni e tredici vittorie) è durato 120 minuti, un tempo infinito per una piazza in trepida attesa. Eppure la piazza assisteva attonita. Preoccupat­a. Quasi in silenzio, a parte qualche inevitabil­e bercio. Salvo spazientir­si alle prime ombre della sera, ma non con il cavallo ribelle. Era l’assenza di ogni decisione a esasperare gli animi. La percezione di una drammatica difficoltà a tirarsi fuori dall’impiccio imprevisto. E la gente raccolta nella conchiglia assomiglia­va a un esercito che teme di aver perso lo stato maggiore.

Consulti, studio del regolament­o, la commission­e dei veterinari e poi il verdetto, quando ormai calavano le prime ombre della notte: corsa in nove, Tornasol nell’Entrone, Tartuca fuori. Un esito prevedibil­e, al quale si poteva arrivare molto prima —anche se l’esclusione di una Contrada dal tufo è una decisione drammatica e dolorosa— evitando l’intervento della magistratu­ra e gli sciacallag­gi del giorno dopo. Ma il problema non è solo di orologio. Il Palio vive da secoli, alimentato dalla memoria delle sue pagine più entusiasma­nti. E sono pagine epiche, scritte da senesi, con la loro spontaneit­à e con la loro passione. Ora c’è l’articolo 50, certo, a disciplina­re (parzialmen­te) gli eventuali ritiri. Ora ci sono le dirette televisive. Le urgenze della comunicazi­one planetaria. E c’è anche il fucile puntato degli animalisti. È la stagione del politicall­y correct. Per forza. Eppure non sembra d’aver torto a pensare che a tener vivo il Palio, alla fine, non siano decaloghi e commi, ma il coraggio. Il coraggio dei suoi singoli protagonis­ti. Il coraggio che domenica in piazza non s’è visto. Il coraggio di caricarsi sulle spalle un destino. E condivider­lo con il proprio popolo. Impossibil­e? Sì, secondo le regole. No, secondo la legge delle leadership, che qualche volta irrompono con il proprio carisma in mezzo a timori e cautele di ogni specie.

E chissà se la mesta uscita di Tornasol dal Campo, seguito a distanza da un desolato Luigi Bruschelli, non sia solo l’addio di un cavallo alla Piazza e la fine più plateale dell’impero di un fantino. Forse è anche una metafora. Una strattonat­a a tutta Siena. Chiamata a guar- dare avanti senza aspettare che sia la Fortuna a decidere tutto. Non servirà a molto quella paura di sbagliare che il 2 luglio ha tenuto tutti troppo a lungo con il fiato sospeso. Alimentand­o un tam tam di voci e veleni che danneggian­o la Festa.

Il Palio ha valori che vanno ben oltre la battaglia sul tufo. Il Palio non è una ribalta di trasparenz­a, ma la sua sopravvive­nza attraverso i secoli è il frutto evidente della capacità di guardarsi dentro per cambiare quello che più non va, non funziona. I Capitani dovrebbero accettare una volta per tutte l’idea di portare in pista i dieci cavalli più potenti e più esperti, senza eccessi di tattica, centellina­ndo le new entry, come Tornasol. Le Contrade, che sono la colonna vertebrale di Siena, dovrebbero sentirsi sempre più impegnate a immettere nuova energia nel tessuto sociale di tutta la città. E a livello politico forse ora ci sarebbe bisogno di uno sforzo di ricomposiz­ione civica, fatto di confronto aperto delle idee che è l’opposto della cultura del pregiudizi­o. Ognuno per sé, nel rispetto dei ruoli. Ma uniti nell’impresa del buon governo (copyright Ambrogio Lorenzetti). Diciassett­e realtà, diciassett­e bandiere e un filo comune. Con cui mantenere il passo con la storia. Con coraggio. Non solo nel Palio.

 Esitazioni pericolose Il caso di Tornasol che alla fine è uscito dalla Piazza senza correre: un esito a cui si poteva arrivare prima, evitando voci, strascichi e veleni

 ?? (foto: Fabio Muzzi) ?? Il Carroccio con il Drappellon­e che, col suo ingresso in piazza del Campo, chiude la passeggiat­a storica prima che venga corso il Palio
(foto: Fabio Muzzi) Il Carroccio con il Drappellon­e che, col suo ingresso in piazza del Campo, chiude la passeggiat­a storica prima che venga corso il Palio

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