IL FORTINO DI RENZI
Matteo Renzi è chiuso nel suo fortino al terzo piano della sede del Pd al Largo del Nazareno, dove ha trasferito il suo ufficio. Nuova segreteria, nuova stanza (blindata, gli altri segretari stavano tutti al secondo piano), nuovi avversari. A fargli pressione non ci sono più soltanto quelli che se ne sono andati, da Massimo D’Alema a Pierluigi Bersani, e il logoramento non è appannaggio solo di Andrea Orlando, ministro e duellante al congresso recentemente concluso. Renzi ha scoperto di essere più solo del previsto, dopo le stilettate di Walter Veltroni («Renzi è una risorsa, ma…») e Dario Franceschini (»Si è rotto qualcosa col Paese»), che recupera un’antica abitudine dell’ex sindaco di Firenze quando non era ancora leader del Pd: l’intervista critica del post-elezioni per dire che qualcosa nella guida del partito non funziona. Poi c’è il sindaco di Milano, Beppe Sala, ormai apertamente critico dopo aver fatto trapelare qua e là il suo malumore per mesi. In un’intervista al Corriere della Sera ha detto che Renzi è «un po’ indisponente» e all’assemblea dei circoli dello scorso fine settimana ha spiegato perché il Pd ha perso le amministrative: girando un po’ per i territori «ovunque mi dicevano che c’era stato Salvini e che è tornato anche dopo: facciamoci tutti un esame di coscienza, in certi momenti bisogna essere lì». Citofonare Renzi, che non ha fatto campagna elettorale alle ultime amministrative. Con tutta questa abbondanza di alleati, sarà interessante vedere come saranno compilate le liste elettorali per le prossime Politiche. Il giro dei super fedeli al capo, abbondantemente premiato negli ultimi anni, s’è un po’ appannato, fra sconfitte referendarie e amministrative e avventure editoriali tutt’altro che eccellenti (l’Unità). Nonostante tutto, però, Renzi non può rinunciarvi, anche se forse potrebbe lasciar perdere quantomeno le Serracchiani d’Italia, soprattutto dopo il brillante risultato in Friuli negli ultimi anni (per il Pd una disfatta dopo l’altra, da Trieste a Pordenone, da Monfalcone a Gorizia). Il che, naturalmente, non significa sostituirle con altre Serracchiani, fossero pure espressione della decantata società civile. Anche perché spesso si preferisce mettere nei listini bloccati non la meglio gioventù (o meglio vecchiaia) italiana, ma solo qualche amico del leader che altrimenti non riuscirebbe a entrare in Parlamento. E a proposito: se tutto resta com’è e restano anche i capilista bloccati alla Camera, il Pd fa le parlamentarie o no?