ALTRA MENTALITÀ CERCASI
LO SCENARIO UNA CITTÀ TRA PASSATO E FUTURO
Il via libera della Commissione europea al piano per Mps fa tirare un respiro di sollievo.
Si tratta di una svolta che dovrebbe provocare un cambiamento profondo di mentalità. E ciò vale sia per la città e l’area di suo più immediato riferimento sia per l’ambito regionale e oltre. Non è tornato babbo Monte, non sta rinascendo un benevolo assistenzialismo disposto a sostenere ogni richiesta. Siena ora si deve chiedere su quali carte prioritarie contare per una riconversione sistemica della sua economia e per istituire connessioni a maglia larga che escludano chiusure localistiche e scommesse assurde.
Il Comune e il ceto dirigente in ogni sua articolazione dovrà sentire più che mai la responsabilità di passare dalla fase dei risentimenti e delle polemiche – anche giustificate – a quella difficile del confronto sui programmi, da elaborare in un clima di critica e solidale concordia. Questo cambio di ottica non è a portata di mano. Il quadro politico che si presenta è allarmante. Il Pd è immerso da mesi in introverse contese interne che accrescono il disorientamento e rendono incerto il lavoro di sindaco e giunta. Le opposizioni sono frammentate in cento rivoli e non riescono a offrire linee alternative. Eppure non c’è da avventurarsi in chissà quali invenzioni per innescare almeno le premesse di politiche in grado di far leva su risorse ben evidenti.
Il tema della cosiddetta Grande Siena, cioè di un’intesa stretta e organica tra capoluogo e Comuni immediatamente contermini (Monteriggioni, Sovicille, Castelnuovo Berardenga, Asciano e Monteroni) è stato enunciato più volte ma si è combinato poco o nulla. Ora alla tante sigle partorite si aggiunge il Poc (Piano Operativo Comunale) che si prefigge di migliorare l’«attrazione imprenditoriale», basata su una visione realistica delle risorse su cui far leva. La città per superare dimagrimento e asfissia è spinta a ritrovare nella campagna le ragioni della sua forza. Si esalta insistentemente l’«agroalimentare» come elemento chiave. Il settore trainante è di certo l’enologico, che per Siena e per la Toscana non è una scoperta dell’ultima ora. Ma, insieme, occorre sviluppare reti di accoglienza e offerte di permanenza che superino un banalizzato agriturismo. Il turismo in sé reca una distruttiva aggressività. Siena è forse ancora in tempo per impedire le patologiche degenerazioni lamentate non solo a Firenze.
Quindi il patrimonio artistico è l’altro capitolo strategico da reimpostare. Purtroppo il progetto che era stato delineato per l’antico Ospedale di Santa Maria della Scala sta mutando di segno: non più centro imperniato su una nuova Pinacoteca, ma spazio multifunzionale di iniziative che, per quanto vivaci, non gli imprimono l’identità auspicata. Solo facendone anche il fulcro di laboratori giovanili cosmopoliti —start up animate da coraggio contemporaneo– si soddisferà la domanda dei molti che altrimenti sono costretti a emigrare. Buone notizie vengono dall’Università, che si colloca al primo posto della classifica Censis tra quelle medie ed esprime un dinamismo non incidentale, una ripresa alla grande. L’Università per stranieri è un veicolo attivo di un’ internazionalizzazione misurata e qualificante. Infine il Distretto delle scienze della vita, valorizzato anche nel recente protocollo siglato tra Regione e Enti locali. È vero che GlaxoSmithKline ha il suo baricentro assai lontano dalle colline senesi. Ma è proprio questa difesa della qualità locale che Siena, come le altre città toscane, è chiamata a coniugare con una globalizzazione irta di ostacoli e imprevisti. Preoccupandosi di conseguire uno spirito imprenditoriale aperto a presenze internazionali, emancipato dalle sicurezze protettive che venivano da una finanza domestica impastata di boria e arroganza. Al prevalente scopo di ottenere spesso consensi in dispregio di avveduti e fondati calcoli.
Dalla lunga stagione dei risentimenti Siena dovrebbe passare al confronto delle idee Come in un laboratorio