LO STALLO INFINITO DELLA COSTA CHE BRUCIA
Le immagini di Castiglione della Pescaia e della Maremma arse dalle fiamme (bruciati 155 ettari di verde) sono come un colpo di lama assestato su un capolavoro pittorico. Uno sfregio dell’anima prima ancora che un danno economico ingente. Ma sono anche, quelle immagini, emblematiche dei problemi economici della fascia costiera.
Sì, la costa brucia. Per il fuoco dei piromani, ma metaforicamente anche per l’inerzia della politica. Litorale tra i più belli del mondo, quello che si snoda da Marina di Carrara a Capalbio, ridotto ad un declino progressivo di cui si fatica a cogliere l’arresto e l’inversione virtuosa. Che sembrava avviata, almeno politicamente, due anni fa, con l’insediamento della nuova giunta regionale presieduta da Enrico Rossi. Fu infatti deciso dal governatore e dal Pd di inserire al primo posto delle priorità il rilancio economico della fascia costiera. Venne anche istituita un’apposita commissione regionale per analizzare la situazione e stimolare le istituzioni nazionali e locali ad affrontare i problemi più annosi. Dalla Tirrenica alle acciaierie di Piombino. Dalla costruzione della Darsena Europa nel porto di Livorno alla realizzazione degli accordi di programma per le aree di crisi.
Finalmente una scossa, si pensò. Dopo due anni però il bilancio è amaro: le principali partite della costa sono tutte finite in un binario morto. E quel che si muove incede a passi lenti e incerti. Il 27 luglio riunione a Roma sull’accordo di programma di Livorno mentre in agosto sarà portata al Cipe la richiesta di 25 milioni per la realizzazione della 398, la strada che dalla Variante Aurelia penetrerà nel porto di Piombino. Si procede tra riunioni, tavoli e cabine di regia. Risultati di là da venire. «Sono troppe le scelte strategiche che languono. Credo che complessivamente non ci sia la dovuta attenzione né per Aferpi né per la costa toscana», ha denunciato, nel corso di un vertice sulle aree di Piombino e Livorno, il presidente Rossi. Che, riguardo alla Darsena Europa nel porto labronico, ha aggiunto:«Chiedo che sulle vicende portuali non si perda ulteriormente tempo anche perché ne abbiamo atteso fin troppo». Nel mirino del governatore Rossi c’è il governo, ma la Regione e i comuni possono esimersi dall’autocritica?
Nel frattempo in questi due anni la costa ha cambiato il colore politico delle giunte di importanti città. Dopo Livorno anche Grosseto è infatti passata dal Pd al centrodestra e a Carrara ha vinto le recenti elezioni il M5S. A guida Pd restano, tra le città capoluogo di provincia, solo Massa, Pisa e Lucca. Il Pd ha pagato evidentemente il conto politico per l’incapacità di affrontare i problemi della costa. È il cuore della democrazia: chi governa male va a casa. Ma i nuovi sindaci sono in grado di invertire la rotta? C’è da dubitarlo. Le questioni della costa, soprattutto quelle infrastrutturali, non hanno avuto un impulso dalle nuove amministrazioni. Si pensi ad esempio all’ostilità del sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna per la Tirrenica. L’impressione è che il fiato amministrativo anche delle giunte non Pd sia corto e municipale. Non è un caso forse che una delle prime uscite del nuovo sindaco di Carrara Francesco De Pasquale abbia riguardato il punto nascite che c’è a Massa e non a Carrara. Si è lamentato che i carrarini siano costretti a nascere a Massa e non a Carrara. Come se le piccole e desolanti guerre di campanile siano una risposta alla crisi della Toscana costiera chiamata invece a guardare al mondo e non al proprio ombelico.