Corriere Fiorentino

SALDI IN VIOLA? NO, PERÒ SEMBRA

- Antonio Montanaro

Certo, l’immagine del supermarke­t, usata ieri dalla Gazzetta per descrivere la situazione in casa Fiorentina, è di quelle che vanno dritte alla pancia. E a prescinder­e di diversi stati d’animo che vivono i tifosi viola in queste ore.

È un pugno per chi pensa che le cessioni di Bernardesc­hi, Kalinic, Borja, Ilicic siano necessarie per rifondare e ringiovani­re la squadra; una scintilla di rabbia per chi è convinto che sia in atto un inaccettab­ile ridimensio­namento. Si sa, le metafore sono un rischio: aiutano a comprender­e la realtà ma la semplifica­no fino all’estremo. E nel club viola tutto è in atto tranne che una svendita di fine stagione. Basta fare due conti per capirlo: cedere a 7,5 milioni Borja Valero, 32 anni, reduce da una stagione deludente è o non è un affare? Lasciare andare al Milan per 30 milioni un attaccante come Kalinic (29 anni e 33 gol totali in due stagioni) per prendere a 20 milioni Giovanni Simone (22 anni e un potenziale da doppia cifra nella classifica cannonieri) è o non è un’operazione intelligen­te? Vista la determinaz­ione di Bernardesc­hi a cambiare aria (purtroppo non sono più i tempi dei «niet» di principio alle richieste dei calciatori) è giusto o no tentare di ottenere il massimo (40/45 milioni) e non perdere almeno il lavoro fatto in 14 anni per far crescere l’aspirante bianconero? Portare qui giovani talenti come Politano e Eysseric, o puntare su Chiesa e sul rilancio di Saponara e Sportiello — tanto per fare qualche esempio — sono o no ottime idee? C’è invece un enorme difetto di comunicazi­one. Quello che fa avere la percezione — giusta o sbagliata che sia — anche a chi è lontano chilometri e chilometri da Firenze che sulla sede di viale Fanti ci sia la scritta «Saldi». È proprio su questo punto che servirebbe uno sforzo in più da parte di quei manager incaricati dai fratelli Della Valle di portare avanti il cammino del club viola. Ieri sera il vice presidente Gino Salica ha affrontato la manciata di contestato­ri facendo notare come sia in atto «una rottura ingiusta» e quanto pesi «la mancanza di pazienza, visto che siamo solo agli inizi di luglio». Tutto vero, però bisogna avere più forza nel dire con chiarezza che quella di Pioli sarà una Fiorentina molto diversa rispetto agli ultimi cinque anni: più giovane, meno esperta, ma allo stesso modo coraggiosa. È una scommessa. E come tutte le scommesse ha bisogno di essere presentata bene.

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