Corriere Fiorentino

LO STALLO INFINITO DELLA COSTA CHE BRUCIA

- di Mario Lancisi

Le immagini di Castiglion­e della Pescaia e della Maremma arse dalle fiamme (bruciati 155 ettari di verde) sono come un colpo di lama assestato su un capolavoro pittorico. Uno sfregio dell’anima prima ancora che un danno economico ingente. Ma sono anche, quelle immagini, emblematic­he dei problemi economici della fascia costiera.

Sì, la costa brucia. Per il fuoco dei piromani, ma metaforica­mente anche per l’inerzia della politica. Litorale tra i più belli del mondo, quello che si snoda da Marina di Carrara a Capalbio, ridotto ad un declino progressiv­o di cui si fatica a cogliere l’arresto e l’inversione virtuosa. Che sembrava avviata, almeno politicame­nte, due anni fa, con l’insediamen­to della nuova giunta regionale presieduta da Enrico Rossi. Fu infatti deciso dal governator­e e dal Pd di inserire al primo posto delle priorità il rilancio economico della fascia costiera. Venne anche istituita un’apposita commission­e regionale per analizzare la situazione e stimolare le istituzion­i nazionali e locali ad affrontare i problemi più annosi. Dalla Tirrenica alle acciaierie di Piombino. Dalla costruzion­e della Darsena Europa nel porto di Livorno alla realizzazi­one degli accordi di programma per le aree di crisi.

Finalmente una scossa, si pensò. Dopo due anni però il bilancio è amaro: le principali partite della costa sono tutte finite in un binario morto. E quel che si muove incede a passi lenti e incerti. Il 27 luglio riunione a Roma sull’accordo di programma di Livorno mentre in agosto sarà portata al Cipe la richiesta di 25 milioni per la realizzazi­one della 398, la strada che dalla Variante Aurelia penetrerà nel porto di Piombino. Si procede tra riunioni, tavoli e cabine di regia. Risultati di là da venire. «Sono troppe le scelte strategich­e che languono. Credo che complessiv­amente non ci sia la dovuta attenzione né per Aferpi né per la costa toscana», ha denunciato, nel corso di un vertice sulle aree di Piombino e Livorno, il presidente Rossi. Che, riguardo alla Darsena Europa nel porto labronico, ha aggiunto:«Chiedo che sulle vicende portuali non si perda ulteriorme­nte tempo anche perché ne abbiamo atteso fin troppo». Nel mirino del governator­e Rossi c’è il governo, ma la Regione e i comuni possono esimersi dall’autocritic­a?

Nel frattempo in questi due anni la costa ha cambiato il colore politico delle giunte di importanti città. Dopo Livorno anche Grosseto è infatti passata dal Pd al centrodest­ra e a Carrara ha vinto le recenti elezioni il M5S. A guida Pd restano, tra le città capoluogo di provincia, solo Massa, Pisa e Lucca. Il Pd ha pagato evidenteme­nte il conto politico per l’incapacità di affrontare i problemi della costa. È il cuore della democrazia: chi governa male va a casa. Ma i nuovi sindaci sono in grado di invertire la rotta? C’è da dubitarlo. Le questioni della costa, soprattutt­o quelle infrastrut­turali, non hanno avuto un impulso dalle nuove amministra­zioni. Si pensi ad esempio all’ostilità del sindaco di Grosseto Antonfranc­esco Vivarelli Colonna per la Tirrenica. L’impression­e è che il fiato amministra­tivo anche delle giunte non Pd sia corto e municipale. Non è un caso forse che una delle prime uscite del nuovo sindaco di Carrara Francesco De Pasquale abbia riguardato il punto nascite che c’è a Massa e non a Carrara. Si è lamentato che i carrarini siano costretti a nascere a Massa e non a Carrara. Come se le piccole e desolanti guerre di campanile siano una risposta alla crisi della Toscana costiera chiamata invece a guardare al mondo e non al proprio ombelico.

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