Adesso Renzi cambia voce (per tornare rottamatore)
Agnoletti da Palazzo Vecchio a Roma. È stato il comunicatore degli anni della scalata
Renzi «scippa» il portavoce al sindaco Nardella e rivoluziona la strategia comunicativa, provando a tornare ai tempi della rottamazione per mobilitare i sostenitori in vista della lunga campagna delle elezioni politiche di primavera. Marco Agnoletti, nello staff di Renzi già durante le primarie che sbaragliarono l’intera classe politica ex Ds e lo portarono a Palazzo Vecchio, dai prossimi giorni si trasferirà a Roma come nuovo portavoce del segretario del Pd. Un «cambio di voce», quello di Renzi, per provare a recuperare l’energia comunicativa delle origini. Mentre Nardella, che ha condiviso il senso dell’operazione, dovrà adesso trovarsi un nuovo portavoce, che lo supporti nella difficile gestione della fase finale del mandato da sindaco e dei cantieri della tramvia: un traguardo da tagliare senza ulteriori ritardi, perché dopo tutti i disagi patiti per il traffico dei cantieri, altri passi falsi potrebbero condizionare il risultato del centrosinistra alle amministrative del 2019.
Ma torniamo al fronte romano. Dalla sconfitta al referendum, tra l’addio a Palazzo Chigi e altri incidenti di percorso, l’immagine e l’appeal politico del leader del Pd hanno subito una parabola discendente. «Devo tornare a fare il rottamatore», ha ripetuto come un mantra negli ultimi tempi, architettando un ritorno alle origini. Quando Renzi diventò premier, Agnoletti rimase a Palazzo Vecchio per curare la comunicazione di Dario Nardella. A Palazzo Chigi arrivò Filippo Sensi, oggi spin doctor di Paolo Gentiloni, impegno che non gli ha permesso di continuare a seguire anche Renzi. Così, dopo la performance comunicativa del deputato Pd Michele Anzaldi per la campagna delle primarie di aprile, che non ha soddisfatto Renzi, il leader del Pd ha deciso di (re)ingaggiare Agnoletti. Quest’ultimo, detto «Astice» per le sue movenze dinoccolate, non parla quattro lingue e non conosce la politica internazionale come Sensi, ma è un abile selezionatore di ospiti peri palinsesti televisivi. Agnoletti, fiorentino centrico, durerà non poca fatica a lasciare la città del Giglio. Ad un assessore, al quale ha confidato la sua scelta, non ha nascosto dubbi e preoccupazioni: «È stata una decisione su cui ho riflettuto a lungo: le difficoltà di Matteo e del Pd sono evidenti, però continuo a pensare che nonostante tutto Matteo sia l’unica personalità in grado di vincere. Proverò a dare il mio modesto contributo con il mio stile, d’altronde Matteo mi conosce bene e sa come lavoro». Ma la frase più curiosa l’ha detta la sua più cara amica: «Beh, stavolta certo non potranno accusarlo di voler salire sul carro del vincitore». A sfavore di Agnoletti gioca però la sua fede calcistica bianconera, aspetto non proprio favorevole per un renziano doc.
Fronte Firenze Nardella dovrà trovare uno spin doctor nuovo per gestire l’ultima fase del suo mandato