Sollicciano, appello per i ventilatori
Temperature soffocanti nel carcere. Il cappellano: basta qualche apparecchio, lo chiedo al ministro
Caldo torrido a Sollicciano. Trentacinque gradi nelle celle. Non ci sono ventilatori, tanto meno l’aria condizionata. Nessuna areazione. Per alleggerire la situazione, la direzione del carcere ha predisposto l’apertura delle celle fino alle 18,30. Ma anche i passeggi, dove i reclusi passano il tempo, sono esposti al calore. Una media di trenta gradi. Le condizioni migliorano durante la notte, quando le temperature scendono. Ma il problema è l’architettura del carcere, fatta di cemento armato, che trattiene e amplifica il calore. Un problema antico, che si ripete come un’emergenza anno dopo anno, ogni volta che arriva l’estate. Un vero incubo, per le centinaia di detenuti di Sollicciano.
Eppure, dicono le associazioni che vivono il carcere, basterebbe poco per alleviare il caldo insopportabile. La proposta arriva dal cappellano del carcere, don Vincenzo Russo, che si appella alle istituzioni locali e all’amministrazione penitenziaria per l’acquisto dei ventilatori. «Vivere a Sollicciano a 35 gradi è una tortura. Faccio appello alle istituzioni affinché, dalle loro fresche stanze, possano immedesimarsi in chi vive queste condizioni. Chiediamo un impegno concreto per comprare qualche ventilatore, almeno quello. Facciamo appello direttamente al ministro della giustizia Orlando».
Parole condivise anche da Eleuterio Grieco, coordinatore provinciale per la Uil degli agenti penitenziari. «I ventilatori costano poco. Non potranno essere messi all’interno delle celle visto che c’è un voltaggio più basso, ma potranno essere sistemati nei passeggi, dove i reclusi passano parte della giornata. Sarebbe un piccolo sforzo economico per allietare temperature che toccano i 40 gradi». Il problema del caldo a Sollicciano è riconosciuto anche dal provveditore dell’amministrazione penitenziaria regionale Giuseppe Martone: «È vero, a Sollicciano fa caldo, complice l’architettura assurda con cui è stato progettato il carcere. Ma i ventilatori non sono la soluzione giusta. Anzitutto perché rischierebbero di mandare in tilt il sistema elettrico e poi perché la superficie dei passeggi è troppo grande».
E così il caldo resta. Con buona pace dei detenuti. Difficile persino dormire. «Tanti reclusi raccontano di svegliarsi in un bagno di sudore» dice Don Russo, che aggiunge: «Va bene che hanno sbagliato, ma così la rieducazione è impossibile».
Sarebbe un piccolo sforzo economico, ma molto importante per migliorare le condizioni dei detenuti