Colpo di genio
Giovanni Passaleva ha scoperto la particella che gli scienziati inseguivano da 50 anni «Tutto è partito a Firenze, in pausa pranzo coi miei maestri, ora al Cern coordino 1.200 persone»
Passaleva: da Arcetri al Cern per trovare la nuova particella Xi
Un minuscolo sistema planetario, con due quark pesanti come stelle in orbita l’una attorno all’altra e il quark più leggero attorno al sistema binario, che vive un millesimo di miliardesimo di secondo. Eppure è finito sulle prime pagine di tutti i siti ieri per merito di uno scienziato fiorentino, Giovanni Passaleva, che insegue il «pianetino» Xi e le particelle sorelle da più di trent’anni. Prima ad Arcetri giovane studente, poi all’Istituto nazionale di fisica nucleare e a Ginevra, sede del Cern, dove ha sede il più grande acceleratore di particelle al mondo, lo stesso che ha scovato il Bosone di Higgs.
Trent’anni di inseguimento tra Firenze e Ginevra che sono stati coronati dal successo, con lo scienziato che ieri è stato affettuosamente sommerso da email, messaggi, telefonate da Firenze e da mezza Europa dopo che la scoperta di Xi è stata resa nota durante nella conferenza della Società Europea di Fisica in corso a Venezia. «Mi hanno cercato in tanti, fatto i complimenti, oggi è una bella giornata anche perché nella scienza sono più gli insuccessi che i successi e questo è un passo in avanti nella conoscenza della forze fondamentali dell’universo e della materia — sorride Passaleva — È una grande soddisfazione: ad un esperimento come questo, possibile solo grazie all’acceleratore e preparato per anni, lavorano 1.200 persone da tutto il mondo, compresi noi italiani, che siamo pochi ma buoni... E trovare una particella che vive un tempo così breve da non essere neppure immaginabile e che era stata prevista cinquanta anni fa è stato come trovare il Bosone di Higgs, su cui ho scritto la mia tesi nel lontano 1990, anche se poi nella mia carriera ho cercato altre particelle». Il campo di ricerca di Passaleva è la fisica delle particelle che studia le forze che tengono uniti i «mattoni» della materia ed i «mattoni» stessi, ad esempio i quark che costituiscono protoni e neutroni, che poi assieme agli elettroni creano gli atomi, che a loro volta formano la materia in una catena che parte dal Big Bang per avvivare al Homo Sapiens. «Le particolarità sono almeno due, il fatto che la particella Xi è stata rintracciata, confermando la bontà della teoria delle interazioni forti e che è stata trovata una particella con due quark pesanti unita ad uno leggero — sottolinea lo scienziato — Xi è molto instabile, viene prodotta negli acceleratori grazie alle altissime energie e pensiamo anche in natura quando i raggi cosmici raggiungono l’atmosfera e colpiscono con la loro energia una molecola; e può essere stata presente anche subito dopo il big bang quando il magma ad altissima energia dei quark si è raffreddato dando vita a tantissime particelle che a loro volta si sono divise e sono scomparse tanto che non esistono più appunto in natura e le cerchiamo nel super acceleratore».
Dal primo luglio Giovanni Passaleva è coordinatore dell’esperimento LHCb, lo stesso che ha rintracciato il mini-pianeta, e lavorerà in permanenza in Svizzera ma il legame con Firenze rimarrà intatto e forte. «Ho studiato ad Arcetri dove mi sono laureato e sono rimasto lì, dove è passato anche Fermi, fino al 2002 per passare poi al polo universitario e scientifico di Sesto Fiorentino che certo è molto meglio per logistica, spazi e attrezzature ma non è Arcetri per storia e suggestione... Ma prima, a Firenze, nel 2000 è nato il gruppo fiorentino di collaborazione con il Cern, in modo molto semplice — racconta Passaleva, che sul sito del Infn ha voluto la sua foto con la Cupola di Brunelleschi sullo sfondo — Con i miei professori, Mario Calvetti ed Enrico Iacopini ci scambiavano idee, progetti, spesso a mensa, attorno a un tavolo, concepivamo esperimenti e così abbiamo formato il gruppo, che poi si è allargato ad una decina di persone, ed ha iniziato la collaborazione con il superacceleratore, portando “pezzi” di esperimenti ed elaborazione dati. Lo scambio non si è mai interrotto e ancora oggi sono sei i fiorentini che fanno parte del gruppo e lavorano al Cern con posizioni di coordinamento, più un fiorentino adottivo mio compagno di corso che ha posizioni di responsabilità. Firenze e l’Italia hanno una grande scuola di fisica teorica, anche se sono andato presto a Ginevra a lavorare perché il Cern permette risultati e studi unici». «E sono felice di sapere che ancora oggi Arcetri, grazie al suo centro di fisica teorica, ospita centinaia di ricercatori stranieri, che oltre a studiare rimangono come tutti affascinati dal panorama che li circonda», aggiunge il professore.
Passaleva nel suo nuovo ruolo di coordinatore di uno dei quattro esperimenti dell’acceleratore LHC contribuirà a rinnovarlo e potenziarlo entro il 2020 e dopo la particella Xi ha già un obiettivo. Anzi un sogno: «Scoprire il Bosone di Higgs capita una volta sola, se va bene, ma anche io ho un sogno: trovare Xibc, una particella ancora più difficile da scovare e che sarebbe una conferma ancora più clamorosa della teoria delle interazioni forti». L’avventura, insomma, continua.
Passato e futuro Da Fermi a oggi la nostra scuola di fisica è all’avanguardia nel mondo e sul colle di Galilei centinaia di ricercatori stranieri rimangono affascinati dal panorama che li circonda