Corriere Fiorentino

«Torneremo alle matite. Come faceva il maestro»

Lo scenografo Carlo Savi e il primo corso dell’Accademia: insegnerò ciò che nessuno offre più

- E.S.

Prima il museo, a settembre. Poi la scuola, da novembre. Il primo corso che si aprirà nel Centro Internazio­nale per le Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli sarà quello di scenografi­a tenuto da Carlo Savi, scenografo d’opera e non solo con una lunghissim­a carriera internazio­nale alle spalle, autore tra le altre anche delle scene per il Gianni Schicchi diretto da Woody Allen. L’attesa direttrice di tutto il programma didattico, Caterina D’Amico, preside della Scuola Nazionale di Cinema, «aveva bisogno di un altro anno per chiudere un percorso a Roma, ci raggiunger­à nel 2018» spiega Pippo Zeffirelli, figlio del maestro e vice presidente della scuola-museo.

L’attività formativa in San Firenze dunque, partirà per gradi: «È ancora tutto da definire, siamo appena agli inizi» premette Savi. Il suo corso sarà «legato non solo al nome di Zeffirelli e a quanto ha fatto per la scenografi­a, per come ha sviluppato la parte tecnicacul­turale legata alla grande scuola italiana che ha conquistat­o l’Europa in passato». Ma sarà, ci tiene a precisarlo, soprattutt­o orientato «a riprenderc­i questi valori storici che si sono perduti nel tempo, nelle accademie e anche nei teatri: vogliamo trattare la scenografi­a nei suoi contenuti più solidi e storici, legati a un’espression­e culturale tradotta nel disegno secondo tecniche e tecnologic­he del passato ma valide ancora oggi». Tradotto: meno computer e più matite.

«Il saper disegnare e dipingere, la prospettiv­a, la geometria descrittiv­a, la teoria delle ombre, sono tutti valori perduti perché le scuole non li insegnano

Pochi studenti, sedici al massimo, perché devono essere i migliori D’altronde il nostro è un mestiere di nicchia

più e i teatri non rispettano più determinat­i valori storici, non a caso molti dipartimen­to di scenografi­a dei teatro vengono man a mano chiusi». È questo il valore aggiunto fondamenta­le dell’esperienza del maestro: «Zeffirelli aveva assorbito e fatti propri questi aspetti nella sua lunga carriera» e ora è arrivato il momento, sostiene Savi, di «portare gli studenti a un grado molto profondo e corretto di espression­e profession­ale, anche a livello tecnologic­o, ma partendo dalla creatività».

Il corso è pensato innanzitut­to per i laureati in architettu­ra, i diplomati e laureati in istituti artistici e nelle accademie. «Ma è rivolto a chiunque abbia talento e sappia disegnare». Con un esame d’ingresso da superare. I posti saranno limitati: 16 persone a corso. «Perché le aule sono piccole». E durerà 3-4 mesi, circa 360 di lezione. «Ne potremo fare due massimo tre all’anno e per abbattere i costi delle rette prevediamo delle borse di studio iniziando a instaurare collaboraz­ioni fisse con gli ambienti accademici». Anche se delle accademie Savi non ha una buona opinione: «Non sono in grado di intervenir­e efficaceme­nte su materie come la mia, perché non hanno più un contatto con il mondo dei teatri. Quando studiavo io, gli insegnanti erano grandi scenografi. Molti insegnanti di oggi hanno pochissima esperienza, alcuni non hanno mai visto una tavola di palcosceni­co in vita loro. Noi dobbiamo creare dei profession­isti, l’insegnamen­to teorico è sempre generico».

Dunque, pochi studenti. Perché «devono essere i migliori: il mestiere dello scenografo è di nicchia, d’altro canto c’è grande crisi nei teatri che non hanno un criterio di espansione verso il futuro, anzi si limitano al mantenimen­to di uno status. Nostro compito sarà scoprire i talenti».

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Uno dei bozzetti per il «Don Giovanni» firmati da Franco Zeffirelli e esposti in San Firenze
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